Capitolo Ventotto: Un migliaio di amori nuovi e passati

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"Quindi, immagino che tu e Livvy abbiate un trascorso insieme," sputò fuori Jessica, mentre eravamo seduti davanti scuola. I corridoi erano quasi completamente vuoti, fatta eccezione per alcuni studenti ed insegnanti ancora all'interno.

"Immagini bene."

"Perché sei così glaciale? L'essere freddo è un aggettivo che ormai non ti si addice quasi più."

Rilasciai un sospiro e appoggiai il mento sul palmo della mano guardando le macchine che passavano. "A giudicare dalla reazione che tu e Mira avete avuto in classe, immagino che sai cosa sia successo," borbottai.

Le labbra di Jessica si strinsero in una linea dritta. "Voglio sentirlo da te, Reece."

"Vuoi sentirmi dire che mi ha tradito? Che è andata ad una festa e ha scopato con un altro ragazzo - sobria, peraltro. Quindi non è stato certamente un errore da ubriaca." Il mio tono si inacidì, cosa che accadeva sempre quando Livvy era il centro della conversazione.

Si agitò leggermente e si lasciò sfuggire un semplice "Oh," prima di continuare, "Quanto siete stati insieme?"

"Poco più di un anno," le risposi, infilando un pezzo di stoffa nel jeans.

"É tanto tempo," mi disse Jessica sorpresa, con gli occhi spalancati.

Era tanto tempo - motivo per il quale diventavo sempre freddo quando ne parlavo. Tanti ricordi si possono creare in quell'arco di tempo e mi ha fatto schifo sapere che la mia ragazza mi aveva preso per il culo da chissà quanto.

"L'hai amata?" Mi chiese Jessica, discretamente.

"Lei è stata il mio primo amore, quindi sì. Ho sentito che il primo amore è duro a morire e diamine, è vero," sibilai, scuotendo la testa senza riuscire a cogliere lo sconforto che apparve sul volto di Jessica. "É come se il tempo che abbiamo passato insieme e i ricordi che abbiamo costruito fossero svaniti nel momento in cui scoprii che mi tradiva. Penso che questa sensazione si abbia con ogni tipo di rottura, comunque. Il tempo che passi con le persone non tornerà mai e devi imparare a conviverci."

Jessica sorrise tristemente e disse, "Qualche volta ti mancano più i ricordi della persona stessa. Livvy sembra..." Sorrisi, divertito, mentre cercava un aggettivo che descrivesse la ragazza che gli tappava brutalmente la bocca ogni volta che cercava di dire qualcosa. "Aggressiva," era la parola che le mancava.

"Bel salvataggio, raggio di sole," ridacchiai mentre mi alzavo porgendole la mano, per aiutarla a fare lo stesso. Jessica sorrise felice e colse la mano come un invito per gettarsi tra le mie braccia. "Solo perché tu lo sappia, ero freddo per come Livvy si stava comportando con te," chiarii in tono serio.

"Ah," Uno scintillio divertito le attraversò lo sguardo. "Quindi posso contare sul mio grande e cattivo orsacchiotto per consolarmi quando i miei sentimenti vengono feriti?" Mi chiese con finta innocenza.

La mia bocca divenne un broncio. "Non se mi chiami ancora così," le risposi sgarbatamente, nonostante sarei il primo ad essere al suo fianco se venisse trattata male.

Sentii il mio cuore gonfiarsi non appena Jessica ridacchiò sul mio petto. Le diedi un bacio sulla testa e rafforzai la stretta perché, che lo volessi ammettere o meno, sapevo che Jessica era vicina al prendere il titolo che Livvy aveva buttato nel cesso molto tempo fa.

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Il giorno dopo, mi ritrovai a sotterrare la testa sotto il cuscino, nella speranza di smettere di sentire il mio cellulare vibrare sul comodino. Era un giorno di vacanza e avevo tutta l'intenzione di trarne vantaggio per dormire di giovedì mattina.

Ignorai le prime due chiamate, ma la terza mandò al diavolo la mia pazienza e allungai il braccio per rispondere.

"Cosa c'è?" Non ero neanche sicuro che la persona dall'altra linea potesse sentirmi, considerando che la mia faccia era premuta contro il materasso.

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