Da quando Jay era fuggito dal Chicago Med se n'erano prese le tracce. Nessuno sapeva dove fosse finito tutti i ragazzi dell'intelligence continuavano a cercarlo.
Dopo diverse ore però non era emerso molto. Nessuno lo aveva visto i sapeva dove fosse. Purtroppo dopo tanto cercare di Jay non vi era traccia.
Le uniche cose che erano state recuperate, erano gli oggetti personali di Jay, telefono, chiavi....
Forse Jay aveva lasciato lì tutto intenzionalmente per sviare chiunque lo stesse cercando e fargli quindi ipotizzare che si fosse allontanato da lì, oppure era ancora lì vicino.
- Avete provato a chiamarlo al telefono o a rintracciarlo? - chiese Adam che aveva raggiunto Antonio con il resto della squadra.
Aveva fatto quella domanda, seppur poteese essere considerata stupida, nella speranza che almeno il telefono Halstead lo avesse tenuto con sé.
Senza dire nulla, però, Dawson mise la mano in tasca e tirò fuori il cellulare del collega.
La tristezza stava ormai riempiendo il cuore di tutti.
Erano tutti lì, sulle sponde di quel ponte ad osservare l'acqua che scorreva al di sotto di essi. Non c'erano parole, ma solo mille dubbi, mille domande che affollavano la mente: "Riusciremo mai a trovarlo?" Riusciremo mai a farlo tornare sui suoi passi?"
In loro si faceva spazio l'idea che si fosse buttato e ciò fosse stato vero ormai sarebbe stato tardi.
- E se... - disse Kevin lasciandosi intendere il resto della sua domanda...
- No! - rispose categoricamente Hailey - Jay non ha fatto una cosa del genere!
I ragazzi decisero di non mollare. Quello era un termine che non esisteva nel loro vocabolario. Dovevano continuare a cercare e così si divisero nuovamente. Jay non era semplicemente un collega, era un membro della loro famiglia.
Decisero di cercarlo ancora e nel caso non lo avessero trovato avrebbero contattato i vigili del fuoco ed i sommozzatori.Antonio fu l'unico o meglio l'ultimo a scendere dal ponte. Ognuno aveva preso direzioni diverse, ma lui no! Sentiva che c'era qualcosa, non sapeva spiegarlo, ma si sentiva attratto da quel posto. Il suo collega era lì vicino.
Guardando il ponte in altra prospettiva, infatti, notò che vicino ad esso si era formata una rientranza, come fosse una nicchia, un posto che avrebbe potuto accogliere dei barboni, persone sfortunate che non avevano una casa dove vivere.
I colleghi dell'intelligence iniziarono a mostrare la foto di Jay che avevano sul cellulare ad ogni passante, ad ogni persona che avevano incontrato sulla strada sperando che qualcuno lo avesse visto allontanandosi via via sempre più da quel ponte.
Dentro di sé, però, Dawson sentiva che il suo amico era vicino quindi decide di rimanere nelle vicinanze 950
- Perché non chiedere anche a loro? - Si chiese Tonio riferendosi agli uomini che si trovavano nella nicchia.
Essendo barboni erano tutto il giorno e tutta la notte lì. Chissà, forse, per puro caso l'avevano visto passare.
E così Antonio iniziò la sua ricerca personale, una ricerca disperata nella speranza che potesse dare esito positivo.
Avrebbe fatto di tutto per trovare il suo amico, uno dei suoi migliori amici e sperava che lui fosse sano e salvo.
- Chiedo scusa, avete per caso visto questo ragazzo? - fu la domanda che Antonio fece a tutti i barboni che incontrò in quella zona e purtroppo ottenne da tutti la medesima risposta. Gli facevano capire che non l'avevano visto scuotendo la testa.
Dawson continuò senza darsi per vinto, fin quando non si ritrovò nella parte più profonda della rientranza. A quel punto stava per gettare la spugna quando notò, in un angolo, un vecchietto tutto solo con quelle poche cose che possedeva.
Antonio ormai iniziava a credere che il suo amico non fosse lì. Ma perché mollare proprio adesso? Perché non chiedere anche all'ultima persona, l'ultimo barbone presente sotto quel ponte?
Si avvicinò a lui e dopo aver attirato la sua attenzione gli mostrò la fotografia del suo collega.
Questa volta l'anziano non scosse la testa come gli altri, ma alzò la mano e indicò un punto del ponte ancora più profondo ed oscuro.
Dawson si diresse verso il posto che gli era stato indicato e fu davvero felicissimo per ciò che vide. Con sua grande sorpresa il suo amico e collega era lì rannicchiato su se stesso nell'angolo più nascosto e segreto. Era evidente che non volesse essere trovato.
Antonio conosceva per grandi linee la situazione che Jay aveva vissuto. Ciò che però non capiva era il suo bisogno di fuggire per non farsi trovare.
Una volta che il tutto si sarebbe risolto avrebbe avuto il tempo di fargli tutte le domande che desiderava, ma adesso doveva verificare le sue condizioni e portarlo via di lì al più presto possibile, quel posto (era) buio ed umido.
- Jay, ehi amico mi senti? Sono io, sono Antonio rispondimi. - disse il detective anziano cercando il più possibile di attirare la sua attenzione.
Ma lui non rispondeva era lì sembrava addormentato. I suoi occhi erano completamente chiusi.
Era forse svenuto o era una tattica che metteva appositamente in pratica per non rispondere?
Il suo corpo gelido, i suoi muscoli rigidi. Subito il detective anziano pose le dita sul suo collo per verificare attraverso la carotide se vi era il polso. Fortunatamente quando toccò la zona a lui necessaria lo sentì. Il battito era lento e debole, ma era presente.
Il problema però era che non riusciva a far riprendere il collega. Jay era svenuto. Nonostante lo scuotesse un po', lui non dava cenno di svegliarsi,
Dawson doveva assolutamente portarlo via di lì, quel posto era così umido, proprio ciò di cui il suo amico non aveva bisogno in quel momento.
Avendo bisogno di aiuto e di suoi medico, prese il suo telefono dalla tasca ed anche quello di jay per vedere se uno dei due prendesse, ma in quella zona non c'era campo.
Il giovane detective doveva essere portato via di lì il più velocemente possibile era bagnato fradicio.
Chissà da quanto tempo era stato lì in quelle condizioni.
Antonio pensò di uscire per chiamare i soccorsi ed i colleghi, ma non se la sentiva di lasciarlo solo.
Decise quindi di farsi carico di tutto il suo peso ponendoselo sulle sue spalle ed iniziando a trasportarlo con sé. Una volta giunto quasi fuori da quel cunicolo impervio, quando i cellulari ripresero a prendere chiamò l'ambulanza e i colleghi per informarli che lo aveva finalmente trovato e per fare in modo che lo raggiungessero per dargli una mano.
STAI LEGGENDO
Reazione emotiva
AdventureJay è impegnato in un caso che coinvolge l'uccisione di un suo collega dell'esercito, un ranger proprio come lui. Riuscirà a gestire la cosa rimanendo professionale? O qualcosa creerà in lui delle ripercussioni a livello fisico e psicologico?