Mentre Will, giunto in ospedale, stava ricevendo l'aiuto che gli serviva, Jay ed Hailey dopo essere passati al distretto per prendere dei documenti si diressero verso la base militare posteggiando lì davanti.
Erano le 8:45 quindi erano giunti sul posto in anticipo. Mancavano 15 minuti per il loro appuntamento.
Jay era sempre più teso e nervoso e ciò si evinceva dalla rigidità muscolare che aveva ed inoltre dal modo scontroso con cui rispondeva alle domande di Hailey.
Ovviamente era consapevole che stava trattando male la sua collega e sapeva anche che la sua collega non meritava un trattamento simile.
Così decise di darle una spiegazione per motivare il suo comportamento.
Lei doveva sapere, anche se lui era perfettamente consapevole che parlarne per lui sarebbe stato difficile.- Hailey io... Ho bisogno di parlarti...- iniziò il detective
- Dimmi... - rispose lei
- Devo darti una spiegazione... È giusto che tu sappia il perché del mio comportamento.- le disse
- Jay che ti capita di stare male in questo modo vuol dire che hai vissuto qualcosa che ti ha segnato molto, ma non sei obbligato a darmi delle spiegazioni. - aggiungere dolcemente la giovane.
- No, è giusto che tu sappia perché mi sono comporto così. Voglio che tu sappia cosa sta succedendo.
Hailey allora rimase in silenzio pronta ad ascoltare ciò che Jay voleva raccontarle.
- Tutto è cominciato durante i vari tour che ho fatto. Ho visto credo ogni sorta di atrocità. Tanti soldati sono morti davanti ai miei occhi, tanti giacevano a terra feriti, sanguinanti ed imploravano di morire, chiedevano di essere uccisi... - cominciò a raccontare Jay - Ma c'è qualcosa che mi ha segnato davvero tanto. Eravamo in Afghanistan, erano mesi ormai che combattevano in quella terra arida e desolata. Avevamo fatto conoscenza con la gente del posto e buona parte di essa ci adorava. Ci considerava come i liberatori, e noi cercavamo in tutti i modi di proteggerli. Loro non avevano colpa, non avevano causato la guerra, anzi non l'avevano mai voluta. L'unica cosa che chiedevano era di vivere in tranquillità con le loro famiglie. Nel villaggio che si trovava vicino alle base militare, viveva una famiglia composta da madre, figlia e dalla nonna. Il padre della piccola era morto alcuni mesi prima colpito da un proiettile vagante tea atroci sofferenze. La piccola si chiamava Keyla.... -
A questo punto Jay si fermò, aveva gli occhi lucidi con le lacrime che minacciano di scendere, ancora una volta, copiose sul suo viso.
Se ciò fosse accaduto di sicuro non sarebbe riuscito a continuare a raccontare e la collega doveva sapere, era giusto così.I due erano partner, sia nel lavoro che nella vita, quindi lui non poteva più nasconderle nulla.
Quindi, respirando profondamente cercando di ricacciare indietro le lacrime si preparò a continuare il suo racconto, con voce un po' più tremante.
Hailey, intanto, era lì, immobile, che ascoltava in silenzio con il cuore a pezzi.
- La bambina si chiamava Keyla, era così carina, avresti dovuto conoscerla... era così piccola, eppure sprizzava energia da tutti i pori - disse quindi Jay con un sorriso amaro sul volto. - Aveva i capelli, ricci di colore castano, la pelle scura ed i suoi occhi verdi risaltavano molto.
Lei ci allietava le giornate, era come quel raggio di sole che si intravede tra le nuvole in una giornata uggiosa.
Veniva a trovarci davanti alla base tutti i giorni, ci saltellava attorno, correva e si divertiva lì con noi. Sembrava che la guerra non la toccasse, non si faceva abbattere da nulla. In alcuni momenti di vedeva che era spaventata, ma non perdeva mai la sua giovialità, la sua voglia di essere felice. Un giorno ha detto una frase che mi è rimasta impressa e che quel giorno mi sono fatto poi tradurre da una persona del posto che conosceva più o meno la nostra lingua. Recitava più o meno così, anche se non lo ricordo benissimo: "alhayat jamilat , 'iinaha tastahiqu 'an naeishaha hataa alnihaya ". Non parlo arabo, ed è passato del tempo, ma il suono doveva essere più o meno questo. Significa: la vita è bellissima, merita di fino all'ultimo.
Lo aveva sentito dire da sua madre e sua nonna.
Era così intelligente e vivace. Una piccola grande, di più rispetto all'età che aveva e la vita l'aveva messa già difronte a grandi sofferenze.
Quando l'ho conosciuta aveva solo cinque anni e poco prima aveva assistito alla morte del padre colpito da un proiettile vagante. -A questo punto Jay si era fatto sopraffare dalle emozioni e dai ricordi e non riuscendo più a trattenersi aveva cominciato a singhiozzare disperatamente. Ciò che era accaduto alla piccola lo aveva davvero segnato nel profondo dell'anima.
Anche Hailey stava soffrendo. La storia che il detective le stava raccontando era molto triste ed inoltre le faceva male il cuore vedere il suo collega, la persona che amava in quelle condizioni provando tanto dolore.
- Jay.. - lo chiamò lei con tristezza nella voce, ma cercando anche di consolarlo senza aggiungere altro.
A modo suo stava cercando di rincuorarlo standogli vicino senza essere troppo invadente accarezzandogli la spalla.
Il giovane Halstead, intanto, dopo aver fatto un enorme sospiro continuò. Aveva intenzione di raccontarle tutto, era giunto però alla parte più complicata della storia.
- Quel giorno, uno come tanti altri, era venuta a salutarci. Io, Jeff ed altri colleghi eravamo davanti alla base militare e lei ci sorrideva e ci saltellava gioiosamente intorno. Era bellissimo vederla. Era il raggio di sole nella tempesta, in mezzo a all'orrore che genera la guerra.
Guardandomi in giro, mi sono accorto però che qualcuno ci stava osservando. Qualcuno era nascosto dietro le dune potevo vedere l'ombra generata dal riflesso del sole. Era un uomo ed aveva un fucile con sé. Si notava che lo stava preparando per colpirci. Ho fatto cenno ai miei compagni di prepararsi per la minaccia che era in agguato, ero consapevole che volesse attaccare noi... Già, per noi soldati il rischio di ricevere attacchi a sorpresa era sempre presente, ma lei non c'entrava nulla. Ho iniziato a correre all'impazzata per raggiungerla, dovevo proteggerla. Era un'anima candida e pura, senza colpe.
E pensare che le ero quasi arrivato vicino quando... - il detective a quel punto interruppe il suo racconto, stava piangendo come una fontana ed ansimava. Teneva i pugni stretti sulle ginocchia, ma stava cercando di continuare a raccontare.Nonostante la sofferenza che stava provando in quel momento Jay non aveva nessuna intenzione di fermarsi. Doveva finire assolutamente di raccontare quella storia ad Hailey. Era una pagina della sua vita che era rimasta sepolta per troppo tempo...
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Reazione emotiva
AdventureJay è impegnato in un caso che coinvolge l'uccisione di un suo collega dell'esercito, un ranger proprio come lui. Riuscirà a gestire la cosa rimanendo professionale? O qualcosa creerà in lui delle ripercussioni a livello fisico e psicologico?