Capitolo Trentadue: Un migliaio di ore lente

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Io ti amo.

Mi ama.

Me.

Lei mi ama.

Non ero sicuro di quanto a lungo avessi ripetuto quelle parole rimanendo sdraiato sul letto, quella notte. Il pensiero di andare a dormire era lontano dalla mia mente, l'unica cosa a cui pensavo era l'album delle foto di Jessica. Le tre foto erano impresse nella mia memoria come se i miei occhi fossero aperti e le avessi ancora davanti. Per quanto la mia memoria a scuola facesse schifo, ero sicuro che non avrei mai dimenticato quelle foto.

"Diamine," sibilai silenziosamente mettendomi seduto e passandomi una mano tra i capelli.

Era brava a fare i primi passi, dovevo ammetterlo. E dal momento che lo trovavo estremamente attraente, il mio orgoglio maschile subì un altro duro colpo.

Dovevo dirglielo - non per il mio orgoglio, ma a causa dell'altra cosa che continuava a punzecchiare la parte più remota della mia mente, anche ora.

Mio padre.

Mi rifiutavo di essere il bastardo che era stato. Era come se più crescessi e più mi venissero date informazioni su di lui che non facevano altro che alimentare il fuoco del mio odio. Ora che sapevo cos'aveva fatto a mia mamma, sentivo la necessità di tornare a casa, stringere Jessica tra le mie braccia e dirle quanto fosse importante per me. Mia mamma era morta durante un matrimonio di pena e carità - era stata con un uomo che non l'aveva mai amata. Che io sia dannato se non le dico cosa provo.

Nel momento che il mio aereo atterrerà a New York, sarò già davanti alla sua porta.

Purtroppo non posso mandare avanti il tempo, quindi dovrò aspettare.

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Dopo due giorni di tornei coi beyblade, maratone televisive, sgattaioli in cucina per rubare gli snack e giocate ai mini giochi al computer trovato in un ufficio, io e Chris eravamo arrivati ad essere quasi completamente annoiati.

"Reece," si lamentò cadendo drammaticamente sul mio letto, "Possiamo fare qualcos'altro domani? Mi sto annoiando!"

Non ci mise molto a convincermi ad andare in spiaggia. Da quando avevo intravisto la sorpresa di Jessica per Natale nell'album delle foto, però, stavo facendo il conto alla rovescia dei minuti in cui avrei finalmente potuto andare a casa e dirglielo, peccato che il tempo sembrava non passare più, ogni volta che guardavo l'orologio.

Qualcuno in casa aveva udito la nostra idea di andare in spiaggia e aveva convertito il nostro giorno tra uomini in una giornata di famiglia tra le rive sabbiose. Io e Rebecca eravamo ancora ai ferri corti, il mio volto nel corso della giornata era prettamente inespressivo, mentre Chris si divertiva a fare castelli di sabbia.

Non avevo mai fatto un castello di sabbia in vita mia e Chris faceva alquanto schifo. Eravamo seduti in riva al mare, a qualche metro di distanza da dove le onde si infrangevano sulla spiaggia.

"Non abbiamo mai fatto una competizione di castelli di sabbia, ometto," mi rivolsi a Chris, che era qualche metro più in là a mettere l'acqua nel secchiello - color turchese per l'esattezza. "Altri tre giorni," sospirai ispezionando il nostro fallimentare tentativo di costruire un edificio. Non avrei mai potuto fare l'architetto.

Chris si riavvicinò, affaticato dal peso del secchiello pieno dl'acqua. Scossi la testa quando lo appoggiò sulla sabbia, rovesciandone metà. "Tre giorni prima di cosa?" Mi chiese in tono vago.

"Prima che torniamo a casa dalle nostre ragazze," risposi, sogghignando mentre Chris mi guardava. Trovavo ridicolo che a Jessica piacevano Darcy e Chris insieme, ma era facile vedere l'amore genuino che li univa. Per non menzionare il primo bacio con una ragazza, dopo il quale le aveva lasciato uno dei suoi preziosi beyblade.

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora