Capitolo Ventidue: Un migliaio di bocche aperte

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Distanti un paio di isolati dalla scuola, io e Jessica eravamo in piedi di fronte a Starbucks. Essendo ormai stufo delle sue continue lamentele per le mani gelide, la portai a comprare una qualcosa di caldo. Non lo feci solo perché dovevo, almeno, essere un fidanzato decente, ma perché c'era qualcosa di cui dovevamo parlare prima di andare a scuola.

Bevendo un sorso della bibita speciale che fanno esclusivamente nel periodo autunnale, Jessica si appoggiò al muro e disse:" Quindi lo vuoi davvero?"

Le presi la mano nella mia e le coccolai le nocche, mentre lei cercava di assumere il suo solito atteggiamento, nonostante sapessi che fosse nervosa.

Erano passate due settimane da quando avevamo cominciato ad uscire e Jessica stava cominciando ad accettare il fatto che si sapesse. L'unica cosa che non riuscivo a capire era perché fosse così nervosa all'idea che a scuola sapessero di noi. Sicuramente le persone ne sarebbero rimaste sorprese, di sicuro non si aspettavano questo raggio di sole con il 'bad boy', ma non mi sembra niente di così grave.

"Sì. Ma perché mi stai guardando così?" Le chiesi, sollevando un sopracciglio. "Non vuoi?"

Scosse la testa. "No, certo che mi va, ma non-" Jessica si morse il labbro, a disagio in ciò che stava per dire, "- non ti interessa ciò che diranno gli altri?"

"Cosa intendi"? Le chiesi, accigliandomi.

"Non è che la tua reputazione venga rovinata? Praticamente tutti non si aspettano che ti possa piacere una ragazza come me. Potrebbero pensare che ti stai addolcendo e-"

"Mi sto già addolcendo, in realtà." La interruppi, facendo spallucce. Alla sua genuina preoccupazione per la mia reputazione, scoppiai a ridere e la feci avvicinare. "É ridicolo. Jess, non sei veramente preoccupata di questo, vero? Da quando mi interessa l'opinione degli altri? Non me ne frega niente. Se le persone avrebbero da ridire sulla nostra frequentazione sarebbe solo a tuo vantaggio. Stai uscendo con uno stronzo, dopotutto."

"Non sei uno stronzo!" Protestò istintivamente Jessica, accigliandosi. "Beh, forse un pochino," disse dopo qualche considerazione.

"Ah si? Grazie," mormorai.

Sorrisi e mi diede una leggera gomitata. "Sai cosa intendo."

"Sì che lo so," ridacchiai e le appoggiai un braccio sulle spalle, spingendola verso il marciapiede visto che si stava facendo tardi. "Le scuole sono il centro dei pettegolezzi, raggio di sole, non puoi evitarli. Credimi tutti i chiacchiericci su di noi svaniranno non appena accadrà qualcosa di scandaloso."

"Sembra che tu stia dicendo che la nostra relazione è scandalosa," osservò Jessica, divertita.

Ghignai e mi fermai per scoccare a Jessica un casto bacio. "Perché tu non lo pensi? Non sei proprio il mio tipo, come io non sono il tuo. É un cliché la ragazza buona e gentile con un ragazzaccio. Comunque-," iniziai lentamente, facendole sollevare un sopracciglio. "- quello che dicono sulla brava ragazza è vero."

Strinse gli occhi in una fessura, prima di tornare a guardarmi. "Che cosa dicono?"

"Che le brave ragazze in realtà sono cattive che non sono ancora state colte con le mani nel sacco," scherzai. Jessica alzò gli occhi al cielo e si staccò, cominciando a incamminarsi davanti a me. La raggiunsi e la afferrai per la vita "quindi, raggio di sole, c'è un lato di te che ancora non conosco?" Continuai a scherzare.

Diede un colpetto al mio braccio che la stringeva e rise. "Non sperarci bestione, questo è tutto ciò che puoi avere."

Mentre ci avvicinavamo a scuola, tolsi il braccio dalle sue spalle e le presi la mano. Jessica fece un respiro profondo e la guardai, incoraggiandola. Ricambiò lo sguardò ed incrociò le dita con le mie, mentre aprivo il portone.

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora