Il divano intorno a me sembrava che man mano stesse sprofondando, e quasi ringraziai il cielo per non essere andata io stessa a prendere il cellulare, probabilmente dall'emozione inaspettata di quella chiamata avrei anche potuto avere un mancamento! Guardo Trevor titubante per quella telefonata tanto quanto me, ma sicuramente più lucido visto che ad un tratto avvicina il telefono ancora di più al mio viso, come a volermi dare una scossa per decidermi a fare qualcosa.
Lo afferro con le mani quasi sudate e senza preoccuparmi di avere quattro occhi chiari puntati che assisteranno a questa telefonata con mio padre dopo mesi, rispondo. Avrei anche potuto rifiutare, ma se Brian Moore si scompone per telefonarmi, io sono sinceramente curiosa di sapere il perché. Quando premo sulla cornetta verde cala un silenzio assurdo che quasi mi fa tremare le mani, sento la sua potente aura autoritaria anche tramite uno stupido telefono e a chilometri di distanza, non so proprio come faccia.
«Scarlett» è lui il primo a parlare e il suo tono deciso e fermo mi fa mettere sull'attenti portandomi a drizzare immediatamente la schiena, come se avessi preso la scossa nell'udire la sua voce.
Non so davvero cosa vorrà da me dopo tutto questo tempo, ora che io e lui non siamo più niente.
«Sì?» Avrei potuto rispondere in altri mille modi, alcuni anche poco carini, ma quello è il primo che mi è venuto in mente, un flebile sì di merda. Brava Scarlett!
«Ascoltami bene, a giorni ti arriverà l'invito all'evento di beneficenza di cui avrai sicuramente sentito parlare» guardo in automatico Trevor che ovviamente sta sentendo tutto, questi cellulari oramai non ti danno un briciolo di privacy, non c'è più bisogno del viva voce, si sente già tutto. Lo guardo perché ho saputo da lui di questo evento, non di certo perché volevo tenere nascosta questa conversazione a lui, anzi, gliel'avrei riportata sicuramente più tardi. Quello che volevo in realtà era solo pensare ad altro nel tempo in cui aspettavo che mio padre continuasse la frase, perché si, sapevo benissimo dal modo in cui aveva terminato l'ultima parola che volesse aggiungere altro senza che io chiedessi niente.
Ma comunque non lo avrei fatto a prescindere, in questo momento mi sento come da piccola quando credevo di avere tutti i problemi del mondo tra sudorazione, incertezze e chi più ne ha più ne metta. Oltre che da Trevor avevo sentito altri colleghi parlare di questo evento, ovviamente riguarda tutti noi che siamo in questo mondo, ma sinceramente non mi aspettavo nessun invito visto che solitamente ne mandavano uno unico per me e per mio padre.
Le cose che mi fanno pensare e girare il pallino che ho nel mio cervello erano solo due "come diavolo faceva a sapere che sarebbe arrivato anche a me questo invito? E soprattutto, qual era la sua richiesta?"
La risposta alle mie domande non si fece attendere «ma sappi che io presenzierò» non lo so in queste ultime parole qual era il suo umore, non sembrava arrogante, ma nemmeno troppo dolce, quello probabilmente non lo è mai stato. Per questo con uno scatto mi alzo dal divano con l'intenzione di riacquistare sicurezza nel mio tono, e padronanza del mio corpo.
«Perfetto, allora io non ci sarò» chiudo la telefonata quasi con foga, mi sento così arrabbiata che potrei spaccare qualsiasi cosa, come magari quel porta candela bianco tanto carino posto sul mobile della sala, oppure semplicemente potrei fare in mille pezzi il cuscino comodissimo che è proprio sul divano dietro di me. Riempirei sicuramente la casa piena di piume e sicuramente Michelle per quanto è buona nemmeno mi direbbe nulla, se n'è stata sulla poltroncina per tutto il tempo con gli occhi fissi sul suo cellulare, come se quello fosse il suo modo di darmi la privacy di quel momento, e l'ho apprezzata tanto, però davvero spaccherei qualsiasi cosa, solo per colpa di mio padre.
«Bene mamma, credo che sia arrivata l'ora per noi di andare, ho qualcosa da sistemare prima di domani, sai la mia segretaria è una schiappa e mi lascia anche del lavoro da fare» un sorriso spontaneo dettato dalle sue parole senza accorgermene lascia andare via quelle probabili rughette che mi si erano formate sul viso, tipiche di quando sono in tensione. Adoro Trevor e il modo di gestire ogni situazione, sa sempre cosa dire, e anche stavolta è riuscito a non farmi sentire in imbarazzo soprattutto a calmare i miei pensieri. Che poi ovviamente le sue erano tutte bugie però, perché ogni sera prima di tornare a casa mi premuro di lasciare ogni documento compilato e in perfetto stato pronto per il giorno dopo. Ma questo non lo dico, non dopo aver visto Michelle ridere di gusto alla battuta del figlio. Lei è davvero una donna speciale, l'ho sempre saputo, oggi ne ho avuto la riconferma.
«Basta ringraziarmi Scarlett, quando vuoi sono qui e mi raccomando quando arrivate a casa ricordati di farmelo sapere, non fare come il tuo solito» con uno sguardo minaccioso guarda Trevor, segno che spesso si sia dimenticato di avvisare, certo, non abitiamo molto distanti, ma si sa, la mamma è sempre la mamma.
«Nel caso lui si dimentica chiedo a te Scarlett, visto che oramai vivete insieme» Trevor tossisce in modo pateticamente finto e io sorrido, le abbiamo già detto che non è così, e lo sa bene, ma a quanto pare le piace sempre insinuare cose per farci parlare, tipico suo, anche questo lato di lei non è cambiato a quanto pare.
«Sarà fatto» l'abbraccio e poi andiamo via.Il tragitto in auto fino a casa è stato abbastanza silenzioso, una leggera melodia ci ha accompagnato tenendoci compagnia. Alla fine sappiamo già tutto, e cioè che mio padre è uno stronzo arrogante.
«Credi quindi che te lo abbia detto per non fare andare te?» Trevor ed io fermi davanti casa sua, in auto, cerchiamo di analizzare i miei pensieri.
«Tu cosa dici? Sa bene che non voglio vederlo» alzo sicura le spalle quasi arrendendomi a quella verità che mi perseguita da fin troppo tempo e mi appoggio allo schienale dell'auto che ho ammaccato accidentalmente, e che Trevor non mi ha ancora perdonata.
«E quindi tu, Scarlett Moore, non parteciperai mai a nessun evento visto che ci sarà lui praticamente sempre? Gliela dai vinta così?» Nei suoi occhi la leggo la sfida che mi sta facendo, peccato però che io avessi già preso la mia decisione ancora prima di chiudergli in faccia quella chiamata, e sicuramente non era quella che avevo detto. Per quanto io non vorrei vederlo, provo un terribile fastidio per chi velatamente e non, mi dice cosa fare.«Sai benissimo che non è così» il sorriso soddisfatto sul suo viso la dice lunga, quello strato leggero di barba a contornarglielo poi lo rende terribilmente sexy.
«Lo so, ma volevo solo sentirtelo dire» annuisco e con un gesto spontaneo poggio la mia mano sinistra sulla sua coscia ricoperta dal tessuto grigio della tuta che per tutto il giorno ho cercato di evitare di guardare in determinati punti, per non essere troppo... Beh si, troppo!Il mio intento con quel gesto era solo ringraziarlo per la giornata bellissima passata insieme, per aver condiviso un momento suo e di sua mamma con me, per avermi asciugato le lacrime quando al limite il ricordo di mia madre in quella stanza era troppo forte, quando mi ha tolto dal disagio di dover giustificare la mia chiamata, e per ora, che con i suoi modi apparentemente da ragazzino sbruffone non vuole altro che spronarmi a non limitarmi mai, per nessuno. Volevo solo ringraziarlo, peccato però che appena stringe le mie dita tra le sue e i nostri occhi si incrociano, le nostre bocche si scontrano come calamite affamate. Si attaccano con quel desiderio puro e si staccano allo stesso tempo come se fosse la cosa più sbagliata al mondo.
Ma desiderare una persona non è mai sbagliato, ovviamente se quest'ultima è una persona libera, e Trevor per quanto sia un libro aperto per me, su questo aspetto vedo solo pagine vuote.
«Trevor forse è meglio che-»
«È meglio per chi Scarlett?» I suoi occhi ardenti di desiderio li ho visti mentre mi baciava la prima e la seconda volta, sono gli stessi di adesso, le sue labbra rosse per la foga con cui ci siamo baciati mi fa solo fremere di più anziché intimarmi a calmare i miei istinti.
«Per tutti» sentenzio titubante mentre il suo viso è ancora troppo vicino al mio. Sento il suo respiro rallentare piano piano mentre lentamente sfila la sua mano tra i miei capelli e quasi mi sento male per essermi privata di quel momento, molto male.------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Spazio Autrice 🌼Ed eccomi qui con un altro aggiornamento! Spero davvero di farmi perdonare per la mia assenza e colgo l'occasione di ringraziare di cuore chi c'è ancora. Anche quelle personcine che leggono in silenzio, sappiate che mi fate felice.❤️
Cosa ne pensate di questo capitolo? Vi aspettavate questo contatto improvviso tra i due?
E della chiamata di suo padre vi siete fatti la stessa idea di Scarlett? Fatemi sapere se vi va, ci rileggiamo prestissimo con un altro capitolo!
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𝑪𝒉𝒊𝒍𝒍𝒔
ChickLitScarlett è una giovane segretaria che di punto in bianco abbandona la sua città per lasciarsi i problemi alle spalle, o almeno così crede. A Manhattan, oltre suo fratello, rincontrerà un vecchio amico. L'ormai non più ragazzino Trevor, che altro no...