Capitolo 33

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Lauren's p.o.v
"Sono già stato a New York ma ogni volta ha un'aria diversa" Furono le prime parole di mio padre, appena atterrato all'aeroporto, e forse aveva ragione, l'aria di questa grande città era decisamente diversa da quella di Miami, alla quale lui era abituato.
"Dov'è Camila?" Mi domandò guardandosi intorno, cercandola inutilmente.
"Aveva un appuntamento dal dentista, ma appena torna ci raggiunge a casa" Risposi, vedendolo annuire semplicemente, ero abbastanza tesa per il loro incontro, non che a mio padre non piacesse Camila, ma avevo paura che non riuscissero a trovare un punto d'incontro per la causa.

Entrati in macchina lo accompagnai nel mio appartamento, ci era già stato un po' di volte, ma come sempre ribadì quanto io, Normani, e ora anche Camila, fossimo disordinate, era un uomo che amava l'ordine e io non avevo sicuramente preso da lui.
Discutevamo sul viaggio, quando improvvisamente sentimmo il rumore della chiave che veniva inserita nella serratura, Camila era arrivata.
Ci vide quasi subito e sembrava leggermente stupita di trovarci a casa, ma sorrise comunque, salutando mio padre e guardandomi un po' titubante, così feci io la prima mossa, baciandole la guancia per salutarla e sistemando la sedia di fianco a me, dove lei prese posto.
"Scusate il ritardo ma c'era davvero tantissimo traffico, come sempre" Disse, quasi timidamente.
"Non preoccuparti non siamo qui da molto" Le rispose mio padre, facendo girare tra le mani il bicchiere d'acqua che gli avevo offerto.
"Vuole iniziare?" Domandò Camila alzandosi, per prendere un raccoglitore, dove all'interno teneva alcuni documenti importanti.
"Prima di tutto iniziamo col darmi del tu" Disse scherzosamente Michael, facendo ridere anche me.
"Scus- Scusa, è l'abitudine" Camila si sedette nuovamente al suo posto, aprendo il raccoglitore rosso, rivelando al suo interno un plico di fogli sistemati accuratamente.
"In questi mesi mi sono organizzata, ho messo in ordine un po' di cose che potrebbero servire, puoi dare tranquillamente un'occhiata" Non conoscevo il contenuto di quei documenti, non lo avevo mai chiesto a Camila, sentivo che in qualche modo non ne avessi pienamente il diritto.
"Allora, per prima cosa parlerei di come voler svolgere la causa, sicuramente non so bene le circostanze, non quanto voi, se riesci parti dall'inizio" Camila, sentendo quelle parole, si girò verso di me, non sapevo come reagire, voleva che me ne andassi?
Feci per alzarmi ma lei mi prese la mano, lì capii di che cosa avesse bisogno, glie la tenni come tante altre volte, e diressi lo sguardo verso mio padre, che guardava la scena con un sorrisetto.
Camila iniziò lentamente a parlare, partì dal vero inizio, quello che nemmeno io conoscevo, e allora compresi veramente il motivo di quello sguardo iniziale, era come se indirettamente volesse chiedermi se fossi davvero pronta ad ascoltare.
"Non posso mentire, l'inizio era normalissimo, era quello che cercavo in quel momento e a me andava bene, ci siamo sposati così presto perché ci sembrava di aver già vissuto tutto, e ripensandoci quello era decisamente un campanello d'allarme, come si può dire di esser felici se non si ha più nulla da fare? o come si può solamente pensare che si abbia provato veramente tutto e che non ci sia ancora tanto altro da vivere?" Il suo discorso era forte, stava scavando dentro di se, nel passato che tanto voleva lasciarsi alle spalle e ammiravo il modo in cui rimaneva tranquilla, procedendo con cautela.
"L'ultima volta che avete discusso?" Domandò mio padre.
"Credo che l'ultima sia stata quasi due settimane fa, lì c'è la mail che mi ha mandato quel giorno, sono andata nel suo ufficio per chiedergli chiarimenti e poi Lauren mi ha raggiunto" Gli spiegò, mentre mio padre guardava il foglio con stampata sopra la copia della e-mail.
"Hai capito come è riuscito a prendere queste informazioni?"
"Penso che la vecchia password del mio account fosse ancora inserita all'interno del suo computer che ogni tanto usavo anche io, mi ero totalmente dimenticata di cambiarla" Mio padre annuiva continuando a guardare quella mail ma non la stava leggendo, stava riflettendo su qualcosa, poi sospirò:
"Da quello che leggo non si fermerà qui, vuole andare fino in fondo ma la tua situazione è più complicata, c'è in mezzo un adulterio, non voglio convincerti con parole dolci, tutti e tre sappiamo benissimo come funziona, con l'adulterio le cose si complicano"
Aveva pienamente ragione, non ero stata in tribunale a gestire un divorzio ma sapevo come andavano le cose, l'adulterio era una tra le prime cause di divorzio e per la parte in torto era difficile ottenere qualcosa.
Camila doveva riavere indietro la sua macchina che Connor aveva pagato, una parte della casa che però lei voleva cedere e svincolarsi da lui in senso lavorativo.
Le carte parlavano, Connor già da subito si era mosso furbamente, creando contratti che in un modo o nell'altro intrappolassero Camila, rendendola dipendente a lui sotto al punto di vista legale.
"Partiremo a piccoli passi, incontrerò il suo avvocato per ascoltare le sue richieste, dato che non le ha dette a te, nel frattempo voi mantenete un profilo basso, cercate di evitare ogni discussione possibile, capito?" Quel capito era più rivolto verso a me che a Camila, mio padre mi conosceva, quando di mezzo c'erano persone che amavo tendevo ad agire troppo impulsivamente, facendomi trascinare dalle mie emozioni.
Annuimmo entrambe al suo consiglio, ognuna pensando a cose diverse, Camila sicuramente aveva tante cose ingarbugliate in testa, era un avvocato e conosceva più o meno come andavano queste cose, una delle due parti veniva inevitabilmente toccata più in profondità e io speravo fino in fondo che non capitasse a lei.

Betrayal (camren ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora