Capitolo Sei: Un migliaio di scontri

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Ciao ragazze!! Scusate l'inattività, ma sono tornata!! Spero vi faccia piacere... Vi lascio subito con un nuovo capitolo della storia!!

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Mi sentivo uno schifo mentre stavo ritornando a casa con la testa pesante e la mandibola dolorante, da quanto stavo digrignando i denti. Le mie unghie si erano conficcate nei palmi, lasciandovi il segno per colpa dei pugni che avevo tenuti stretti per tutto il tragitto di ritorno al mio appartamento. Jessica mi aveva assicurato che lei e Charlotte sarebbero state bene, anche se erano da sole visto che i genitori di Charlotte avrebbero passato la notte fuori, ma io e Kyle ci fermammo un po' a sorvegliare la casa, a causa delle mie paranoie.

Il mio istinto mi suggeriva di non andarmene, senza prima essermi assicurato che quel pezzo di merda che aveva avuto il coraggio di picchiare una ragazza non si facesse rivedere. Non mi tranquillizzai nonostante il tempo che siamo rimanemmo lì, appoggiati al muro dell'edificio e con uno sguardo assassino scolpito sul volto.

Kyle era agitato quanto me. Ma invece che avere le sembianze di un adolescente pericoloso disposto a tirare fuori un'arma ed iniziare a sparare contro chiunque si fosse trovato davanti, aveva optato per camminare ininterrottamente avanti e indietro e perlustrare i dintorni ogni cinque minuti. Quando entrambi eravamo abbastanza sicuri che le ragazze sarebbe state al sicuro senza che noi rimanessimo lì fuori - come fossimo due stalker- ci dirigemmo verso casa. 

Non c'era niente che desiderassi di più dell'aria accogliente di casa. Avete presente quella sensazione quando vi scappa la pipì e non riuscite più a trattenervi? Entrare in casa è stato come liberare la vescica dopo ore. Si stava fottutamente bene.

Sospirai nel vedere il disordine che avevamo lasciato prima di correre da Jessica. I cartoni della pizza, le lattine di soda e le matite erano sparse per tutto il pavimento. Il cartellone con sopra tratteggiato il corpo di Jessica giaceva al centro del salotto. 

Sarebbe stata una bella idea mettere tutto in ordine prima che rientrasse Rebecca. Sapevo che mi avrebbe stressato nel momento in cui sarebbe tornata e che avrei dovuto almeno nascondere quella merda sotto il divano, così da dimenticarmene e farla marcire, ma ero troppo stanco. Esausto, ignorai il disordine e mi buttai a letto, sprofondando tra le lenzuola con l'avambraccio davanti agli occhi. 

Il rumore del suo pugno che si scontra con lo zigomo di Jessica, le ginocchia sbucciate, il livido visibile nonostante la scarsa illuminazione. Gli eventi di quella sera continuavano a susseguirsi nella mia mente, senza darmi tregua e non avevo neanche potuto sfogare la mia rabbia contro quel figlio di puttana che aveva colpito Jessica. Il modo in cui le sputava addosso quegli insulti, come se la conoscesse, non sembravano due sconosciuti. 

Non poteva essersi persa. Non quando il mio appartamento si trova in una zona sicura di Manhattan con negozi ed empori dietro l'angolo. Quindi, come aveva fatto Jessica a finire in quella zona, dove sequestratori e ladri vanno a caccia  della loro prossima vittima, come fossero prede nella notte? In quel momento entrò Rebecca che iniziò a chiamarmi dal salotto, non le risposi.

Negli occhi blu di Rebecca colsi una vera e propria ramanzina in arrivo mentre guardava la confusione che doveva ancora essere ripulita. Stava in piedi nel mezzo del salotto, con le mani sul fianco, facendomi intendere che non avrebbe accettato altre stronzate per quella sera. Mark stava portando in braccio Chris, che stava dormendo e non si svegliò nonostante le urla della sua furibonda madre. Sotto agli occhi di Mark c'erano delle borse scure. 

Sospirai, alzando le mani. "Lo so, lo so."

"Cos'è questa confusione?" Urlò Rebecca esasperata, facendo sobbalzare Chris contro il petto di Mark. Mi lanciò un'occhiata stanca, appisolandosi nuovamente. 

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora