12.

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È proprio la possibilità di realizzare un sogno che rende la vita interessante. - (Paulo Coelho)

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Stare seduta in questa stanza e cercare di coprire al meglio il ruolo per cui solo qui, si sta rivelando più difficile del previsto.

Dovrebbe essere facile, una dote innata insita in ogni ragazza dai dieci anni in su, ma per me non è così. Non è facile guardare Cristina sfilare davanti a me con i più svariati abiti indosso, non è facile darle il mio parere spassionato e consigliare con quali scarpe abbinare, perché sto vivendo un assurdo dejavù che mi sta dando del filo da torcere.

La logica è assurda. Non dovrebbe, in primo luogo perché è uno degli oggetti della scienza, in secondo luogo, e di conseguenza, perché sono sempre stata un asso in quelle locuzioni che davano del filo da torcere a tutti tranne me. Eppure non funziona; non ha senso che io abbia queste problematiche a così tanti chilometri da Milano, a maggior ragione dal momento che finché ero là, dove tutto è successo, stavo bene.

"Nero o bianco?" domanda Cristina, estraendo da un cassetto due completini intimi abbinati.

Sta andando a quell'appuntamento di cui non ha fatto altro che parlare dal giorno in cui siamo andati al laboratorio di Niall. Conosco il suo programma per la giornata a memoria; partiremo alle 16 per andare a Bolzano, lasceremo Cristina a casa della sua compagna di università, dalla quale rimarrà per tutto il week end e non tornerà prima di lunedì. Più che un appuntamento con il ragazzo interessato, che risponde al nome di Lucas, sembra un modo per scappare da qui, evitare noi come la peste, e cercare di dimenticare quello che sta succedendo.

"Hai intenzione di mostrarlo?", chiedo.

Cristina sorride alzando le spalle. "Non lo so, ma nell'eventualità non posso trovarmi impreparata."

Posa entrambi i completini sul letto vicino a me, osservando per l'ennesima volta il suo riflesso allo specchio e tutto quello che vorrei dirle è che non è affatto credibile; la ragazza che ho conosciuto alla partita di Hockey, quella che legge invece di assistere, che non tollera il comportamento del capitano della squadra, non è la stessa che si sta specchiando davanti a me.

Conosco una persona che sarebbe perfetta nel ruolo che Cris sta cercando in tutti i modi di mettere in scena, ma quella persona riguarda il mio dejavù, lo stesso che deve rimanere confinato in una zona piccola e buia del mio cervello.

"Da quanto tempo conosci Lucas?" domando guardandomi intorno. Non ho informazioni su di lui, non sufficienti da stabilire se il finto interesse che sta mostrando Cris, possa essere meno finto di quanto sia finto in realtà.

"Dal primo anno. Non gioca a Hockey, sai?"

Ignoro volutamente il suo scivolone; se vuole essere credibile, mostrare le differenze con un biondo di mia conoscenza, non è favorevole per supportare la sua causa. "E non lo hai mai notato prima?"

"No, cioè sì, non in quel senso per lo meno, ma le cose cambiano. Dove vuoi arrivare?"

Ho tutte le sue attenzioni, con tanto di mani suoi fianchi snelli evidenziati dal vestito rosso che indossa.

"Da nessuna parte, solo non credo nell'interesse che nasce all'improvviso nei confronti di una persona che hai sempre avuto davanti agli occhi. È scientificamente provato che nel novantanove percento dei casi, se non scatta qualcosa subito, non scatterà mai", spiego.

È la prima volta che mi permetto di usare le percentuali in modo inappropriato; non sono sicura che sia davvero testato scientificamente, ma sono certa che sia così, io ho avuto modo di verificare la teoria sulla mia pelle.

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