38🌼Domenica

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Sono sempre stata quella emotiva in famiglia, per carità, Logan non è così duro in confronto, ma io lo sono stata sempre quel pizzico in più. All'apparenza quasi non si direbbe, alcuni uomini che lavorano con mio padre mi hanno definita addirittura "cuore di pietra". Ma questo sempre sul lavoro, perché solo lì riesco a chiudere il mio cuore e farlo diventare ermetico. Lo dicevano con quel ghigno quasi orgogliosi di avere una loro "mini" versione ogni qual volta mi sentivano consigliare mio padre sui casi importanti. Peccato però che il loro sorrisino soddisfatto lasciava posto a quell'altra emozione, meno piacevole, e cioè la gelosia e a tratti la paura. Perché sì, effettivamente io a loro assomigliavo ben poco, nonostante la loro bravura io ero e sono il clone di mio padre, e questo spaventa chi cerca di farsi un nome a Londra, per loro ero solo un ostacolo in più per poter diventare qualcuno. Peccato però che a me non interessava "rubare" clienti. A me bastava fornire il mio sapere ad altri.

O almeno è così che cerco di dirmi ultimamente.

Il mio essere emotiva però, ahimè, questa volta dovrò cercare di controllarlo. Quando Trevor mi ha detto della volontà di sua mamma, che in realtà è anche la mia, non ho saputo dimostrare la mia felicità. La sua mamma mi ricorda un po' la mia, vederla potrebbe farmi tornare vecchi ricordi a galla, e io non sono poi così sicura di potermi trattenere. Ricordo bene quando spesso io e mia mamma passavamo da lei per due chiacchiere, mi offriva sempre un gelato alla fragola, sapeva quanto amavo quel gusto e ogni volta ne teneva uno per me. Oppure quando chiedeva a me di come si comportava suo figlio con le ragazze, ricordo ancora l'imbarazzo, mi aveva preso per la sua sentinella, ma io non avrei mai potuto dire niente di più di quello che non veniva già a sapere da altri, e cioè che era un gran conquistatore di cuori, ma aveva l'incredibile abilità di spezzarli tutti, uno dopo l'altro.

Forse un po', ha spezzato anche il mio.

Nonostante tutto, sono contenta di rivederla, il mio cuore batte un po' di più quando Trevor con un sorriso tra "mi piace vederti in difficoltà" e "sono emozionato anche io" con il dito puntato sul campanello mi chiede se sono pronta. Così annuisco con un sorriso e lui subito preme il pulsante, nemmeno due secondi è la porta di casa si apre, come se lei fosse lì in attesa per noi.

«Scarlett come sei bella, come sei cresciuta, vieni qui» Michelle apre le sue braccia e io senza esitare mi ci tuffo respirando il suo profumo tanto familiare che avevo dimenticato con gli anni.
«Ciao Michelle mi fa tanto piacere rivederti, tu sei sempre bellissima» la guardo con ammirazione, è una donna stupenda nel suo caschetto biondo leggermente spento, quei due occhioni come il figlio e alcune rughette, quasi impercettibili, a farli da sfondo.

«Oh no, tu sei bellissima» ribatte prontamente lei e mentre sto per dire quanto lei con gli anni non sia cambiata per nulla, Trevor prende parola «siete due meraviglie entrambe, ora possiamo entrare mamma?» il sorrisetto di quest'ultima alle parole del figlio lo conosco bene, sta già insinuando cose.

Dopo aver pranzato ci siamo spostati nella sala per bere un caffè, io e Trevor l'abbiamo aiutata a sparecchiare, anche per ripagarla del fatto che lei ci ha fatto trovare tutto pronto, mi ha fatto mangiare tipo tutto e per la quantità di tre persone. Ci abbiamo messo un po' a convincerla a lasciarci la cucina, ma siamo stati bravi, l'abbiamo solo minacciata di non venire più. O meglio, la minaccia era più mia che di suo figlio. Loro due hanno un rapporto fantastico e forte, a quanto ho capito la domenica per loro è un giorno sacro perché è l'unico in cui si vedono e passano la giornata insieme. Ad un tratto ho pensato di essere un intrusa in quella loro giornata, ma loro non mi hanno mai fatta sentire così, perciò ho buttato via quell'idea immediatamente.

«Pentita di essere venuta?» Mi giro verso il mio amico che è seduto sul divano accanto a me nella sua tuta grigia troppo attillata che mi guarda con un sopracciglio alzato in modo curioso. Cerco di distarmi dai miei pensieri impuri e quasi stizzita rispondo alla sua domanda «Assolutamente no, perché dovrei?» Quando poso i miei occhi sul punto che mi indica scoppio a ridere.

«Quando il cibo è buono questo ne vale la pena» guardo il bottoncino sbottonato dei miei jeans e sorrido pensando che nonostante sia passato così tanto tempo lontani da loro, sento ancora quella sensazione di familiarità nel fare un gesto banale come questo, che ovviamente non avrei fatto ovunque e con chiunque.

«Al massimo ti aiuto a smaltire io» il suo sorriso malizioso viene interrotto dall'arrivo di sua mamma che ha tra le mani un vassoio. Quando lo poggia sul tavolino di fronte a noi la guardo e gli occhi lucidi che ho trattenuto nel vederla tornano a farmi visita. C'è il caffè e tre coppette di gelati, una di queste è di colore rosa, segno che è alla fragola.

Anche lei non ha dimenticato.

Senza pensarci mi alzo e l'abbraccio ancora una volta, ed è lì che entrambe ci lasciamo andare.
«Mi dispiace tanto per tua mamma, avrei voluto essere con te e starti vicina, volevo chiamarti, ma sembrava così inopportuno tediarti dopo anni di silenzio con una sola telefonata in quel momento di dolore» raccolgo una lacrima velocemente con la mia mano e i miei pensieri viaggiano a quei giorni di puro stordimento. Era accaduto tutto così velocemente che quel maledetto infarto c'è l'ha portata via dalle nostre vite improvvisamente e per sempre, lasciandoci sotto shock per la velocità. Anche se avrebbe fatto male anche con tempi diversi, di questo ne sono sicura. Quindi non lo so se una sua chiamata l'avrei trovata inopportuna, per quanto non me l'aspettassi, sicuramente l'avrei trovata confortante.

Ed è assurdo il modo in cui ci siamo comportati dopo il rapporto che c'era, e che a quanto pare c'è ancora. Ma io ho fatto lo stesso, non sono stata vicino a loro quando il padre di Trevor è morto. È così assurdo se ci penso oggi, avrei voluto esserci, e avrei voluto che ci fossero stati loro per me. Ma questo non lo dico, non ho nulla da rimproverare, la vita è così. Non mi sento in colpa, ma tornassi indietro io anche un solo messaggio lo avrei mandato.

«È stata dura, come credo lo sia stato per voi» guardo Trevor che abbassa la testa come a dare risposta affermativa alle mie parole «ma indietro non si può tornare, sono contenta però di avervi ritrovati» guardo sempre verso di lui che alza la testa e si alza in piedi per venirmi incontro«vieni qui» senza pensarci mi tira a se delicatamente e mi abbraccia forte. Affondo il mio naso sul suo petto e tiro un sospiro di sollievo, quasi sollevata. Avrei tanto voluto dirle a lui queste parole, ma non c'è né mai stata occasione. Far riemergere alcuni ricordi tristi non è sicuramente una cosa bella.

Il resto del tempo lo passiamo mangiando il gelato e guardando foto di Trevor da piccolo, in alcune ci siamo anche io e Logan, quest'ultimo con le cuffie sempre sul capo e io con la lingua sempre da fuori per una smorfia.
Ovviamente a mettere fine a quel momento di tranquillità ci pensa il mio cellulare, come al solito

«Te lo prendo io» annuisco a Trevor e quando me lo passa un cipiglio si forma sul suo volto, poi sul mio quando legge ad alta voce «Papà.» 

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Spazio Autrice 🌼

Oddio ragaaaaa, sono tornata dopo mesii! Giuro mi siete mancat* tantissimo, e spero sia reciproca la cosa! Scusate tanto per l'attesa, spero che questo capitolo vi piaccia e spero di ritrovarvi nei commenti. Giuro che tornerò a pubblicare frequentemente. 

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