Ero persa in un mondo tutto mio, guardavo quei fogli sparsi sulla mia scrivania e non riuscivo a capire nulla. Non capivo perché doveva essere così dannatamente difficile la mia vita in alcuni momenti, ma ahimè, la risposta ero io.
Io ero l'unica colpevole di tutto quello che mi capitava.
Carol me lo ripeteva sempre a Londra "datti una svegliata e riprenditi in mano la tua vita", ma io ho fatto l'opposto, ho chiuso gli occhi, mi sono girata e sono scappata. Però un comportamento come quello di qualche ora fa non l'ho mai avuto, ho sempre disprezzato chi faceva così con gli altri, ho odiato Trevor quando lo ha fatto con me e Austin, e ho odiato me per averlo fatto con quella povera ragazza.
Ultimamente perdo spesso anche le staffe, prima con Liam in discoteca per avermi messo una mano sui fianchi, poi con Judie perché mi guardava "troppo" secondo i miei gusti. In realtà ero infastidita da un bel po' dal suo modo di approcciarsi con me guardandomi come fossi un'aliena e ridendo di tanto in tanto come se fossi la Gioconda, ma i modi, ovviamente, sono stati orribili e me ne vergogno.
Poi sentire Isabel prendere la palla al balzo per venirmi contro, non so come mi sono trattenuta, quella ragazza ha qualche problema nei miei confronti e deve farselo passare in fretta perché io non amo litigare, ed è per questo che ho chiesto a Lena di far venire Judie nel mio ufficio.
Quando arriva davanti al mio studio il suo imbarazzo è quasi palpabile, ma io non sono da meno, so solo nasconderlo molto bene.
«Posso?» Mi chiede con voce flebile mentre io annuisco con un sorriso e le faccio segno di accomodarsi sulla sedia posta davanti alla mia scrivania. Noto come guarda l'arredamento del mio studio e vorrei davvero ridere, lo so, non è molto professionale.
«Ho sempre avuto questa mania di conciare di rosa il mio studio, mi rilassa» spiego a lei per smorzare un po' di tensione, e il sospiro tranquillo che le esce dalla bocca mi fa credere di esserci riuscita.
«Strano, ma bello» commenta lei e poi punta i suoi occhi su di me «Scarlett mi dispiace davvero tanto di averti guardata come una pazza e di aver riso spesso facendoti credere chissà cosa» lo dice tutto d'un fiato come se io l'avessi chiamata per quello, per sentirmi dare ancora delle scuse.
«No Judie, scusa tu. Per quanto tu potessi sembrare davvero una pazza» mi fermo mentre la vedo ridere e coprirsi la faccia imbarazzata «non meritavi quel trattamento, scusami tanto»
«Scuse accettate, spero anche le mie» mi guarda con tenerezza e non posso fare altro che annuire felice di aver risolto.**
La mia testa iniziava a pulsare come se al posto del cervello ci fosse il cuore, i miei colleghi piano piano andavano via ed io dovevo far firmare un documento a Trevor, così armata di tanta pazienza busso al suo studio.
«Avanti» appena sento la sua risposta entro nello studio e lo trovo intento a mettersi la sua giacca, deve essere tardi se anche lui sta andando via così guardo l'orologio e sì, è ora di chiusura.Ultimamente non passiamo molto tempo insieme io e lui da soli, non c'è né mai l'occasione, oltre a questi momenti fugaci.
«Trevor potresti firmarmi questo documento, se non è un problema?» Sventolo il foglio e mi fa cenno di avvicinarmi, cosi poggio il foglio sulla scrivania e senza leggere nemmeno prende la penna posta sul ripiano della scrivania e firma.
«Da quando non leggi i documenti che firmi?» Chiedo stranita con un cipiglio riprendendomi il foglio.
«Da quando ci sei tu» risponde di getto come se fosse la cosa più ovvia del mondo
«Sono lusingata per la tua fiducia, ma da tua segreteria, e amica, ti consiglio di non farlo mai più, perché potrei farti formare qualunque cosa che non vorresti
«Ti ripeto, mi fido e so che fai bene il tuo lavoro» mi guarda aspettando una mia risposa che non tarda ad arrivare
«Pensi che io faccia bene il mio lavoro, ma ieri quando ero a prendere il caffe, nella mia pausa, hai fatto il capo stronzo» ebbene sì, non potevo non dire ciò che pensavo
«Non è detto che io l'abbia fatto con te, lo stronzo»
Resto interdetta per un attimo e quando sto per ribattere che è con me che fa la persona "strana" da giorni, continua a parlare lui «hai bisogno di un passaggio? È tardi» fingo di pensarci picchiettandomi l'indice sulla guancia «muovi il culo e va a prendere le tue cose, ti aspetto alla macchina» sorrido divertita e faccio come mi dice mentre lui si avvia verso l'auto.Sono una scrocca passaggi.
Nello studio ci sono poche persone ancora, sembra così deserto da farmi venire un po' d'angoscia. Così senza indugiare ulteriormente entro in ascensore. In quel preciso istante il mio cellulare prende a suonare, è Austin. Nonostante io sappia bene che nell'ascensore non si sentirebbe nulla, accetto la chiamata, con inutili risultati, visto che lo sento a tratti non capendo nulla.
A metà strada provo a richiamarlo, ma senza nessun risultato, non risponde.
«Chi chiami?» Chiede Trevor guardandomi con la coda dell'occhio per un attimo, per poi rivolgerlo alla strada davanti a sè
«Austin, ha provato a chiamarmi prima ma non prendeva, ora non risponde» scrollo lo spalle non capendo il motivo della sua chiamata e ripongo il cellulare nella borsa.«Vedo che state molto insieme voi due, ti porta il caffè, fate pausa-mima con le virgolette- insieme, ti regala abbracci...»
«Geloso Miller?» La mia voce si fa maliziosa mentre lui fa un sorriso sarcastico
«Dovrei?» L'auto si ferma davanti casa di Logan e lui si gira per guardarmi negli occhi.
«Siamo amici, non dovresti» vorrei dirlo anche a me stessa, visto che quando in discoteca l'ho visto andare via con quella donna non sono stata molto "tranquilla".
«Mmh giusto»
«Non è una risposta Trev» alzo gli occhi al cielo odio terribilmente quando non mi vengono date risposte adeguate.
«No, non sono geloso piccola Scarlett, è il tuo capo a parlare in quei momenti» sorrido per ciò che ha detto, ma credo davvero a ciò che dice, la sua non è gelosia, è stronzaggine da capo, così dopo aver risposto con un "perfetto" apro lo sportello, ma quando sto per uscire lui mi tiene la mano «spera che io non ti dica mai di sì» il suono di quelle parole le sento, ma vengono macchiate da un rumore assordante, in un attimo il mio corpo fa un balzo in avanti e Trevor mi guarda preoccupato
«Stai bene?» Guarda prima me e poi si guarda allarmato intorno, io mi volto e l'unica cosa che vedo è il lato del mio sportello staccato via, un auto ad una velocità assurda lo ha preso in pieno allontanandolo di qualche metro da noi.La consapevolezza che questo possa essere stato un incidente mirato per me, si fa sempre più spazio tra i miei pensieri.
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Spazio Autrice 🌼Eccoci qui con un altro capitolo, spero vi faccia piacere ricevere notifiche dei miei aggiornamenti in ogni momento della giornata ❤️
E soprattutto, spero che la storia vi stia piacendo, è la cosa che mi interessa più di tutte visto che faccio tutto di testa mia senza il consiglio o aiuto revisione di nessuno. 🤙
In questo capitolo abbiamo visto una Scarlett ancora pentita per il suo comportamento, posso dire che io mi ci rivedo molto in lei, chiedo scuse mille volte, spesso anche quando non dovrei..
Il capitolo termina con un avvenimento un po' brutto, anzi, bruttissimo. Cosa pensate che sia accaduto realmente?
Commentate e se volete lasciate una ⭐
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𝑪𝒉𝒊𝒍𝒍𝒔
ChickLitScarlett è una giovane segretaria che di punto in bianco abbandona la sua città per lasciarsi i problemi alle spalle, o almeno così crede. A Manhattan, oltre suo fratello, rincontrerà un vecchio amico. L'ormai non più ragazzino Trevor, che altro no...