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Ama il tuo sogno se pur ti tormenta. - (Gabriele D'Annunzio)

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Studi affermano che trascorriamo un terzo della vita dormendo e, in media, nell'arco della nostra vita, sogniamo per sei anni interi.

Quando sogniamo, il nostro cervello persiste in una delle sue funzioni fondamentali; scartare e selezionare i ricordi e le informazioni apprese durante il giorno. I sogni sono un mezzo di cui lui si serve per risolvere i problemi, per fronteggiarli attraverso dei simboli o riproduzioni fedeli delle situazioni.

Raramente mi capita di sognare. Da piccola, le poche volte che capitava, avevo l'abitudine di appuntare tutto su un diario appena sveglia, per non perdere i dettagli. Ero affascinata da quegli avvenimenti che il mio cervello decideva di riprodurre, senza che io avessi il controllo di me e di lui.

Crescendo ho perso questa abitudine, ho perso anche l'attitudine di sognare e forse è per questo che mi sono avvicinata tanto ai libri, per avere la possibilità di farlo ad occhi aperti. Anche in quel caso non avevo il comando, potevo solo assecondare quelle parole che mi avrebbero portato al termine di una storia nuova che, per qualche pagina, facevo mia.

Stanotte però quei sogni sono tornati e, nonostante non li abbia appuntati da qualche parte, riesco ancora a ricordare tutto. Ricordo alla perfezione il senso di pace che provavo mentre dormivo, e la sensazione che due labbra morbide si posassero sulla mia fronte ripetutamente e con dolcezza. 

Quando mi sono svegliata Harry non era più qui, avevo ancora quella sensazione di pace addosso, ma di lui e del suo profumo nessuna traccia.

L'unico indizio del suo passaggio è stato un biglietto di pochi caratteri posato sul mio comodino.

"I Lived - OneRepublic."

Sono rimasta a fissare quel pezzo di carta per un tempo che non riesco a quantificare. Ho cercato di trovare il significato del tatuaggio sulla sua schiena per giorni interni, di ricattarlo per avere questa informazione, ma non ci sono riuscita. E la mia risposta ora è qui, scritta su quel biglietto che ho chiuso all'interno di un libro qualunque, e diffusa nella mia stanza da stamattina.

Ho ascoltato questa canzone milioni di volte negli anni, sono una fan della band, ma quella sera nella stanza di Harry, ero troppo distratta dall'atmosfera per sollecitare la memoria a ricordare. 

Oggi però voglio farlo, ed è per questo motivo che la canzone risuona in ripetizione, continuamente, accompagnandomi nelle attività che mi trovo a svolgere con una tranquillità che da giorni non riuscivo più a provare. 

Ho studiato con tranquillità, ho pranzato con nonna in totale serenità e sono riuscita a ritagliarmi del tempo per me e il mio nuovo classico letterario: Il cavaliere inesistente. Spero di avere più affinità con Italo Calvino rispetto ad Oscar Wilde, ma dal momento che sto leggendo il terzo libro della trilogia senza aver letto i primi due, probabilmente parto svantaggiata.

Sorseggio la mia tazza di tè verde di tanto in tanto, alternando la lettura alla contemplazione del paesaggio fuori dalla finestra. Ha smesso di nevicare, ma un manto bianco copre ancora tutte le superfici. Domani mattina mi dovrò dare da fare, non avrò più a disposizione un Cristian ben disposto nei miei confronti, pronto a liberare dalla neve il vialetto d'ingresso.

Sorrido distrattamente, tornando a guardare le pagine ingiallite del libro. 

"...A quell'ora dell'alba, Agilulfo aveva sempre bisogno d'applicarsi a un esercizio d'esattezza: contare oggetti, ordinarli in figure geometriche, risolvere problemi d'aritmetica. È l'ora in cui le cose perdono la consistenza d'ombra che le ha accompagnate nella notte e riacquistano poco a poco i colori, ma intanto attraversano come un limbo incerto, appena sfiorate e quasi alonate dalla luce: l'ora in cui si è meno sicuri dell'esistenza del mondo..."

NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora