Capitolo 2 - Il ritorno di Kaito Kid

364 13 3
                                    

POV. Ai

L'ennesimo incubo. L'ennesimo risveglio in preda al terrore. Dormire stava diventando una tortura. La mia anima, piano piano, si stava logorando e non potevo fare nulla per evitare ciò.
Posso evitare di dormire, ci sto provando, ma non posso stare sveglia per sempre. Non è umanamente possibile.
Come ogni mattina sono tutta sudata, la fronte imperlata, il cuore mi batte forte e ho il respiro affannato.
Decido quindi di andare a lavarmi. Controllo l'orario nell'orologio della mia stanza, sono le 7:20 del mattino.
Mentre mi dirigo in bagno strisciando i piedi, penso al fatto che ieri ho lavorato all'antidoto dell'APTX4869 fino a tarda notte.
Non ho ottenuto alcun progresso, alcun risultato, e adesso mi ritrovo con un'incredibile stanchezza mentale.
Mi tolgo il pigiama ed entro nella doccia, apro l'acqua calda e inizio a lavarmi.
Il getto d'acqua calda mi aiuta a rilassare i muscoli, ad attivare meglio i sensi intorpiditi dal sonno e soprattutto mi aiuta a fare chiarezza tra i miei "innumerevoli" pensieri.
Che poi innumerevoli non sono, dato che sono tutti rivolti verso la stessa persona. LUI.

Ogni volta che penso al "piccolo detective" il senso di colpa mi assale.
Ieri mi ha sorpreso. Di solito quando mi cerca in privato lo fa per chiedermi un favore.
Questa volta invece si è interessato a me, mi ha chiesto come stavo.
E cosa ho fatto io?
Lo cacciato.
Gli ho risposto in modo sgarbato, liquidando subito la conversazione.
Mi sono comportata come faccio sempre: con freddezza. Una freddezza che, stavolta, non era necessaria. Autocostringermi a lavorare all'antidoto per far tornare Kudo alla sua vecchia vita è doloroso, mi provoca una fitta allo stomaco. E questo dolore che mi tocca provare non fa altro che rendermi perennemente nervosa nei suoi confronti.

Ed è tutta colpa mia.

Sono stata io a creare l'APTX4869, è colpa mia se ora Kudo è nel corpo di un bambino dell'elementari, è colpa mia se ancora non si è fidanzato con la ragazza dell'agenzia.
È colpa mia, se mio sono innamorata di lui.

Dovrei chiedergli scusa per come mi sono comportata.
Ma riuscirò a trovare il coraggio per farlo?
Riuscirò a mettere da parte l'orgoglio?

Maledetto Kudo, maledetti i sentimenti che provo per te.

POV. Conan

<<Non vedo l'ora di vedere il mio amato Kid in azione>> disse per l'ennesima volta Sonoko, come se non sapesse che l'oggetto che Kid tenterà di rubare è di proprietà dell'azienda della sua famiglia.

Io, Ran e la giovane ereditaria eravamo appena arrivati davanti al museo di Tokyo, attorno al quale si era formata una lunga fila di persone, composta da turisti, fan di Kaito Kid e giornalisti.
Insieme ad un'imbarazzatissima Ran ci ritrovammo a seguire Sonoko che, con spavalderia, si era messa a saltare la fila. La polizia, che si era appostata difronte al museo, riconoscendo la giovane nipote del signor Suzuki, ci fece entrare nella struttura, sotto gli sguardi arrabbiati degli altri visitatori.

All'interno era pieno di agenti che sorvegliavano ogni angolo del museo.
Come se non bastasse, alle misure di sicurezza, il signor Suzuki ha fatto aggiungere diversi metal detector all'entrata, così che nessuna persona armata possa passare.

Tra i tanti agenti spiccava un uomo sprovvisto dell'uniforme della polizia, che sbraitava ordini ai suoi sottoposti. Era un uomo di mezz'età, alto, con i capelli neri e i baffi dello stesso colore.
Ovviamente lo riconobbi subito:
Si trattava dell'ispettore Ginzo Nakamori, acerrimo nemico di Kaito Kid.

<<Ispettore>> strillò Sonoko, agitando il braccio per farsi notare dall'uomo.
Nakamori appena ci vide grugni e con fare scocciato ci venne incontro.
<<Che ci fate voi qui?>>
Chiese lui, ma Sonoko nemmeno si preoccupo di rispondergli.
<<Mio zio è già arrivato?>> chiese invece la ragazza.
<<Ci ha chiamato poco fa dicendo che ha avuto un contrattempo e che stava arrivando>>

Detective Conan - Fatti l'uno per l'altroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora