Capitolo Venti: Un migliaio di dolcetti e paure

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Sono un uomo di parola, signore e signori, e questo era il motivo per il quale ero seduto sul divano a guardare tre piccoli orsi tentare di liberare la loro sorellina intrappolata in una cameretta. Ridacchiai quando uno degli orsi cadde mentre cercava di rubare la chiave alla domestica. La donna avrebbe dovuto fare di più che nascondersi la chiave nella maglietta per fermare i tre ragazzi birbantelli che si erano, ormai, trasformati in orsi.

"Bleah," commentò Chris, guardando uno degli orsi scontrarsi con la donna.

Ghignai. "Che precoci!" Esclamai. Erano troppo giovani per toccare delle tette.

"Reece," mi richiamò Mark, che era oltre il muro della stanza. Ero riuscito ad obbligarli ad uscire per una sera. Giuravo di aver visto sbucare sulla nuca di Rebecca dei capelli grigi, tanto era stressata. Sì, Chris aveva l'appendicite. Sì, aveva fatto l'operazione, ma era già passata una settimana e a giudicare da tutta l'energia che aveva, stava recuperando bene.

"Cosa significa, papà?" Gli urlò Chris, con espressione confusa. Risi, mentre Mark si rifiutò di rispondere ed io mi avvicinai per scompigliargli i capelli.

Mark ci raggiunse, teneva in mano una giacca e mi guardava. "Non far pentire Rebecca di aver accettato di uscire stasera. Ha bisogno di rilassarsi."

"Perché è così preoccupata? Sto bene," mormorò Chris senza togliere lo sguardo dalla televisione. Quando iniziò il film Ribelle - The Brave e i personaggi cominciarono a parlare con il loro accento scozzese, Chris impazzì. Adorava quella parte.

"Sai com'è fatta. Si vuole prendere cura di te," le rispose Mark.

"Beh, direi che è il compito di una madre prendersi cura del proprio figlio," disse Rebecca, uscendo dalla camera. Nonostante il suo sguardo preoccupato e riluttante, ero sicura che avrebbe apprezzato trascorrere del tempo fuori con suo marito. Rebecca tendeva a stressarsi troppo anche quando non era necessario. Cosa sarebbe potuto andare storto quella sera, con tre film appoggiati sul tavolino davanti a noi, pronti ad essere visti?

La mia felicità arrivò quando lessi il messaggio che mi aveva mandato Darcy con il cellulare di Jessica, che dovuto cedere alle suppliche di Darcy di accompagnarla al negozio per comprare alcune cose. Silvia, stando a quanto diceva Darcy, era andata a letto presto dopo cena, lasciando alle due ragazze il tempo di sgattaiolare fuori e tornare senza finire nei guai.

Non sapevo se le stavo contagiando o il loro era stato solo un atto di ribellione dovuto alla curiosità di vedere la vita al di fuori dell'orfanotrofio. Ero sicuro che le bambine uscissero di tanto in tanto, ma Darcy era uscita dalla sua corazza negli ultimi tempi e, in lei, era esploso il bisogno di avventura.

Sì, le avevo decisamente contagiate.

"Stiamo uscendo ora!!!" lessi in un messaggio. Sorrisi, mentre scrissi la risposta, cogliendo una parte del discorso di Rebecca nel quale ci ricordava di fare attenzione, come faceva ogni volta prima di uscire.

"- non aprite la porta senza controllare e chiamatemi se succede qualcosa, okay, Chris?"

"Sì mamma," borbottò, sprofondando lentamente nel divano. Voleva solo che smettesse di parlare così da potersi guardare il suo film della Disney in santa pace.

"Staremo bene Rebecca; vai, prima che Chris si ammali a forza di dire 'sì mamma' un milione di volte. Ho tutto sotto controllo," la rassicurai, spingendo i due adulti verso la porta.

"Okay, okay, ce ne andiamo." Rebecca ci diede un bacio sulla guancia; Chris borbottò, mentre cercava di togliersi il lucidalabbra dalla pelle. Facendo lo stesso, chiusi la porta e tornai sul divano.

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"Pollo fritto, pollo fritto!" Canticchiò Chris, seguendomi mentre mi dirigevo in cucina per preparare la cena. "Reece, fai il pollo fritto, per favore," mi pregò, appoggiandosi drammaticamente al mio braccio.

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora