15🌼 La telefonata

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Qualche anno prima...

«Carol vado in bagno» mi avvicinai al suo orecchio per non gridare troppo, la vescica piena non mi faceva nemmeno ballare tranquilla.
«Vengo con te» scossi la testa energicamente, perché l'ultima cosa che avrei voluto fare era allontanarla da quel figo con cui stava "ballando".
Era la nostra discoteca quella, quindi ad ogni angolo c'era un nostro conoscente o amico di mio fratello, non avevamo timore di camminare mezze ubriache perché c'era sempre qualcuno di fidato.
Appena uscì dal bagno, una figura imponente, mi fece tremare leggermente, e forse, rettificare la mia sicurezza.
Quel momento durò solo un attimo però, visto che il ragazzo davanti a me era Trevor.
«Mi hai spaventata» misi una mano sul cuore per cercare di calmare i miei battiti, mentre lui con volto serio si avvicinava lentamente a me.
«Al posto mio sarebbe potuto esserci un malintenzionato» annuì perché sapevo che aveva ragione, lo sapevo benissimo.
«Non volevo farti spaventare» sussurrò avvicinandosi ancora di più con la voce impastata dall'alcool e poggiò la sua mano sulla mia, sul mio petto. Non ero completamente sobria, ma nemmeno brilla come lui, quindi sussultai a quel contatto.
A quell'ora sarebbe dovuto essere come al solito appiccicato a qualche ragazza con il culo mezzo scoperto, non lì, non con me.
«Non preoccuparti» fu l'unica cosa che riuscì a dire, ma non riuscivo a smuovermi da lì. Non riuscivo a evitare di guardare i suoi occhi così dannatamente attraenti.
Lui non parlava, non diceva nulla mentre poggiava la sua fronte sulla mia come se fosse la cosa più normale del mondo.
«Oh mia piccola Scarlett, come devo fare con te?» Tremai a quelle parole mentre con l'altra mano libera accarezzava il mio collo scoperto facendo su e giù con il pollice. Sentì alcuni brividi nascere sul mio corpo e per la prima volta nella mia vita non trovavo parole, nemmeno una. Poi accadde tutto così dannatamente all'improvviso, e in modo lento, che non riuscì a fermarlo, non che volessi farlo. Le sue labbra calde sfiorarono le mie, piano. Sapevo che era ubriaco e avrei dovuto fermarlo, ma io non c'è la facevo, non volevo.
Con la mano che aveva messo sulla mia mi afferrò il fianco e mi attirò più vicino a lui con uno scatto, mi guardava, ed era come se volesse un assenso da me per quello che avrebbe fatto, per questo gli tolsi ogni dubbio appoggiando ancora una volta le mie labbra sulle sue che non ci misero molto ad accogliermi, le nostre lingua si rincorsero, e lì, quella sera, in discoteca, io diedi il mio primo bacio.

Peccato che poi lui se ne sia dimenticato il giorno dopo.

Presente...

Appena Trevor ordina al cameriere le stesse cose che abbiamo mangiato al party, insieme nella stanza dell'hotel, ho sinceramente un colpo al cuore.
Certo, non sono cose insolite da mangiare, ma la sua faccia mi conferma che lui sa qualcosa. Lui sapeva che ero io quella donna, probabilmente lo ha capito fin dall'inizio.

Appena sto per ribattere, per avere delle spiegazioni su tutto, il mio cellulare squilla e lo prendo dalla mia borsa, numero sconosciuto.

Nonostante io sia più tentata di parlare con Trevor accetto la chiamata, sono quasi le undici di sera e non capisco proprio chi mi possa chiamare a quest'ora.

"Pronto?"
"Scarlett"

Una parola, il mio nome, e non ho capito più nulla. Volevo sparire, mi sentivo le gambe cedere nonostante erano ben salde sulla sedia.
Un brivido inaspettato percorre la mia schiena facendomi scuotere.

«Scarlett stai bene?» Chiede Trevor e annuisco con la poca forza che ho nel corpo.
"Adesso so dove ti nascondi" la voce continua a parlare mentre io non ci riesco, ma devo, per forza.
«Scusate esco un attimo» non lo dico a nessuno di preciso perché non guardo nessuno, non voglio guardare nessuno, non riuscirei a reggere i loro sguardi.

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