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Tra vent'anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto. Quindi sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell'nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri. - (Mark Twain)

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I pregiudizi non mi sono mai piaciuti. Sono stata alla larga da loro per tutti questi anni reputandoli la causa maggiore della perdita di opportunità. Opportunità relative alla conoscenza in generale, che sia di persone, di attività, oppure di cultura.

La parola pregiudizio è sulla bocca di tutti, con il suo prefisso a indicare qualcosa che viene prima, prima della verità, prima del valore reale, prima della realtà vera e propria. Tutti si proclamano contro i pregiudizi, ma è talmente facile incappare in uno di loro che nemmeno ci si accorge quando ne incontriamo uno.

Sono appena uscita da un pregiudizio, uno di quelli che ha un nome e che in questo caso è Michael Worwik. Ho assistito alla partita come avevo promesso, nonostante i miei occhi chiari non riuscissero più a guardare il biondo con lo stesso sguardo di prima. I pregiudizi sono nati dalla conversazione avuta con Harry ieri sera e nonostante Michael mi abbia chiesto scusa non appena sono salita in macchina con loro, non riesco ancora a comprendere il perché, a volte, compiamo azioni così stupide.

Sono passati anni dall'incidente, ma riesco perfettamente a immaginare la situazione, l'espressione di Michael così simile a quella di oggi, ma sicuramente diversa da quella di allora. La partita è finita da un pezzo, hanno vinto come previsto e lui ha segnato la maggior parte dei punti. Sbaglierà tantissime volte ancora, fa parte del suo carattere voler primeggiare sugli altri, ma non riesco a vedere la cattiveria in lui.

Non credo che ci fosse nemmeno allora, c'era solo un ragazzo senza dubbio immaturo che odiava essere messo in secondo piano, ma quel ragazzo non è cattivo. Quando guarderò Michael da ora in poi penserò sempre a quello che è successo, a quanto il suo comportamento abbia cambiato la vita di un altro ragazzo che come lui, odia essere nell'ombra; l'ombra del suo futuro.

Riuscirò a superare i miei pregiudizi nei suoi confronti, voglio eliminare qualsiasi ostacolo fra me e le opportunità, ho solo bisogno di tempo.

"Sei sicura che vuoi passare un intero pomeriggio con Cris?" mi domanda Niall, per l'ennesima volta.

Se di opportunità si tratta so che con Cris ne ho a volontà. Ho l'opportunità di essere spensierata, tranquilla e soprattutto me stessa. "Sicurissima, sei solo invidioso perché non ha invitato anche te", lo punzecchio sorridendo divertita.

Dietro al suo ciuffo di capelli arruffati Niall maschera una risata. Non dovrebbe farlo, è così bello vederlo ridere. "Te ne pentirai non appena conoscerai Finn di persona", risponde imboccando il vialetto che conduce alla casa di Cristina.

Chiarire con lui è stato facile, è bastato un sorriso reciproco per uscire dall'imbarazzo creato dall'episodio di ieri sera. "Tu lo conosci bene?" domando, liberandomi dalla cintura di sicurezza.

"Quasi quanto la sua padrona e si assomigliano incredibilmente", spiega fermandosi davanti all'ingresso. Le sue parole lasciano trasparire tutto l'affetto che prova nei confronti di Cristina. Amo i legami che hanno, amo poter vivere come spettatrice questi rapporti forti di cui, finora, ho letto solo nei libri.

"Non ti serve un passaggio per il ritorno quindi?" domanda quando scendo dalla macchina.

"Tranquillo, non sei tenuto a fare il mio autista, a quanto pare faremo una lunga passeggiata e potrò tornare a casa a piedi. Grazie lo stesso!"

Niall annuisce dando un ultimo sguardo alle mie spalle. "Salutami Cris e chiama se hai bisogno, a domani", saluta prima di mettere in moto.

Annuisco voltandomi in direzione della grande casa in pietra. Salgo i tre gradini d'ingresso e guardandomi intorno busso alla porta. È una giornata soleggiata, ma non particolarmente calda, un vento leggero soffia facendo muovere le foglie degli alberi che ci circondano. Il peso della neve caduta non è sufficiente da impedire il loro movimento.

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