Capitolo Trentanove: Un migliaio di potenziali futuri

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"Bleah, prendetevi una stanza. Per favore."

"Siamo in una stanza. Ora levati dalle palle."

Jessica, reagendo come al suo solito colpendomi sulla spalla per le mie imprecazioni, alzò gli occhi al cielo e strisciò via da me. Caddi sul letto al suo fianco con un sospiro arrabbiato ed uno sguardo puntato esclusivamente sulla trionfante Kristy. Non era affatto dispiaciuta di avere interrotto la nostra sessione di limonate - una delle tante da quando io e Jessica avevamo risolto i nostri problemi e ogni rancore persistente si era dissipato.

Era passato un po' di tempo. La mia relazione con Mark e Rebecca era ancora abbastanza tirata, però la tensione si era attenuata in confronto ai primi giorni in seguito alle loro azioni. Mio padre, o almeno così avevo sentito, aveva impacchettato tute le sue cose ed era tornato a casa sua, con grande sollievo da parte mia. Dal momento che non era più in città, non mi infastidiva più.

Le cose erano, con calma, tornate alla normalità. I sabato sera a guardare film della Disney mangiando le crocchette di pollo con Chris e Jessica, i pranzi in caffetteria, le sessioni di studio dopo scuola, le visite all'orfanotrofio e, più importante, i gesti d'affetto di cui ero carente.

E diventavo irritante quando questi gesti d'affetto venivano interrotti da una ragazzina di quindici anni che bussava ed ignorava l'ordine di non entrare in camera.

"So che le cose tra di voi vanno di nuovo alla grande," cominciò Kristy entrando nella stanza, notando ovviamente i capelli scompigliati di Jessica ed il mio sguardo assassino, "ma se pianifichi di dare a Jessica la sua prima volta, mi auguro tu non lo faccia in un orfanotrofio pieno di bambine."

"Oh mio Dio, Kristy!" Esclamò Jessica, imbarazzata. Si coprì il volto con le mani, mentre il mio sguardo d'odio veniva sostituito da uno divertito.

Le posai un braccio sulla spalla, sogghignando, e la avvicinai a me nonostante stesse cercando di nascondersi e appoggiò la fronte sulle ginocchia. "Non preoccuparti, piccola. Farò sì che la tua prima volta sia più speciale di così," le dissi scherzando, anche se non ero del tutto ironico. L'orfanotrofio non era decisamente il posto in cui fare l'amore per la prima volta. Definitivamente no.

"Ti odio," mormorò Jessica a bassa voce, ancora coperta, "Vi odio entrambi."

Risi per la sua reazione prima di dire, "Cosa vuoi, Kristy?"

"Oh, le bambine volevano che scendeste e vi uniste a noi per disegnare coi gessetti. Ma se siete troppo impegnati a fare le vostre cose da zozzi all'orfanotrofio..."

"Oh sì," dissi, "Qui le cose si stavano facendo davvero zozze, quindi se puoi chiudere la porta quando te ne -"

"Non stavamo facendo cose zozze!" Piagnucolò Jessica, colpendomi nuovamente sul petto prima di saltare giù dal letto. I suoi passi contro il legno erano forti e pesanti. Non potei evitare di sorridere mentre la seguivo, così come Kristy non riuscì ad evitare di esplodere in una risata.

"Dai, Jessica," la chiamai ridendo, quando uscii nel buio. Sembrava che tutte le bambine fossero in giardino, avessero un gessetto in mano e stessero disegnando sui loro cartoncini neri o sulla parete di mattoni come se fosse la loro tela personale. Darcy alzò lo sguardo nel sentire la mia voce ed abbandonò subito l'arcobaleno che stava disegnando per venirmi ad abbracciare.

Nonostante Jessica avesse l'abilità di rilassarmi con qualche parola e qualche gesto, vedere il sorriso a trentadue denti di Darcy mi riscaldò il cuore. Era veramente pazzesco vedere il suo cambiamento - il suo cambio di personalità. Era così timida la prima volta che l'avevo incontrata, i suoi occhi erano pieni di innocenza mentre mi guardava con la bambola in mano. C'era una piccola parte di me che rivedevo in Darcy. Dopo essere venuto a conoscenza della sua storia, quando abbassò le difese nei miei confronti proponendomi qualcosa di così semplice come salire dalle scale e giocare con lei.

A Thousand Words - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora