Capitolo Ventisei: Un migliaio di parole toccanti

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Jessica sospirò tristemente mentre Darcy terminava la spiegazione di come era andato il colloquio tra Kristy e la sua potenziale famiglia adottiva. La sua intervista era stata programmata per essere la prima e si era tenuta ieri, mentre Jessica era a casa mia. La famiglia che era arrivata aveva mostrato un genuino interesse per Kristy, perlomeno così sembrava dalle capacità di ficcanaso di Darcy; comunque, avevano già un figlio di 7 anni.

Diciamo che non era un santo come Chris.

Quindi dopo che la pazienza di Kristy era terminata a causa degli insulti infantili e l'atteggiamento spocchioso del ragazzino, qualsiasi possibilità di entrare a fare parte di quella famiglia si era conclusa all'istante quando cominciarono a litigare.

Ora la sua arrabbiatura dovuta a un altro rifiuto ricevuto era diretta verso tutto e tutti.

"Dannazione," disse Jessica sconsolata. "Speravo davvero potesse essere quella giusta."

"Poverina," mormorai, scuotendo la testa. Poteva essere l'adozione di un'adolescente così difficile? Qual era il problema? Increspando le labbra, presi Darcy su un fianco e la feci cadere sul letto, alzandomi e dicendo "Vado a parlarle."

Jessica si accigliò e mi inseguì fuori dalla porta. "Reece, non penso che tu, fra tutti, possa farla sentire meglio. É meglio che la lasci calmare da sola."

"No," la interruppi malamente. "Magari con questa conversazione leghiamo un po'."

Mi fece fermare prendendomi per mano e chiedendomi di guardarla. Il suo volto era serio mentre diceva, "Reece, ascoltami. Ti conosco. Tu puoi essere davvero schietto e diretto, ma ogni tanto questa cosa ti fa sembrare uno stronzo." Sollevai un sopracciglio, prima di considerare realmente la sua opinione.

"Sì, hai ragione," ammisi. Metterla contro un muro e chiedergli cos'è che non andava nella sua vita non era uno dei migliori approcci possibili. Ma tergiversare non era il mio modo di affrontare le cose, ogni tanto anche un po' di brutale sincerità poteva aiutare. Probabilmente non era l'approccio migliore, ma era il mio. 

Sono in una fantastica relazione con una ragazza con cui non avrei mai pensato di poter stare. Non ero completamente da buttare giù da un dirupo.

"Solo - solo cerca di essere un po' più gentile," mi suggerì Jessica implorante.

"Quando mai mi hai visto essere gentile?" 

Sghignazzò. "Posso elencarti un paio di occasioni," mormorò voltandosi e cominciando a scendere le scale. Ridacchiai, ricordandomi di un paio di volte in cui avevo smosso la mia corazza. La maggior parte delle volte quando ci baciavamo o eravamo soli.

Trovai Kristy fuori, seduta al freddo sui gradini del retro con il mento appoggiato sulle mani. Mi schiarii la gola e la superai,  vedendola accigliarsi. Avvicinai una vecchia sedia di plastica e mi  sedetti nonostante supportasse il peso di una bambina e non di un adolescente di diciotto anni. L'avrei rotta se avessi continuato ad appoggiarci tutto il mio peso.

Kristy sembrò notarlo e mi guardò come per chiedermi se fossi serio. La guardai e dissi, "Sì, sono consapevole di quanto sia piccola questa sedia."

"Allora perché ci rimani seduto?" Sbottò.

"É la mia decisione di rimanere seduto qui ad infastidirti tanto?" Le chiesi ottusamente. Quando strinse le labbra e rimase in silenzio, mormorai piano, "Ecco, come immaginavo."

"Cosa ci fai qui?"

"Sto cercando di tenere sotto controllo il tuo atteggiamento."

"Il mio atteggiamento è sotto controllo!" Replicò bruscamente, nascondendosi dietro la sua corazza difensiva.

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora