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Ai più importanti bivi della vita non c'è segnaletica - (Ernest Hemingway)

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La trama della maggior parte dei libri che ho letto ha sempre lo stesso inizio; il protagonista si trova su un mezzo di trasporto e viaggia verso una nuova meta.

Nella maggior parte dei casi sta scappando da qualcosa, che sia il passato, una brutta esperienza, oppure semplicemente da una vita troppo stretta per avere la pazienza e la costanza di essere vissuta.

Oggi anche io mi sento uno di quei protagonisti, a differenza loro però, non sto scappando da niente e nessuno. Sto semplicemente lasciando una città dal fascino discutibile, troppo grande e complicata per me: Milano.

Lasciare la città in cui sono cresciuta non implica chiudere una porta, Milano per me è solamente il prologo, quella spiegazione pratica e riassuntiva della storia della mia vita.

Non sto scappando, non provo amarezza dentro di me, ma tanta determinazione e voglia di rivedere mia nonna ed iniziare questo nuovo semestre all'università di Trento.

Sto ricadendo nei soliti cliché dei libri? Forse, ma, senza dubbio, la mia non è quella storia movimentata e avvincente che ti tiene incollata alle parole che quei santi scrittori riescono a scrivere.

Gli scrittori sono dei santi, dei santi terreni senza aureola in grado di dare ad ognuno di noi, quello che vogliamo o desideriamo. Nel mondo ci sarà sempre un libro fatto per quel particolare momento o stato d'animo. Un libro da leggere, assaporare o soltanto sfogliare che inevitabilmente ci lascerà qualcosa.

Leggo tanto, leggo molto; non riesco a trascorrere un'intera giornata senza leggere e questo mi aiuta a stare meglio, a staccare la spina senza dover cadere negli eccessi che una città come Milano mi offre ad ogni angolo.

Sto lasciando queste opportunità per andare nel nulla, quello stesso nulla dal quale mia madre è fuggita anni fa. Lei sarebbe la protagonista perfetta per uno di quei romanzi rosa tragici e problematici, quelli con un lieto fine però, con un principe azzurro lombardo dai capelli scuri che, in questo, caso è proprio mio padre.

Il nulla di un paesino di montagna non mi spaventa, mi ha sempre affascinato durante le vacanze estive ed invernali che da bambina trascorrevamo in quel luogo magico fatto di natura e tradizioni.

Mia nonna è cresciuta in quel luogo e il risultato ottenuto mi piace incredibilmente; amo quella donna dai capelli bianchi, amo la sua forza che non viene mai meno e amo le tradizioni che porta dentro di sè e con ogni gesto o parola riesce a trasmettere anche agli altri.

Mamma dice sempre che sono simile a lei, troppo per i suoi gusti e nonostante più volte abbia cercato di dirottare i miei orizzonti, non ci è riuscita. Sono simile a Nives Swarts e non c'è cosa più bella.

Un'altra cosa bella è poter assaporare il cambiamento del paesaggio che corre fuori del finestrino del treno; la pianura e le grandi industrie hanno lasciato spazio alle colline, alle gallerie, e finalmente alle montagne.

Respiro a pieni polmoni nonostante l'aria all'interno del vagone non sia cambiata; fuori di certo lo è, niente più smog, niente più clacson assordanti di automobilisti nevrotici. Solo aria pulita e freddo pungente.

Forse il clima è l'unica cosa che mi mette in difficoltà, ma non sarà di certo il freddo a fermarmi, se non ci è riuscita mia madre, di certo non ci riuscirà la neve.

La neve è parte di me, parte del mio nome e una delle cose più belle che la natura ci offre ogni anno. Milano odia la neve, ecco un altro dei motivi per cui fra me e quella grande città metropolitana non ci sarà mai un accordo.

NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora