Il resto della giornata era trascorso in maniera tranquilla. Dopo aver parlato con il capitano i due colleghi erano poi tornati al distretto.
Non appena arrivati, Jay ed Hailey, avevano informato i colleghi di ciò che avevano discusso con Logby.
Unendo le loro novità con le scoperte fatte gli altri colleghi iniziarono a cercare qualche strada che potesse portarli a trovare la soluzione del loro caso.
Purtroppo, nonostante tutte le novità emerse il gruppo si ritrovò ugualmente ad un punto morto. Furono costretti, quindi, a riportare in rassegna nuovamente tutte le prove e le informazioni che avevano.
Jay, a differenza degli altri, dopo tutto ciò che aveva passato, aveva ottenuto il resto della giornata, il pomeriggio, libera.
Non era stata sua richiesta. Fosse stato per lui sarebbe rimasto a lavorare, ma Voight ormai lo conosceva bene e lo considerava come un figlio.Una volta che il detective e la collega furono tornati al distretto, infatti, gli bastò guardarlo in faccia, dall'altro del suo ufficio, per capire che il giovane non si sentisse affatto bene e che ne avesse passate già tante quel giorno. Per questo Vought decise di mandarlo a casa senza possibili discussioni.
Uscito dal distretto si sedette in macchina, ma non parti subito. Rimase diverso tempo lì, fermo nel parcheggio a riflettere su tutto ciò che era accaduto in quei due giorni.
Iniziò poi a girovagare senza meta con la macchina tra le vie della città per giungere poi ore dopo a casa sua.Erano circa le 17 quando aprì la porta del suo appartamento. Ripose la giacca su una sedia e chiavi e portafoglio nello svuotatasche presente all'entrata e si diresse sul divano gettandosi a peso morto su di esso.
Non aveva voglia di fare nulla. Se ne stava lì con mille pensieri che fluivano di continuo nella sua mente. Voleva, però, assolutamente distrarsi, doveva riuscire a mettere uno stop a tutti quei pensieri che gli riempivano la testa e così decise di provare a guardare un po' di TV.
Nulla, però, riuscì ad attirare la sua attenzione o per lo meno a mantenerla e quindi, alla fine, si ritrovò a fare zapping tra i canali senza preferire alcunché.
Poco tempo dopo il suo telefono iniziò a suonare. Il detective era stanco, aveva voglia solo di dormire, aveva chiuso anche la televisione. Nonostante ciò decise di alzarsi e prendere il cellulare.
Era così stanco. I suoi spostamenti erano così lenti e svogliati. Fortunatamente la persona dall'altro lato del telefono decise di fare squillare il telefono fino allo scattare della segreteria.
Giunto al tavolino dove aveva lasciato le sue cose, Jay prese in mano il telefono e lesse sul display il nome di chi lo stava chiamando.
Era Will, suo fratello, era lui che gli stava telefonando. Il detective sapeva che il dottore era preoccupato per lui e così decise di rispondergli per tranquillizzarlo un po'.
- Ehi fratellino - rispose una voce stanca e sofferente - come stai? -
- Sto bene - rispose Jay rimanendo un po' stupito udendo la strana voce del fratello. In quel momento però il detective non disse nulla. Ipotizzò che il tono di suo fratello potesse essere dovuto ad una giornata estenuante a lavoro.
- Sono contento di sentirlo. Sempre che tu mi stia dicendo la verità. - affermò Will titubante vista la tendenza di Jay a mentire sul suo stato di salute.
Il detective non amava darsi vedere debole e dunque difficilmente ammetteva di stare male e soprattutto solo con poche persone.
- Si, ti sto dicendo la verità tranquillo. Sono solamente un po' stanco. Tu piuttosto, è da stamattina che sembri strano. - rispose lui approfittando del momento per chiedergli cosa stesse succedendo a lui.
- Tranquillo, sto bene. È una giornata piena e sono sovraccarico di lavoro. - mentì Will.
Non voleva aggiungere altre inutili preoccupazioni a suo fratello. Non in quel momento per lo meno.- Ok. - disse il detective fingendo di credergli, ma rimanendo comunque abbastanza titubante.
Dopo poco i due fratelli si salutarono. Will era stanco ed aveva bisogno di riposo e Jay non era da meno.
Il dottore inoltre veniva controllato da Meggie, la quale si assicurava che il suo caro amico non si stancasse eccessivamente.Dopo aver finito la telefonata poi Will posò il cellulare sul comodino cercando di riprendere fiato. Aveva il fiatone e respirava in modo abbastanza rapido ed era completamente senza un briciolo di energia. Aveva fatto di tutto per cercare di parlare e di apparire il più normale possibile, ma aveva trascurando la cosa più importante per lui in quel momento: il doversi riposare avendo subito da poco un intervento.
Il dottor Choi, ma anche Maggie e tutti i medici che erano andati a trovarlo gli avevano raccomandato assoluto riposo, ma i pensieri di Will erano concentrati su suo fratello e ciò gli impediva di restarsene calmo e tranquillo a letto.
Proprio per permettergli di rilassarsi un po', alla fine Maggie aveva acconsentito a concedergli di fare una chiamata.
Jay, invece, dopo aver chiuso la telefonata, stava per tornarsene sul divano quando, la sua attenzione fu attratta dalla busta dattagli dal comandante, che sporgeva dalla tasca del giubbotto che aveva poggiato su una sedia non appena arrivato a casa.
Immediatamente la prese e rimase per qualche istante immobile a fissarla. La girava e la rigirava tra le mani cercando dentro di sé il coraggio per aprirla.
Alla fine si fece vincere dalla curiosità ed alla fine, strappò la busta, tirò fuori il foglio ed iniziò a leggerne il contenuto.
Ogni parola letta era per lui un colpo al cuore. Le sue mani iniziarono a tremare e via via poi tutto il suo corpo. Si sentiva come se gli mancasse l'aria. Qualcuno aveva prosciugato tutta quella presente nella stanza in cui si trovava ed i suoi polmoni non erano in grado di fare il loro lavoro.
Lasciò cadere la lettera sul pavimento e rimase immobile come fosse una statua.
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Reazione emotiva
AventuraJay è impegnato in un caso che coinvolge l'uccisione di un suo collega dell'esercito, un ranger proprio come lui. Riuscirà a gestire la cosa rimanendo professionale? O qualcosa creerà in lui delle ripercussioni a livello fisico e psicologico?