Il giorno successivo, a scuola, notai qualcosa in me fuori dalla norma. Invece che guardare male chiunque, mantenni un'espressione impassibile e neutra. Anche passando davanti al gruppo di atleti che mi avevano fatto incazzare tanto da portarmi a farmi sospendere, non mi irrigidii. Era davvero una rara occasione e, sinceramente, non sapevo neanche il perché. Mi sentivo più leggero del solito.
Alzarmi quella mattina non era stata la solita tortura. La sveglia sul cellulare suonò suolo due volte, prima che la spegnessi e mi alzassi pronto per andare a scuola. Di solito Rebecca doveva venire a dirmi di alzare il culo dal letto. Nonostante ciò, era stata una battaglia lasciare la mia stanza accogliente per venire in questo inferno. Il tragitto era uguale, inusuale era il fatto che fossi uscito prima quel martedì mattina.
Dovevo controllare se ero ancora serio di mente. Veramente.
Il cartellone del progetto ero arrotolato e infilato sotto il mio braccio. Charlotte mi aveva avvertito che se il cartellone si fosse rovinato, spiegazzato o danneggiato in qualche modo o nella forma, mi avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Dovetti trattenere una risata alla sua minaccia.
Uscendo pigramente dall'aula della prima ora, notai con sorpresa che qualcuno mi stavano già aspettando. Jessica, che sembrava più felice del solito, mi stava aspettando di fianco alla porta. Il sorriso sulle sue labbra era genuino, infatti non riuscivo a capire a cosa fosse dovuto. Ed era anche per questo che le parole che uscirono dalla mia bocca non erano proprio gratificanti.
"Cosa succede?" Strinsi gli occhi. Jessica sbuffò debolmente al mio saluto.
"É un crimine sorridere, Re del broncio?" Mi domandò, roteando gli occhi per enfatizzare la sua sfacciataggine.
"Sì. Ora mettiti in ginocchio, popolana," le ordinai seriamente, colpendola sulla testa con il poster e guadagnandomi una melodica risata delle sue. Sapevo esattamente dirvi la differenza di quando le risate di Jessica erano genuine o finte. Quando trovava un motivo reale per essere felice, la sua risata era pura, naturale e disinvolta. Inoltre piegava leggermente la testa a lato per qualche secondo, facendo così cadere sulla fronte una ciocca dei suoi capelli biondi prima di spostarli, sorridendo da un orecchio all'altro. Non faceva tutte queste cose quando fingeva.
Mi venne la pelle d'oca quando riconobbi che sapevo anche che piegasse il capo di lato, avevo un urgente bisogno di togliermelo dalla testa.
Mentre sorrideva, notai un gruppo di studenti osservarci. Il mio viso giocoso si rabbuiò, mentre gli lanciavo un'occhiataccia. "Cosa?" Sbottai. Alcuni trasalirono nel sentire il mio tono duro. Sembravano cerbiatti che cercavano di sfuggire da un incendio.
"Reece," mi richiamò Jessica dolcemente. Mi voltai verso di lei con le sopracciglia ancora aggrottate. Mi guardava di traverso con disappunto. "Perché devi fare così?"
"Così come?"
"Sbottare a tutti. Non stavano facendo niente di male. Perché non vuoi fare vedere che sai scherzare anche tu?"
"Perché non voglio," le risposi in maniera sgarbata, indugiando verso coloro che non facevano altro che guardare nella nostra direzione. "Non dovrebbero vedermi scherzare. Se non l'hai notato, non sono famoso per essere una persona gentile e affascinante, raggio di sole."
Jessica mi guardò intensamente. "E allora perché con me lo sai essere?" Mi domandò con tranquillità.
Vacillai.
Non c'era una risposta a questa domanda. Avevo cercato di capire perché fossi diverso con Jessica rispetto alle altre persone. A me e Kyle piaceva far rissa, spintonare qualcuno e fare battute, nessuno mi aveva mai definito una persona 'divertente'. Non era una parola che si addiceva alla mia personalità.
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A Thousand Words - Traduzione
RomanceQuesta versione è la traduzione di "A Thousand Words" scritta da treblehearts. Trama: Reece Bremer guarda la vita corrucciato e con una fredda personalità. Jessica Andrews vi guarda con un sorriso e con positività. Reece vede la vita noiosa, la gi...