Incontro

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Finalmente Will aveva raggiunto il suo intento, andare via dall'ospedale e tornare a casa. Una volta giunti bel suo appartamento avrebbe avuto maggior e libertà e si sarebbe potuto incontrare più facilmente con Jay.

Proprio mentre si trovava al bancone delle infermiere vicino a Maggie a firmare i documenti di dimissione, però, il detective fece il suo ingresso al pronto soccorso.

Il giovane ringraziò il dottor Choi che lo aveva accompagnato dicendogli che ancora una volta che stava bene e che se avesse avuto qualche altro malessere lo avrebbe contattato di certo.
Il detective era riuscito a convincerlo infatti poi i due si salutarono ed Ethan si allontanò dirigendosi verso l'uscita per raggiungere la sua auto.

Il dottore decise di fidarsi, aveva già preso un impegno che non poteva disdire all'ultimo minuto e quindi non poteva restate oltre lì in ospedale.
Inoltre poteva stare tranquillo poiché, se fosse stato male, trovandosi in un pronto soccorso, avrebbe potuto ricevere l'aiuto necessario.

Jay era diretto proprio verso il bancone delle infermiere. Voleva chiedere dove si trovasse suo fratello e fu lì che lo vide. Era cinereo in viso, affaticato, seduto che cercava di firmare delle carte.

- Will - lo chiamò debolmente.

Piano piano a causa anche del dolore che ancora provava, lui si girò ed i loro occhi si incontrarono. In un certo qual modo il dottore era felice che fosse lì, d'altro canto, però, avrebbe preferito incontrarlo in un altro luogo per avere il tempo di presentarsi diversamente, magari dopo essersi fatto una doccia per darsi una ripulita.

Indossava ancora i pantaloni che il fratello gli aveva prestato e sopra la maglia dell'ospedale che aveva messo per poter andare via visto che quella che aveva era stata tagliata per permettere ai medici di aiutarlo.

- Jay, che succede? Che ci fai qui? - domandò il dottore affaticato iniziando a preoccuparsi.

- Ho bisogno di parlarti - disse il detective con voce tremante.

Natalie si offrì di terminare le scartoffie in modo tale che i due potessero parlare per qualche minuto.

I fratelli quindi si appartarono andando verso la sala medici per discutere seduti comodamente sul divano.

- Cos'hai Will? È da questa mattina ce non hai una bella cera. - chiese immediatamente Jay osservando con attenzione il fratello.

- Senti chi parla. E tu? Sembri un fantasma che cammina. - rispose in modo sarcastico Will cercando di sembrare il più normale possibile. Poi aggiunse cercando di cambiare argomento, sviando l'attenzione del detective da sé chiese - come è andato l'incontro alla base militare? -

- Piuttosto bene direi. Però il fatto di stare lì mi faceva sentire male - disse Jay.

- Immagino.. ti faceva ricordare il tuo periodo in guerra. E il tuo PTSD è diventato difficile da controllare. - aggiunse il dottore.

- Sì esatto - disse il detective - ho rivissuto in questi giorni dei momenti che avevo cercato di dimenticare. Anche quando mi hai svegliato io ero lì in Afghanistan. -

- Dev'essere davvero dura - aggiunse Will - ne dovresti parlare con qualcuno. Credo ti aiuterebbe. - disse Will.

Gli faceva male il cuore nel vedere suo fratello distrutto e sofferente. 

- C'è altro che non sai - sottolineò Jay.

Detto ciò iniziò a raccontargli dal principio o per lo meno ci provò, essendo emotivamente coinvolto.
Iniziò a raccontare del caso, della bimba, dei sogni, del suo malessere.

Ora finalmente tutto stava iniziando ad avere un senso ed un profondo senso di tristezza si stava facendo sempre più strada nel cuore del dottore.

Il detective era un fiume in piena, con il fratello era sempre riuscito a parlare, se pure appariva difficile iniziare, non appena partito tirava fuori tutto senza fermarsi.

Era stato così fin da quando erano piccoli e discutevano nella cameretta che condividevano.

Quella occasione non faceva eccezioni.

- Prima di andare via il capitano mi ha dato questa - disse Jay prendendo la busta dalla tasca del giubbotto e dandola al fratello con mani tremanti.

- L'hai già aperta?- domandò il più anziano degli Halstead.

- Si, vogliono avermi sotto copertura alla base di Chiacgo... Ma io non posso Will, io non ce la faccio. - il detective continuava a parlare piangendo disperatamente. - Secondo Logby c'è una talpa nella base ed altri colleghi sono in pericolo, forse anche io ed il capitano stesso. Secondo lui solo io posso scoprire cosa c'è sotto.-

Mentre parlava stava nuovamente iperventilando e la nausea, a causa della sua ansia, si stava ancora una volta impossessando del suo corpo.

- Will io.. devo.. - cercò di dire, ma prima di poter finire la frase vomitò qualcosa.

Ormai era diventato un meccanismo di difesa che si innescava ogni qual volta era teso o in ansia.  Anche in quel momento aveva iniziato infatti ad emettere conati cercando di svuotare lo stomaco.

Will immediatamente si sporse leggermente in avanti per supportare Jay, ma anche lui stava male, le forze lo stavano abbandonando piano piano.

Stava chiedendo troppo al suo corpo. Prima di lasciarsi andare però, voleva risolvere la questione di suo fratello, o per lo meno trovare qualcuno a cui affidarlo per poter superare tutto quanto.

Lui era lì, pronto a contenere gli sfoghi del fratello, a sostenerlo in tutto e per tutto, ma quella volta, la situazione andava ben oltre quello che lui avrebbe potuto fare.
Il dottore desiderava inoltre non farsi vedere mentre stava male o crollava sfinito, non voleva aggiungere ansia e preoccupazione nel detective

- Jay ascoltami, respira profondamente e cerca di calmarti. Ascolta la mia voce. Risolveremo tutto. Non posso prometterti che non andrai sotto copertura, ma ti giuro che faremo di tutto perché, se ci dovessi andare, tu stia bene. - disse il dottore cercando di calmare i continui conati del detective che mediante i quali cercava di svuotare uno stomaco in cui non vi era più nulla.

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