Ancora di salvataggio

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Jay era completamente sotto schock. Se ne stava bloccato in sé stesso in un angolo. Nessuno riusciva ad avvicinarsi a lui. Era come se avesse creato un grande muro attorno a sé che respintesse chiunque fosse lì con lui.

La risposta della dottoressa aveva fatto breccia nel suo cuore, lo aveva ferito. Le sue parole lo avevano investito come un treno in corsa che passa sui binari.
Per quanto potesse essere dura la situazione, però, mai nessuno si sarebbe aspettato che lui reagisse in quel modo.

Il detective Halstead non era una persona cattiva, anzi al contrario. Si faceva in quattro per aiutare gli altri anche a costo di mettere sé stesso in secondo piano.

Una cosa che lo terrorizzava da sempre era il poter fare del male alle persone a cui teneva, soprattutto se si trattava di suo fratello l'unico suo familiare ancora in vita. 

L'essere venuto a conoscenza, quindi, di ciò che aveva fatto e la modalità con cui ciò era avvenuto, lo avevano portato a crollare completamente.
Era caduto in una crisi profonda anche perché tutto era accaduto in un momento in cui lui era vulnerabile e si stava lasciando andare.

A lavoro stavano indagando su un caso particolare che coinvolgeva Jay in prima persona. Esso riguardava, infatti, il periodo in cui lui era militare, momenti che lui una volta abbandonato quel tipo di vita, aveva fatto di tutto per dimenticare.

In quel momento il detective aveva perso il controllo delle cose lasciando che tutto avesse il sopravvento su di lui e ciò aveva determinato che tutto andasse a rotoli.

Jay cercava di non perdere mai il controllo perché in quei momenti non sapeva cosa sarebbe potuto accadere, cosa avrebbe potuto fare. Spesso evitava di prendere anche dei farmaci che per lui erano necessari preferendo soffrire proprio per evitare che ciò accadesse.

Alla fine aveva avuto la conferma che i suoi timori erano fondati.

La sera in cui aveva fatto involontariamente del male a suo fratello infatti, Jay aveva solo la "colpa" di essersi addormentato, sentendosi tranquillo perché Will era al suo fianco.
Questo suo sonno, che all'inizio pareva essere ristoratore, si era trasformato in un incubo a causa di un sogno, un semplice incubo appunto che poi aveva determinato tutto il concatenarsi degli eventi.

Aveva avuto l'ennesimo maledetto flashback e si era ritrovato in Afghanistan rivivendo un evento, la morte della piccola Keira, che lo aveva segnato molto.  Più volte aveva cercato di opporsi a quell'episodio, a provare a far evolvere la situazione in modo diverso, ma nulla sembrava essere utile nemmeno nella sua mente.
Nonostante le piccole variazioni infatti, tutto andava a finire nel medesimo modo con Halstead che si sentiva colpevole per non averla salvata. La frustrazione lo aveva portato a tirare un pugno per terra inconsapevole che sotto di lui non vi era la terra desolata dell'Afghanistan bensì il corpo di suo fratello.

Dopo aver ricevuto la notizia di averlo ferito, nella sua mente avevano iniziato a farsi  spazio pensieri d'ogni tipo.
Il detective si stava convincendo sempre più di essere un pericolo per gli altri e ciò non poteva essere. Doveva assolutamente rimediare a tutto questo.
Ciò che era successo non doveva avvenire più e l'unico modo per proteggere tutti coloro a cui teneva era quello di rimanere solo allontanandosi.

Per aiutare Jay, in ospedale, era stato chiamato anche il dottor Charles. C'era un assoluto bisogno di un suo intervento immediato, ma nonostante fosse stato chiamato con una certa urgenza dal pronto soccorso, lo psichitra tardava ad arrivare poiché era bloccato in reparto con un altro paziente.

Nel frattempo, Meggie, il dottor Rhodes e Natalie cercavano in tutti i modi di trovare un contatto con il giovane. Non potevano e non volevano lasciarlo lì in quello stato.
Era chiuso in una palla creata con il suo corpo. Era seduto a terra le gambe piegate e le braccia che le conhebano tenendo le ginocchia vicino al petto. La testa era china in avanti nascosta tra le gambe, stava ansimando, respirava rapidamente dondolando con il corpo avanti e indietro.

Nessuno poteva invadere quella barriera che lui aveva creato, o forse però, c'era anche da considerare che i tre non erano riusciti a trovare un  modo che fosse congeniale per entrare in contatto con lui o semplicemente il momento giusto.

Jay si sentiva solo, terribilmente in colpa ed allo stesso momento non voleva nessuno vicino perché teneva di potergli fare del male.

Inaspettatamente, dopo svariati minuti, il detective si alzò da quell'angolo dove si era rintanato e si diresse verso la camera dove il fratello era stato portato.
Maggie e Connor si erano allontanati un attimo per andare a fare un'occhiata a Will e Natalie invece si era allontanata un po' per rispondere al telefono che aveva iniziato a squillarle nella borsa.

Jay rimase in piedi appoggiato contro il muro presente di fronte alla porta della stanza del fratello.
Will era lì inerme collegato a numerosi fili. Connor stava toccando alcuni pulsantu dei macchinari presenti, mentre Maggie stava aggiustando la flebo ed iniettando qualcosa  in essa.

Il detective rimase lì ad osservarlo per diversi minuti sempre in silenzio senza rispondere a nessuno e senza distogliere lo sguardo dal fratello.

Varie infermiere si erano avvicinate a lui cercando di convincerlo ad allontanarsi da lì senza però riuscirci.
Conoscevano Jay ed erano tristi nel vederlo stare lì immobile a fissare ciò che avveniva all'interno della stanza.

Alla fine, gradualmente, fu proprio il detective ad allontanarsi dalla stanza uscendo poi dal pronto soccorso camminando, sotto shock, in balia dei suoi pensieri.

Il freddo lo investì di colpo, ma lui sembrava non rendersene conto. Non aveva indossato il giubbotto che aveva tolto quando si era seduto a parlare con Will.

Nel frattempo qualcuno stava arrivando in suo soccorso. Hailey, essendo venuta a conoscenza di ciò era accaduto, mentre parlava al telefono con Natalie era salita in auto ed aveva guidato il più velocemente possibile per raggiungere l'ospedale.

Proprio mentre il collega stava uscendo dal pronto soccorso le arrivò.
Dopo averlo notato a poca distanza con la coda dell'occhio Hailey posteggiò nel primo posto disponibile scendendo rapidamente dalla macchina e correndo verso di lui.

Lei era l'unica ancora di salvezza per Jay, quella che forse avrebbe potuto fare breccia nel suo cuore. Hailey stava finalmente per raggiungere il suo marinaio che era in pericolo essendo solo ed in balia del vento.

Jay era lì, davnti a lei e barcollando cercava di allontanarsi da quel luogo che gli aveva causato solamente dolore  e sofferenza in quel momento.

Sapendo di non poter perdere tempo quindi la Upton si affrettò a raggiungerlo chiamamdolo più volte a gran voce.

- Jay, aspetta, sono qui, sono io Hailey! - ripeteva la detective.

Non ci volle molto per capire che non fosse lì presente. Il suo collega era come bloccato di fatti non si era accorto della sua presenza e continuava a camminare barcollando come se nulla fosse.

Una volta raggiunto Hailey lo prese per un braccio dicendogli cose dolci e confortanti e cingendolo poi attorno ai fianchi lo portò nuovamente verso il pronto soccorso.

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