Grazie

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I due rimasero lì per svariati minuti.

Non avevano nessuna fretta. Tutto passava in secondo piano. La cosa fondamentale in quel momento era che Jay si riprendesse da quello stato in cui di trovava.

Ci volle un po' prima che il giovane iniziasse a calmarsi, ma fortunatamente ciò avvenne.

Pian piano il detective iniziò a rilassarsi sotto il tocco della collega. Lei poteva sentire i muscoli del giovane diventare via via sempre meno rigidi.

Alla fine Jay si lasciò andare, stanco e provato dall'accaduto. Poggiò il capo sulla spalla di Hayley tenendo gli occhi chiusi continuando a respirare come faceva lei sentendo ancora i vari movimenti che lei faceva con la mano che era ancora poggiata sull'addome della collega.

Menomale che c'era lei, era arrivata al momento giusto. Halstead si era convinto che quella volta non ce l'avrebbe fatta se lei non fosse stata lì. Non aveva avuto nemmero la forza di chiedere aiuto. Era stato l'attacco di panico peggiore che aveva avuto in tutta la sua vita.

Di solito in momenti come quello il detective non faceva avvicinare nessuno a lui, solo suo fratello poteva toccarlo. Solo lui riusciva a calmarlo.
Ma lui non era lì in quel momento e non aveva neppure potuto chiamarlo.

Hailey, però, aveva un non so che di speciale, lei era diversa dagli altri. Lavoravano insieme da un paio d'anni ormai, avevano imparato a conoscersi e Jay aveva capito che poteva fidarsi di lei.

La giovane sapeva quando avvicinarsi e come, se parlare o rimanere in silenzio. Era un supporto prezioso per il detective in quei momenti in cui il su PTSD e gli attacchi di panico si presentavano.

Fortuna che era arrivata lì al suo fianco, menomale che lo aveva trovato.

Una volta calmatosi Jay aprì gli occhi e guardò il cielo azzurro per qualche istante senza dire nulla. La giovane, dopo essersi tranquillizzata anche lei nel vedere che il collega si era ormai ripreso, prese un fazzoletto dal pacchetto che teneva in tasca e glielo diede.

- Tieni, asciugati un po' il viso, sei tutto sudato. - gli disse

Il ragazzo fece come gli era stato detto continuando a respirare profondamente guardando il cielo limpido sopra di lui. Farlo aveva un effetto calmante su di lui.

Dopo aver atteso qualche altro minuto poi Hailey di rivolse nuovamente a Jay.

- Se te la senti potremmo andare in macchina.

Jay era un po' titubante, sarebbe riuscito a muoversi? Si sarebbe retto in piedi? Si sentiva così stanco, così debole.
Alla fine però capì che non potevano restare lì per sempre e dopo aver risposto con un lieve cenno del capo in segno di consenso lei lo aiutò ad alzarsi.

Una volta che il detective fu abbastanza stabile, dopo che lui ebbe staccato la mano dal muro dal quale si stava anche reggendo, sapendo di non poter dare tutto il suo peso ad Hailey, i due uscirono dalla villa dirigendosi verso la loro auto.

Erano stati costretti ad aspettare qualche minuto prima dl muoversi poiché il cambio di posizione, forse anche a causa dell'iperventilazione, aveva provocato al detective dei capogiri.

- Sei pronto? Possiamo tornare al distretto? - chiese poi Hailey dopo essersi sistemati in macchina.

Anche in quel caso Jay era d'accordo, ma rispose solamente con un altro cenno affermativo del capo. Era troppo stanco anche per parlare.

Così la giovane mise in moto e partì, dando inizio al loro silenzioso viaggio.

Prima di rientrare al distretto, però, la detective si fermò per acquistare una bottiglietta d'acqua per il collega che se ne stava rivolto verso il finestrino a guardare fuori senza profferire parola e senza accorgersi di ciò che stava succedendo.

Una volta rientrata in auto fu lei ad attirare la sua attenzione.

- Prendi questa e bevine un po'. Ti farà bene.- gli disse in modo premuroso.

A quel punto aprí la bottiglietta e la passò al ragazzo.

Lui si girò e guardandola negli occhi disse con un filo di voce

- Grazie -

Bevve qualche sorso e poi la ridiede alla collega che dopo aver rimesso il tappo ripartí verso il distretto.

Ci volle circa un quarto d'ora, venti minuti prima di arrivare.

Upton posteggiò l'automobile ed osservando il collega notò che si era profondamente addormentato con la fronte poggiata al finestrino.

Era combattuta sul da farsi, se svegliarlo oppure no. Gli piaceva così tanto vederlo dormire ed in più pareva averne davvero bisogno. Ciò che aveva vissuto in precedenza gli aveva di sicuro tolto tante energie.

Sembrava finalmente così tranquillo, rilassato, anche se di tanto in tanto il suo corpo scattava, era come se saltasse in aria.

Purtroppo però lei sapeva di non poterlo lasciare lì per permettergli di ricaricare le batterie. Non era il momento, c'era del lavoro da fare ed avevano già ritardato tanto. Voight avrebbe di sicuro chiesto spiegazioni.

Delicatamente, come suo modo di fare, la giovane decise quindi di svegliarlo toccandogli il braccio. La cosa si dimostrò ardua poiché non ottenne risultato.

- Forse dandogli un bacio sulla guancia...- pensò.

Lo fece, ma ancora una volta non ottenne nulla.

Niente sembrava riuscire a svegliarlo.

Hailey stava iniziando a preoccuparsi. E se non stesse dormendo? se fosse svenuto? Se non si fosse trattato di un attacco di panico ed il suo collega avesse davvero qualcosa di più grave?

Decise di fare un ultimo tentativo e se non avesse ottenuto risposta nemmeno in quel caso sarebbe ripartita e lo avrebbe portato in ospedale. Piano piano, quindi, si avvicinò al suo orecchio e gli disse:

- Ehi Jay devi svegliarti, siamo arrivati al distretto.

Dopo averlo ripetuto più volte, quando stava ormai per desistere e per ingranare la marcia per partire diretta in ospedale si udì un leggero brontolio e poi finalmente Halstead aprì gli occhi.

Li strofinò con le mani e pian piano e una volta pronto iniziò a scendere dall'auto.

I suoi movimenti erano lenti e goffi. Inciampò varie volte prima di raggiungere l'entrata del distretto. La collega lo aiutò a rimanere in equilibrio standogli vicino per qualsiasi evenienza.

Entrati nel distretto Hayley tirò Jay verso gli spogliatoi facendo in modo di essere lontano dagli occhi indiscreti dei colleghi che vedendolo avrebbero iniziato a tempestarlo di domande. Doveva permettergli di riprendersi del tutto prima di unirsi agli altri.

Reazione emotivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora