"Si chiama nostalgia, e serve a ricordarci che, per fortuna, siamo anche fragili." - (Cesare Pavese)
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Percorro la discesa lentamente, calpestando il sottile strato di neve che ricopre l'asfalto ormai invisibile. Le mie impronte sono le prime a disegnare un tracciato e saranno le sole ad interrompere la linearità della strada ancora per qualche ora.
Il sole pallido mi riscalda debolmente il viso, ma non sento freddo; la mia giacca a vento bianca è sufficiente a riscaldarmi. Sono solo le dieci del mattino, avrei tutto il tempo a disposizione per raggiungere casa di Cristina in macchina, ma ho preferito dedicarmi a questa passeggiata.
La nonna è euforica, il Natale si avvicina sempre di più e questo per noi è sinonimo di ritorni. Ama avere la sua famiglia al completo al suo fianco, cosa che accade in rarissime occasioni. Non so che programmi abbiano i miei genitori e i miei zii per quest'anno, ma ho un brutto presentimento e affinché non si avveri, sarei disposta a ritornare a Milano per le festività.
Il fatto che la nonna stia già pensando al menù, nell'eventualità che vengano tutti qui, è preoccupante. Lo fa ogni anno, telefonicamente in cerca di consigli da parte mia e di mia madre, ma quest'anno vorrei che il Natale fosse più lontano. Vorrei più tempo per restare qui, gettare in profondità le radici e avere la possibilità di lavorare su me stessa ancora un po'.
Non era l'obiettivo che mi ero prefissata, pensavo andasse tutto bene, di essere in pace con me stessa, ma mettere dei chilometri fra me e il passato, non è servito a cancellarlo né, tanto meno, a renderlo meno doloroso. In un certo senso questa lontananza ha sortito l'effetto contrario; la malinconia è di casa e con lei i ricordi.
Sorrido scuotendo la testa. Calpesto con più energia il soffice strato bianco, cercando di scaricare le mie debolezze ad un mezzo solido privo di sentimenti. È tutto paradossale, strano, contro ogni previsione e io non sono pronta ad affrontarlo. Mi sto basando soltanto su una supposizione, ma è sufficiente ad incentivarmi a scappare, cosa che non sono solita fare.
Avrei voluto partecipare più attivamente alla gioia di mia nonna. I suoi occhi così simili ai miei brillavano all'idea di averci tutti sotto lo stesso tetto; la sua famiglia, le sue figlie, i suoi nipoti, a ricordarle quanto sia stata eccezionale nella vita. Lo è stata davvero, lo è ancora, ogni giorno e nemmeno se ne accorge.
Percorro la discesa verso il paese lentamente, ho tutto il tempo che mi serve per recuperare l'entusiasmo e sostituire la malinconia alla determinazione nell'essere più forte. Ho una giornata piena davanti a me e voglio essere pronta ad affrontarla al cento per cento.
Il paese è poco affollato, al contrario delle piste che stanno ricominciando a prendere l'aspetto che mi ricordavo. Rallento il passo cercando di godermi il più possibile il paesaggio; le nubi che si rincorrono nel cielo, i puntini colorati che scendono lungo la pista bianca, e il profumo di montagna che non abbandonerà mai questo luogo magico.
Lascio il paese alle spalle, dirigendomi verso la strada che porta a casa di Cristina. Le poche persone che incontro hanno un comportamento particolare; alcune mi ignorano, altre mi osservano attentamente senza avere remore nel farlo. Ricambio i loro sguardi con un sorriso che nella maggior parte dei casi non è sufficiente a far spostar loro lo sguardo, soprattutto quello delle donne più anziane che pensano di poter scoprire qualcosa in più su di me, soltanto guardandomi.
Sono certa che sappiano chi sono, nonna non fa altro che parlare di sua nipote alle persone che ha modo di incontrare, ma questo non sembra essere sufficiente a colmare la loro curiosità.

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Neve
Fanfiction"Due rette parallele non si incontrano mai." -Quinto postulato di Euclide-