Capitolo Ventisette: Un migliaio di persone di cui fidarsi e di cui diffidare

222 4 0
                                    

Jessica ed io continuammo a baciarci, per un tempo così lungo che sentii salire l'urgenza di farla sdraiare e stendermi sopra di lei, senza mai staccarci. Ma poi realizzai quanto sporco e scomodo sarebbe stato. Avere delle sedie sarebbe stato utile, certo non eccezionale, ma almeno un un po' più igienico.

Quindi dopo averla fatta accomodare sul mio bacino, mi presi altri quindici minuti di extra, prima di lasciarle un bacio sulla fronte, augurarle la buonanotte e lasciare l'orfanotrofio sereno e soddisfatto.

Da quel momento in poi, sarebbe cambiato il modo in cui avrei visto Jessica. Aveva puntato addosso un riflettore che nessun'altra aveva mai avuto. Quella sera avevo realizzato quanto forti fossero i miei sentimenti per Jessica ed ero determinato a continuare su quella strada. L'unica cosa che speravo era che Jessica fosse pazza di me come io di lei, perché navigavo in acque sconosciute.

Quando rientrai a casa, per le undici meno un quarto, trovai Rebecca seduta al tavolo a cenare. Ciocche di capelli biondi fuoriuscivano dalla coda ormai sciolta. Le occhiaie che le circondavano gli occhi erano un chiaro segnale di quanto fosse esausta. Mi fece un sorriso stanco quando mi vide.

"Ehi, eccoti qui," mi salutò quando mi avvicinai per darle un bacio sulla guancia.

"Sono qui. Scusami se ti ho fatto preoccupare, ho passato la giornata con Jessica," le risposi. Presi una bottiglia d'acqua dal frigo e mi sedetti con lei. Si mise in bocca una forchettata di salmone, mentre mormorava qualcosa guardandomi pensierosa.

La guardai confuso, "Cosa c'è?"

"Tu e Jessica state molto insieme, ultimamente," disse divertita. "Non ti ho mai visto impegnarti così con qualcuna prima, beh, eccetto Livvy."

Il mio umore si inacidì quando sentii menzionare il nome della mia ex. Un'altra delle persone in cui non avrei dovuto riporre la mia fiducia.

"Sì beh, Jessica è diversa dalle ragazze che ho frequentato in passato. Non pensavo che il mio tipo fossero ragazze dolci, gentili e leggermente frizzanti."

"Non lo pensavo neanche io," mormorò sottovoce. Annuii goffamente, mentre Rebecca si perdeva tra i suoi pensieri. Nel corso delle mie frequentazioni passate, lei e Mark erano arrivati alle conclusione che mi piacevano le ragazzi ribelli. Doveva essere strano per loro vedermi improvvisamente in una relazione con una ragazza che era l'esatto opposto.

Cioè, mi sta aiutando con lo studio. Cristo, i mie voti non erano mai stati così alti.

"Beh," biascicai, alzandomi dal tavolo. "Vado a letto. Buonanotte Rebecca."

"Aspetta, aspetta, aspetta," mi fermò, alzando una mano. Mi voltai ed incontrai lo sguardo di Rebecca. "Vorrei inviare te e Jessica a cena," continuò.

Feci una smorfia e tornai a sedermi. "Perché? Jessica si è fermata molte volte qua a cena."

"Beh, per farle conoscere i tuoi genitori, questa sorta di cose." Mi disse entusiasta. "Mi ha colpito il fatto che non sappiamo molto di lei e di come siete arrivati ad amarvi."

Ancora questa parola con la lettera A!

"Non provo -" Cercai di difendermi, ma le parole che uscivano dalla mia bocca sembrava false pure alle mie orecchie. Rebecca mi interruppe, facendomi capire che non ci credeva.

"Oh, hai davvero intenzione di negarlo?" Mi chiese in tono piatto, sollevando un sopracciglio e mettendosi una mano sul fianco. Rimasi zitto e questo le fu sufficiente come risposta. Rebecca emise un versetto felice, prima di girarsi per riporre il piatto nel lavandino. "Voglio incontrarla Reece. Conoscerla durante una cena vera e non con del pollo fritto che so che mangiate il sabato sera quando sono al lavoro."

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora