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Chase

Esco dalla doccia, avvicinandomi allo specchio, afferrando l'asciugamano sul lavandino e lo avvolgo intorno al bacino. Mi appoggio poi al piano del lavandino e alzo lo sguardo sulla mia immagine.

Osservo con indifferenza il mio viso, guardando attentamente i miei lineamenti e i miei occhi. Occhi inespressivi, seri, che mi guardano come sempre quando mi metto difronte allo specchio.
Guardo il ragazzo difronte a me, guardo il suo viso che ho visto cambiare negli anni.
Sempre gli stessi occhi, sempre la stessa espressione, sempre io.

Dovrei odiarlo?
Perché odiare chi sono? Chi mi piace essere?

"Sei una persona orribile"

"Potresti essere migliore di così."

"Sei malato."

Dovrei dire a me stesso una di queste frasi mentre guardo il mio riflesso?
No, non lo farò, queste cazzate le lascio a chi per sentirsi bene deve auto-distruggersi.

Non ho bisogno di dire niente a me stesso, non ne ho mai avuto. Non mi lamento della mia persona e non penso ci sia qualcosa da cambiare in me.

Lascio gli altri giudicarmi per come gli viene più facile, lascio a chi mi sta intorno dire quelle frasi, lascio loro dire ciò che vogliono di me. Niente di tutto ciò comunque mi tocca.

Non sono il classico ragazzo, lo so da me, non sono la classica persona il quale nasconde il suo vero carattere dietro una corazza.
Sono un pezzo di merda.
Sono quell'infame che non si fa problemi a fare del male agli altri.
Sono quella persona che gode nelle piccole e semplici cose.
Cose che portano dolore agli altri.

Quindi no, non odierò chi sono sempre stato.
I sensi di colpa li lascio a quelli come Isaac.
Il cuore tenero a quelli come Travis.
Il nascondersi dietro ad una facciata, a quelli come Blake.
Io sono fatto così e non mi vergogno di me stesso.

Prendo lo spazzolino, mettendo sopra le setole il dentifricio e inizio a lavare i denti, continuando ad osservare la mia figura.

Sposto lo sguardo dallo specchio quando il mio telefono inizia a vibrare interrottamente, staccando di conseguenza la musica.
Guardo da chi mi arriva la chiamata, leggendo il nome di Hyden, uno dei miei amici.
Alzo automaticamente gli occhi al cielo, leggendo il suo nome e accetto la chiamata mettendo il viva voce.

Sputo il dentifricio, «spero sia interessante la tua chiamata.» dico, senza lasciargli il tempo di parlare.

«Cazzo amico, altroché se è interessante, devi assolutamente saperlo!» risponde tra le risate, facendomi spuntare una smorfia per quanto sia fastidiosa la sua risata.

«Sei caduto di culo andando in skate? Che divertente.» rispondo seccato, sciacquandomi la bocca.

«Come cazzo lo sai? Te l'ha detto Damien?!» esclama sorpreso, «oi coglione dovevo dirglielo io dopo!» urla, possibilmente contro l'altro.

Guardo annoiato il telefono e stacco la chiamata, non ho tempo da perdere per ascoltare lui e le sue cazzate. È già tanto che lo sopporto quando siamo insieme.

Chiudo l'acqua uscendo dal bagno e andando in camera, avvicinandomi al comò e prendendo un paio di boxer.
Levo la tovaglia, lasciandola cadere a terra e indosso i boxer spostandomi poi verso l'armadio.
Prendo un paio di pantaloni neri e una maglia del medesimo colore. Li indosso tornando nuovamente in bagno.

La luce fuori dal tunnel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora