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In casa tutto sembra tranquillo, i miei fratelli sono al piano di sopra, lo riconosco dal contrasto della musica che viene dalle loro casse, Peter, invece, è seduto sulla sua poltrona con una birra in mano.

Il suo sguardo incontra il mio, nel momento esatto in cui chiudo la porta alle mie spalle, si puntano verso di me, silenziosi. Mi avvicino un po' verso di lui, mantenendo la calma, che non ho, e lo saluto.

«Ciao.» mormoro piano, guardando attentamente il suo stato emotivo e il linguaggio del suo corpo.

La birra è stretta nella sua mano, il suo sguardo è visibilmente corrucciato e i suoi occhi scorrono su di me, come se stesse cercando qualcosa fuori posto. Per fortuna non può sentire il mio cuore agitato, lo sono comunque, anche se io e la mia amica gli abbiamo raccontato una bugia, aiutate dalla madre, so per certo che lui sia comunque sospetto.

Per fortuna Chase non c'era alla festa, quindi non corro il rischio che gli abbia detto qualcosa. Non posso dire lo stesso di Isaac, so che era presente, l'ho visto di sfuggita in cucina, per il resto però, non ho avuto alcun contatto con lui. Quindi non posso neanche sapere se mi abbia voltato le spalle un'altra volta.

Osservo l'uomo difronte a me, ancora silenzioso, con gli occhi attenti su di me. Non accenna a dire nulla, con gli occhi cerca, cerca qualsiasi cosa possa dargli motivo per arrabbiarsi con me. Più di quanto già non sembra.

Anche se dovesse essere nervoso per via del lavoro o per qualche altra cosa, la colpa sarà sempre addossata su di me, non c'è alcuna scusa ne giustificazione.
Neanche il fatto che beva talmente tanto da non riuscire più a ragionare lucidamente.

Anche a un metro da lui posso sentire la puzza di birra che il suo corpo emana e le quattro bottiglie vuote sul tavolino, mi danno la conferma che sia ubriaco ora.

«Che hai fatto esattamente a casa della tua amica?» chiede, spostando gli occhi sui miei.

«Abbiamo guardato dei film insieme alla madre e siamo andate a prendere qualcosa da bere da Molly.» mantengo la versione che mi sono ripetuta a mente per tutto il tempo, da quando ho realizzato che dovessi ritornare a casa.

Non è una bugia infondo, è quello che abbiamo veramente fatto, a parte la festa.

«Non mentirmi, sei andata a quella festa Isabell?» domanda stizzito, alzandosi in piedi.

«No, non sono andata alla festa, ho semplicemente passato la serata con la famiglia Dixon. Tutto qui.» lo guardo tranquilla.

Non faccio alcun gesto sbagliato, non stringo la borsa, non deglutisco, ne distolgo lo sguardo da lui, è quello che si aspetta che io faccia.

«Sei una bugiarda, sei sempre stata una bugiarda.» serra la mascella, avanzando verso di me.

«Ti ho mentito in passato è vero, ma non questa volta, sono stata a casa di Kenzie e basta.» ammetto tranquillamente, ricordando che fino ad un anno fa, l'unica che sapeva cosa stessi combinando era la mamma.

Lei riusciva sempre a capire quando scappavo dalla mia stanza per raggiungere Mackenzie e le nostre "amiche", mi mandava sempre un messaggio dicendomi che Peter fosse furioso, ma che ci avrebbe pensato lei a intenerirlo.
Ci riusciva sempre, le bastava accarezzare la sua guancia o fargli gli occhi dolci, che lui perdeva subito l'interesse a rimproverare me o i miei fratelli.

Si ferma davanti a me, torreggiando sulla mia altezza e mi guarda negli occhi, «se vengo a scoprire che mi hai mentito, sarà peggio per te.» il suo tono non è d'avvertimento, ma da minaccia, senza alcun dubbio su quello che mi farà se venisse a sapere della mia presenza a quella festa, «Ora fila in camera, non voglio vederti per il resto del fine settimana.» aggiunge, facendo un cenno verso le scale.

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