42🌼Piacevole agonia

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Quando ho visto quella ragazza precipitarsi da Trevor ammetto di aver provato una certa sensazione che non provavo da molto. L'avevo notata mentre lo fissava già prima, solo che lui guardava me e non se n'è nemmeno accorto. Probabilmente è stato proprio questo a darmi fastidio, il fatto che lei nonostante abbia visto che era al nostro tavolo, con altre donne che avrebbero potuto benissimo essere la sua fidanzata, ci ha provato lo stesso. Volevo metterla un po' al suo posto e farle capire che non si fanno queste carognate, ma quando ha accettato di sedersi al tavolo con noi ho capito che certe donne a volte la dignità la lasciano a casa. Ed è un peccato, delle bellissime ragazze che potrebbero avere chiunque, scelgono come preda quelli che "probabilmente" sono fidanzati. Che poi il proprio partner, nonostante le provocazioni, deve sapersi comportare è un altro paio di maniche.

«Comunque la prossima volta che non hai voglia di portarti a letto una donna non mettermi in mezzo come scusa» per quanto mi sia divertita a mettere su quella sceneggiata con lui non voglio essergli di peso, soprattutto se esistono i taxi e altri amici su cui far affidamento.
«Avresti preferito che fossi andato via con lei?» Nel frattempo lui chiude la macchina e ci incamminiamo verso il porticato. Si è messo così tanto profumo stasera che lo riconoscerei da migliaia di chilometri.

 Devo dire che anche senza lo riconoscerei.

 «Il problema sei tu Trevor, non io» con la coda dell'occhio noto che mi guarda accigliato senza capire «tu avresti preferito andare via con lei?»

Non che mi interessi, è un semplice pourparler.

«Se avessi voluto lo avrei fatto, non credi? E poi non mi hai risposto» nel frattempo ci raggiunge Morris scodinzolante più che mai per la felicità di vederci e Trevor lo accarezza senza però togliermi gli occhi di dosso.
«Sei libero di fare ciò che vuoi, ma non voglio che mi usi come scusa, sono andata via da casa di mio fratello per non trovarmi in queste situazioni e lo sai benissimo, quindi non voglio doverci ripassare e sentirmi di troppo» non voglio passare la mia permanenza qui a Manhattan sentendomi cosi, non è certo una bella sensazione. Non che uno dei due mi abbia mai dato l'impressione, anche per un secondo, di essere un fastidio, ma io sono abbastanza avanti con il cervello da poterci arrivare benissimo da sola ancora prima di portarli all'esasperazione.

«Non lo farò più, la prossima volta ti lascerò tornare da sola con un taxi allora» mi indispettisco per le sue parole e purtroppo non riesco a trattenermi.
«Quindi saresti andato con lei se non ci fossi stata io?» Lo guardo male e Trevor sorride beffardo mentre si avvicina a me, probabilmente sta testando la mia pazienza questa sera.

«Ma non ti sei accorta che per tutta la sera non ho fatto altro che guardare te e ogni tuo fottuto movimento?» Il suo sguardo diventa serio, nessuna traccia di gioco, solo io lui e le sue parole in questa notte tranquilla e silenziosa come non mai.

«Mm no» mento mentre da donna quale solo, godo della sua ammissione.
Trevor alza la testa e caccia via un sospiro mostrandomi il suo collo accarezzato dalla leggera barba, nessuno dei due si sta controllando in questi giorni, e ne siamo ben consapevoli.

«Bene, allora te lo dico io» come solo qualche ora prima, mi ritrovo bloccata tra la porta della mia depandance e il suo corpo imponente, Morris invece è andato via, probabilmente si è sentito di troppo.
«Sono settimane che ho una fottuta voglia di baciarti, di toccare la tua pelle, di sfiorare le tue labbta e sentire il tuo sapore» deglutisco a fatica mentre sulle mie gambe prendono posto alcuni brividi, forse per il freddo che non ho sentito per tutta la sera, o forse per le sue due paroline che mi rimbombano nella testa 'sono settimane'.

«E credimi ci ho provato, ma sei più forte di me, ieri la situazione mi è sfuggita di mano, il mio corpo mi è sfuggito di mano e adesso non reagisce a nessun altro se non a te, nemmeno del mio tocco se ne fa nulla» resto spiazzata per questa sua confessione intima e quasi mi manca il respiro. Lo so che sta facendo fatica a dirmi queste cose, non è mai facile ammetterle, soprattutto per il nostro rapporto, ma lo apprezzo molto, è bello sentirsele dire le cose. Mi piace il fatto che si stia aprendo a me e nel frattempo non stia cercando un minimo contatto fisico, quasi come per non mettermi in situazioni oppressive.
«Trevor io-»
«Lo so Scarett, pensi sia meglio lasciar stare per tutti. Che poi vorrei proprio sapere chi sono questi tutti a cui ti riferisci» rifletto sulle sue parole mentre lo guardo mettere distanza tra noi facendo un passo indietro.
Effettivamente 'tutti' siamo io, lui e le possibili persone che potrebbero starci male nel venirlo a sapere, come ad esempio Isabel.

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