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Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Lo è per l'insetto come per le stelle. Esseri umani, vegetali, o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile. - (Albert Einstein)

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Sono una sostenitrice delle dimostrazioni.

Tutti i teoremi matematici, per poter essere utilizzati e presi in considerazione, hanno bisogno di dimostrazioni perché una tesi non basta per ammettere la veridicità del concetto.

È questo il motivo per cui non sono mai stata una grande sostenitrice delle parole. Possono essere il mezzo per raggiungere il fine, ma da sole non bastano. Non mi sono mai bastate e non ho mai dato peso a quelle che mi sono state rivolte negli anni in determinate situazioni, ma stavolta è diverso.

Sono passati due giorni dall'ultima volta che Harry le ha pronunciate e la sua espressione del viso, unita all'importanza della sua ammissione, continuano a ripresentarsi alla porta dei miei pensieri.

Ho studiato, ho aiutato mia nonna nelle mille faccende di casa che ha deciso di portare a termine, e ho fatto lunghe passeggiate con Cris, ma le sue parole continuano a ripresentarsi. Non vorrei dargli peso, dal momento che era soltanto una constatazione che lui ha superato un secondo dopo averla detta, spaziando nei più assurdi argomenti, ma per me evidentemente un peso ce l'ha.

Forse perché l'unica certezza che ho è che Harry è brutalmente sincero. Il fatto che lui si ritenga fortunato di avermi conosciuto, nonostante inizialmente mi odiasse, da una scossa alla mia autostima che non sapevo essere così debole. Essere consapevole delle mie capacità, toccare con mano ogni risultato ottenuto soltanto con le mie forze, mi ha sempre dato una consapevolezza forte, talmente forte da nascondere momentaneamente quelle insicurezze che ogni essere umano ha.

Le ho io, mentre ancora una volta sento la nonna parlare al telefono con mia zia riguardo alle dinamiche del Natale. Hanno parlato anche stamattina, ieri sera è stato il turno di mia madre e adesso il suo, come ogni anno, come ogni volta, come una routine che soltanto qualche anno fa avrei adorato.

Nonna sorride entusiasta allo specchio posizionato vicino al telefono e il mio cuore sprofonda. Mi guarda attraverso il riflesso e il suo sorriso si smorza non appena incontra il mio sguardo contrariato che sto cercando in tutti i modi di camuffare. Abbasso lo sguardo cercando di recuperare la calma: andrà tutto bene Neva, tutto bene.

Con un ultimo saluto la nonna interrompe la chiamata, dirigendosi a passo svelto verso di me. Il tavolo al quale sono seduta è coperto da una tovaglia rossa, a ricordarmi che manca davvero pochissimo a Natale, troppo poco tempo a mia disposizione per recuperare me stessa.

"Verranno tutti qui", afferma nonna, confermando una consapevolezza che già avevo.

Verranno tutti. Tutti, e anche lei; mamma, papà, mio cugino Gianluca, mia zia Margaret, suo marito Giacomo e anche lei, mia cugina Nadia. "Fantastico!", esclamo, alzandomi dal tavolo.

Do le spalle a mia nonna, la donna che in alcun modo deve essere coinvolta in questa storia stupida. Sento che si muove alle mie spalle, mi aspetto un interrogatorio da un momento all'altro e devo metterci tutto l'impegno di cui dispongo per impedire che mi faccia le domande scomode che sta trattenendo da troppo tempo.

Verso la pasta al sugo nei piatti e li poso sul tavolo. Prendo posto e finalmente alzo lo sguardo.

"Quando tua madre e tua zia erano piccole, il nonno passava tutta la giornata fuori in giardino con loro. Era il giorno di Natale, tutte le famiglie erano chiuse al caldo, intorno ad un camino a pranzare con un piatto tipico e loro erano là fuori. Il pupazzo di Neve era un rito che non potevano proprio rimandare e nonostante avessi paura che potessero ammalarsi, vedere i loro sorrisi della finestra era il regalo più bello che potessi ricevere", sorride, spostando lo sguardo malinconico fuori dalla finestra. "Quando sono cresciute hanno perso quest'abitudine, tuo nonno ne aveva a male, ma non l'ha mai ammesso. Non ha mai ammesso nemmeno che soffriva quando le sue figlie decidevano di stare a Milano, di non tornare qui o di obbligarci a festeggiare in un luogo sconosciuto come quello, perché per noi lo era, e per me lo è tutt'ora."

NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora