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Non possiamo ricominciare da capo, ma possiamo preparare un finale nuovo. - (Zig Ziglar)

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Fare le valigie mi è sempre piaciuto. Trovare la giusta combinazione degli abiti, in modo da farli stare il meglio possibile all'interno della valigia è una delle parti del viaggio che preferisco.

Piegare, sistemare, incastrare, in modo che tutto all'arrivo sia perfetto. È sempre stata la mia filosofia di vita, il gioco che facevo da bambina, quando preferivo i mattoncini dei lego alle bambole. Mi è sempre piaciuto creare qualcosa che quadrasse, qualcosa di concreto, con margini delineati e senza possibilità di errore ed è forse grazie a questa attitudine che mi sono trovata davanti al computer per il test di ammissione ad ingegneria.

Ero tranquilla, affiancata dai pochi compagni di classe che, come me, hanno voluto intraprendere questa strada e, nonostante alcuni di loro non abbiano raggiunto la vetta, ci hanno provato, proprio come ho fatto e sto facendo tutt'ora io.

Piego le camicie di mio padre, mentre mia madre si occupa del beauty case. Condividere uno spazio con lei in totale silenzio è inusuale. Lei ha sempre qualcosa da dire, un argomento di cui parlare e, al contrario di sua figlia, non ha problemi a portare avanti le relazioni con gli altri.

È logorroica, a volte insopportabile e inopportuna, ma questo le permette di essere la donna che stimo e che in tanti apprezzano. Dimenticarsi di lei è impossibile, anche le commesse dei negozi del centro si ricordano dei suoi capelli biondi e dei suoi occhi azzurri, ma soprattutto del suo carattere irriverente che riesce a strappare un sorriso a chiunque.

Non ho ereditato da lei il carattere, quello l'ho preso da mio padre e, come piace a dire a lei, ho ereditato da lui anche il cervello. Questa, secondo lei, è una grande fortuna, ma ci sono momenti in cui vorrei riuscire a pensare di meno, ad essere più simile a lei, con la sua spensieratezza e voglia di fare.

"Tornerai per Capodanno?"

Mi aspettavo questa domanda, sapevo che Ginevra avrebbe fatto pressione su di lei per convincermi a tornare e forse, vista la situazione attuale, sarebbe la soluzione migliore; staccare la spina e ritornare sui miei passi, per passare del tempo con le mie migliori amiche. 

Il piano iniziale però non verrebbe rispettato, tornerei sola, senza quei nuovi amici di cui ho tanto parlato loro. "Non lo so, ci devo ancora pensare. Tu e papà avete programmi?"

"No, nessun programma per ora. Avevamo intenzione di fare un piccolo viaggio per l'epifania. È inutile che tu chieda di venire con noi, vero?"

Il fatto che mi piacerebbe molto è l'ennesimo campanellino dall'allarme. L'intera situazione mi è sfuggita di mano; non avrei mai pensato di preferire qualsiasi posto nel mondo, piuttosto della casa in cui mi trovo ora, ma sta succedendo, ed è grave. 

Guardo mia madre in cerca di qualcosa, di qualunque cosa che scacci i brutti pensieri, ma non la trovo. "Penso anche a questo, e vi faccio sapere."

Per quanto le diversità fra me e mia madre siano evidenti, la conoscenza reciproca fra di noi, ci permette di avere una connessione tale, da capirci anche solo con uno sguardo. In molti dicono che è normale fra madre e figlia e io inizio a crederci, perché lo sguardo consapevole che mi sta volgendo Helen Gasser, lo conosco ormai alla perfezione.

"So che odi questa cosa, ma è il momento che tu mi dica cosa sta succedendo, Neva. Sono stata in silenzio per tutto questo tempo, tuo padre mi ha fatto promettere che non mi sarei intromessa fino alla nostra permanenza qui, ma stiamo per partire, quindi mi sento in dovere di chiedertelo... Come stai?"

NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora