Capitolo Due: Una discussione improvvisa

961 26 0
                                    

C'era un cielo cupo a New York ed io ero seduto sui gradini d'ingresso della scuola. Non ero dell'umore giusto per rimanere seduto nel mio appartamento vuoto, visto che Rebecca e Mark erano fuori per lavoro e Christopher aveva delle ripetizioni.  Avevo deciso, quindi, di appoggiare il mio culo su quei gradini.

"Ciao Reece."

Inclinai la testa verso la voce che aveva parlato,  era così facile da riconoscere. Jessica era in piedi di fianco a me. Grugnii in risposta.

Il sorriso di Jessica si affievolì. "Posso sedermi?" Mi chiese. Prima che potessi dire una parola che mi avrebbe salvato da quella conversazione, Jessica si era già seduta al mio fianco. Mascherai uno sbuffo.

"Quindi, cosa ci fai qui? Non è tardi?" Gesticolò Jessica, indicandomi le luci degli edifici vicini.

"Potrei chiederti la stessa cosa, raggio di sole."

"Beh, io te l'ho chiesto per prima."

"Beh, io te l'ho chiesto per secondo."

Jessica strinse le labbra in una linea sottile, che lo show abbia inizio. "Stavo finendo di studiare in biblioteca. È il tuo turno, ora." Replicò asciutta.

Appoggiai i gomiti sui gradini. "Non volevo andare a casa. È triste e deserta quando non c'è nessuno."

Jessica abbassò lo sguardo sulla macchinetta fotografica al suo fianco ed armeggiò un po' con i vari pulsanti. "Da me c'è sempre rumore," disse dolcemente. Il suo sorriso si trasformò in un'espressione corrucciata e non potei evitare di chiedermi il perché. Il cipiglio fu sostituito da un sorriso, appena si accorse dell'espressione che avevo sul viso. Se ve lo state chiedendo, era un sorriso forzato, il suo.

Socchiusi gli occhi. "Perché hai questi rapidi cambiamenti d'umore?" Le chiesi.

"Non ho sbalzi d'umore."

"Oh, sì. Ho capito."

"Scusami?" 

"Non devi negarlo, raggio di sole. È arrivato il tuo regalo del mese, non te ne faccio una colpa."

Jessica spalancò la bocca. "C-cosa? Non ho-"

"Non imbarazzarti."

"Reece, non ho-"

"Posso capir-"

"Reece, diamine, non ho il ciclo!" Disse ad alta voce, schiaffeggiandomi sulla spalla.

La mia risata risuonò per il parcheggio vuoto, disperdendosi nella confusione della città. Mi piegai, portandomi la mano sullo stomaco, avevo le lacrime agli occhi.

Jessica mi guardava infastidita. I suoi occhi si chiusero, in segno di minaccia, ed il suo rossore si accentuò. La mia risata scemò qualche istante dopo e sospirai contento. Poi deglutii, prendendomi gioco di lei, ricollegandomi a ciò che aveva detto.

"Sono pazzo, o la principessina qui presente, ha appena imprecato?" Mi ero immaginato una ragazza perfetta e tutta educata, non avrei mai pensato che potesse essere anche volgare. Ridacchiai all'espressione incazzata di Jessica, e doveva esserlo davvero tanto, visto che prese la sua borsa e si alzò velocemente, lanciandomi un'occhiataccia.

"Sei veramente uno stronzo, lo sai?" 

Sbuffai. "No, raggio di sole. Sei troppo nervosa, lo sai?" 

"Non è vero!" Mi urlò, incrociando le braccia al petto.

"Me l'hai dimostrato il minuto in cui ti sei seduta qui, raggio di sole."

Rilasciò un grugnito. "Perché mi chiami sempre così?" Mi chiese, infastidita.

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora