Capitolo Dieci: Una migliaia di rivelazioni

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Non sapevo cosa pensare. La rissa di poco prima, un asciugamano giallo appoggiato sui capelli, mi avvicinai allo specchio e guardai il mio riflesso. Ero in piedi in un piccolo bagno all'interno della casa di Jessica. La pioggia non aveva mostrato alcuna pietà, facendomi lasciare una scia di goccioline sul pavimento mentre raggiungevo il bagno per asciugarmi.

Dieci ragazze.

Dieci bambine erano sedute sul gradino come se stessero aspettando il nostro arrivo. Un'anziana signora mi aveva fatto quasi prendere paura quando mi accorsi della sua presenza, al lato della porta. I suoi spettrali occhi blu sembravano riuscissero a vederti attraverso. Un lampo di preoccupazione attraversò il suo sguardo quando vide Jessica tra le mie braccia.

Potevo dirvi con certezza una cosa, ovvero che le bambine non si aspettavano che attraversassi la porta d'ingresso, soprattutto con Jessica svenuta tra le mie braccia. Alcune di loro si avvicinarono a Charlotte e Cristina, continuando a guardarmi con gli occhi spalancati. Si comportavano come quando qualcuno cercava di scappare da un orso o un leone che lo vorrebbe sbranare nell'arco di qualche secondo. Si alzarono lentamente, ma rimasero immobili a guardarmi.

Dopo aver messo Jessica sul divano, l'anziana signora, Silvia, mi disse gentilmente dove potevo trovare il bagno per asciugarmi. Ero rimasto lì per circa quarantacinque minuti perché non sapevo come comportarmi.

Dieci bambine? Jessica aveva undici sorelle, inclusa la ragazza bionda e aveva un'anziana signora come tutrice? Non aveva senso. Comunque, in quel momento, quello non era il problema principale. No, ciò che mi interessava realmente era sapere chi fossero quegli imbecilli che avevano fatto avere a Jessica un attacco di panico sul dannato tetto di un edificio. Chi diavolo pensano di essere?

Le mie dita strinsero l'asciugamano che tenevo tra le mani. Ciò che avevo fatto non era abbastanza. Avrei dovuto scaraventarli giù dall'edificio, o al massimo renderli incoscienti cosicché sperimentassero l'ipotermia o qualcosa di simile. Soprattutto l'ultimo ragazzo. L'avevo lasciato andare troppo facilmente. Scommettevo che anche lui fosse causa del tormento di Jessica come gli altri due. Ma Charlotte e Cristina sembravano conoscerlo. Ancora prima che potessi colpirlo, le ragazze mi urlarono di fermarmi. Perché? Non ne avevo idea. Avrei solo preferito fargli qualcosa, invece che lasciarlo andare via senza nemmeno un graffio.

Un leggero rimbombo di un tuono risuonò nella casa e sentii un po' di confusione provenire dall'esterno. Mi misi l'asciugamano attorno al collo ed uscii lentamente dal bagno fermandomi sotto l'arcata del salotto, dove si trovavano tutti. Sbirciai nella stanza. Jessica ora era seduta e, fortunatamente, sembrava illesa. Forse era stato davvero un attacco di panico.

Silvia si alzò dalla sedia e si sedette di fianco a Jessica, stringendole delicatamente la mano tra le sue. Erano così ossute, le osservai. Veramente questa signora si prendeva cura di tredici ragazze? Che qualcuno le dia una medaglia, io non riuscivo neanche a badare a Chris!

"Come stai, cara?" Le chiese, con voce roca. Jessica strinse la coperta attorno a lei. Era così arrotolata dentro ad essa da sembrare un burrito di grandezza di umana.

"Sto bene, Silvia," la rassicurò Jessica dolcemente. Si voltò verso le ragazze e sorrise loro, debolmente. "Sto bene, ragazze, davvero. É stata solo un'altra di quelle notti."

Cosa dovrebbe significare questo? Pensai amareggiato.

"Non possono esaurirsi queste notti?" Chiese qualcuno. Una bambina della stessa altezza di Chris ne spinse un'altra per correre al fianco di Jessica, stringendole la vita, mentre Jessica ricambiava avvolgendole un braccio attorno.

"Forse in futuro, piccola," le rispose Jessica, abbracciandola.

"Perché devono essere così cattivi?" Domandò, un'altra. Conoscevano Rory e i suoi amici?

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora