Capitolo Trentatre: Un migliaio di momenti da ricordare

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I tre giorni rimanenti in California furono nettamente migliore dei primi tre. Nick, dopo avermi dato un inaspettato consiglio e avermi detto di smettere di fare la testa di cazzo, aveva iniziato a tollerare la mia presenza ed aveva anche iniziato a passare più ore con noi, invece di continuare a fare l'eremita. Tra escursioni divertenti al parco e viaggi in spiaggia (anche una serata di giochi cui ero reclutante a partecipare), il tempo era volato ed era quasi giunto il momento di prendere l'aereo per tornare nella fredda New York.

Entrai in camera con una piccola busta di souvenir da mettere in valigia quando Gwen mi raggiunse. Mi sorrise ampiamente e ricambiai.

Gwen mi ricordava un po' Jessica. Era sempre gentile e pronta ad aiutare, era la nonna che non sapevo di avere. Non potevo crederci quando Nick ci aveva invitato tutti fuori a cena e a Gwen era scoppiata come una scintilla, non riuscendo a trattenere un linguaggio piuttosto colorito nonostante ci fossero delle orecchio innocenti nella stanza.

Avevo fatto esattamente ciò che Nick mi aveva suggerito e chiesto a lei di raccontarmi della possibilità che anche lui fosse stato un bad boy. Tutto ciò che ricevetti in risposta fu un sorriso oscurato dallo scintillio dei suoi occhi. Era l'unica risposta di cui avevo bisogno, nonostante avrei adorato sapere i dettagli del periodo ribelle di Nick quando aveva la mia età.

"Hai preparato la valigia?" Mi chiese Gwen, sedendosi sul bordo del letto. Teneva in mano una piccola scatola.

Presi la busta di plastica. "Quasi finita."

"Sei felice?"

Sollevai un sopracciglio. "Di andare a casa?" Gli chiesi. "Penso di sì. É stato bello trascorrere questi giorni in California, ma sono pronto a tornare."

Mi guardò intensamente per un breve istante, poi gli angoli della bocca si sollevarono. "Per Jessica?" La sua voce conteneva una carica di provocazione da farmi alzare gli occhi al cielo. Annuii ugualmente e lei sorrise ancora di più. "Vorrei che tu le dessi questo," disse dolcemente Gwen, passandomi la scatolina.

"Cos'è?" Gli chiesi cautamente prendendola in mano.

Parlò felicemente, mentre sollevavo un lato della scatolina. Era un semplice braccialetto di pelle con un ciondolo argento che riportava la scritta 'cattura i momenti della vita'.

"Avevo visto come guardavi questo braccialetto in quel negozietto in cui ci trovavamo l'altro giorno. Rebecca mi ha detto che la tua ragazza ha la passione delle foto e ora so perché volevi darle questo."

In un anno qualunque, avrei procrastinato e trascinato lo shopping di Natale al giorno della Vigilia. Non che ci fossero molte persone a cui fare i regali a parte Kyle e i Radley, ma ora avevo anche Jessica e Charlotte da aggiungere la lista - e magari qualcosa anche per le bambine all'orfanotrofio. Qualche giorno fa tutti eravamo entrati in questo negozietto carino per il quale Rebecca e Gwen avevano espresso il loro interesse e avevo visto il braccialetto finché io e Chris girovagavamo. Pensai che era perfetto per Jessica, ma cavolo, era costoso per essere un braccialetto.

"Grazie Gwen, ma non posso accettarlo," dissi scuotendo la testa e riporgendoglielo. "Voglio dare a Jessica qualcosa comprato con i miei soldi, anche se non è bello come questo braccialetto. Lei non guarda la qualità di una cosa, lei è per il pensiero." Le spiegai. Intendo, mi ha dato un album di foto, che è in assoluto il regalo più dolce che abbia mai ricevuto in vita mia. Chi altro mi avrebbe fatto un album di foto?

"Tienilo," Insistette Gwen, riposizionandolo tra le mie mani ed alzandosi per andarsene. "Sappi che ti verrà sottratta la paghetta settimanale per un po'."

Mi sedetti sul materasso e guardai il braccialetto.

Mio Dio, finalmente posso tornare a casa.

Mi sentii sollevato al pensiero. Era la nostra ultima notte in questa elegante casetta e in questa ricca California. La casa di Nick e Gwen era ammirevole - non avevo mai messo piede in qualcosa di così chic prima - però mi mancava davvero il nostro 'buco di appartamento', come l'aveva definito Nick. Mi mancava il mio letto e sapevamo tutti quanto fosse fottutamente stupendo lanciarsi sul proprio letto dopo che si era stati via.

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora