-Celestia..vuole radere ogni nazione al suolo?- mormorò Zhongli, fissando sconvolto lo spettro di Nadja, la Tsaritsa.
Erano anni, anzi, secoli, che non si sentiva effettivamente fragile. Aveva fondato una città, portato un intero popolo in salvo, protetto i suoi abitanti. Aveva letteralmente plasmato delle montagne e sigillato dei mostri nei fondali dell'oceano.
Ma adesso, mentre Nadja lo guardava con gli occhi colmi di terrore, si sentiva completamente impotente. Che cosa poteva fare, se era Celestia a prenderli di mira?
Quei giorni di 500 anni prima, a Khaenriar, gli ricordavano fin troppo bene la potenza degli dei superiori a lui.
Contrariamente agli umani, che vedevano negli Archon la massima espressione di forza, Zhongli era consapevole di non essere in cima alla piramide gerarchica di quel mondo.
Non aveva avuto dei genitori, ma soltanto dei fratelli, quando si era risvegliato sul suolo di Teyvat per la prima volta, seimila anni prima. Era stato creato dagli dei di Celestia, ma nessuno di loro si era effettivamente preso cura di lui, abbandonandolo in un mondo ancora privo di ordine e forma.
Prima che Venti e Nadja comparissero al suo fianco, per lui non c'erano stati altro che scontri. Gli dei come lui erano dappertutto, ognuno con uno specifico potere. Ognuno di essi aveva voluto strappare un pezzo di terra all'altro, non curandosi di far soffrire gli umani o le altre creature che dimoravano in quei luoghi.
Zhongli, in cuor suo, aveva sempre trovato l'atteggiamento dei suoi simili piuttosto ingiusto. Al tempo non era stato in grado di dare un nome al sentimento di pietà che lo invadeva spesso, quasi ogni giorno, di fronte alle atrocità compiute dagli altri dei.
Eppure, era sempre riuscito facilmente a distinguere le fitte al cuore che lo avevano pervaso di fronte alla guerra, alle vittime innocenti, al sangue e al modo in cui aveva sempre dovuto difendersi con la forza.
Che cosa ne sarebbe stato di lui, se Guizhong non gli avesse mai insegnato come essere un buon Archon? Si sarebbe fatto schiacciare come un insetto, lasciando che gli altri dei continuassero a tormentare gli umani?
E ancora, cosa ne sarebbe stato di Teyvat in generale, se non ci fossero stati altri dei magnanimi come lui, fondatori dell'equilibrio basato sulle Sette Nazioni?
Zhongli non poteva perdere Liyue, non dopo tutto ciò che aveva passato. Non dopo averla costruita come ancora di salvezza dai suoi crudeli fratelli.
E soprattutto, non poteva vederla sbriciolata dagli stessi Dei che non gli avevano mai spiegato perché fosse nato, né lo avevano guidato in un effettivo percorso.
Non poteva permettergli che Celestia distruggesse il suo regno, proprio come aveva fatto con la sfortunata Khaenriar.
Liyue non era soltanto la sua casa: era il gioiello che aveva plasmato con le sue stesse mani, il suo cuore e la sua anima.
Allo stesso modo, Venti teneva a Monstadt e Nadja a Snezhnaya. Di ciò, Zhongli ne era certo.
Non c'era da sorprendersi se Nadja, in quel momento, sembrasse completamente disperata. I suoi gesti apparentemente folli ora assumevano un senso. Quello che però non era giusto era che si fosse sobbarcata di un peso simile completamente da sola.
-Sei sicura che quelle visioni che hai ricevuto a Khaenriar fossero vere?- domandò Zhongli, cercando di aggrapparsi a quella fragile speranza.
Forse, la mente di Nadja era stata semplicemente corrotta dalla materia oscura di Khaenriar. Forse, le visioni a cui aveva assistito non erano altro che allucinazioni. Sarebbe stato meglio crederlo, su quello non c'erano dubbi.
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Noctilucous Jade (GENSHIN IMPACT - Childe x Zhongli )
ФанфикDopo l'attacco a Liyue, è arrivato per Childe il momento di andarsene e tornare a Snezhnaya, probabilmente per sempre. Le persone che lascia nel regno del Geo sono però ormai entrate nel suo cuore, durante i tre mesi e mezzo che ha trascorso nella c...