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Certi legami sfidano il tempo, le distanze e la logica perché ci sono legami che sono semplicemente destinati ad essere. - (Grey's Anatomy)

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La domenica è l'unico giorno della settimana che non sono mai riuscita ad apprezzare fino in fondo. Era l'unico che condividevo completamente con i miei genitori, ma anche quello che preannunciava l'inizio della solita routine; ben diversa dalla leggerezza che accompagnava le ore che trascorrevo in loro compagnia.

La maggior parte delle volte dovevo studiare, passavo parte della giornata chiusa nella mia stanza, ma avevo la possibilità di uscire dal mio nido e trovarli lì, in quelle quattro mura che vivevamo insieme raramente.

Amo i miei genitori, amo che mi abbiano insegnato tutte quelle cose che mi hanno permesso di essere la persona che sono. Amo che non cerchino di cambiarmi, che abbiano sempre sostenuto le mie scelte, anche se loro al mio posto non si sarebbero comportati allo stesso modo. Li amo e mi mancano, nonostante le loro chiamate giornaliere non tardino mai ad arrivare.

Molto probabilmente per Natale mi raggiungeranno, e nonostante questo possa comportare un rischio che nemmeno voglio ipotizzare, nulla riesce a smorzare la mia voglia di passare del tempo in loro compagnia; di ascoltare i nuovi progetti di mia madre e di raccontare i miei a mio padre.

Sono fortunata, so di esserlo. Non mi è mai mancato nulla e ogni mia richiesta è stata in un modo o nell'altro soddisfatta. Non ho mai avuto grandi pretese, penso che non ne avrò negli anni, e questo è uno dei vantaggi del riuscire a rispondere alle mie necessità soltanto con le mie forze, ma loro hanno sempre cercato di arrivare dove io, per motivi logistici, non sono mai riuscita.

Faccio questi pensieri mentre aiuto mia nonna a sistemare la cucina. Ha deciso di lavare tutte le stoviglie e non c'è stato modo di depistarla, quindi eccoci qui silenziose ad asciugare i vecchi bicchieri in cristallo che nessuno ha mai utilizzato.

"Sei pensierosa", osserva sistemandoli ad uno ad uno nella vetrinetta in legno.

"Pensavo a mamma e papà, ho voglia di vederli", spiego.

La nonna mi sorride, continuando la sua impeccabile sistemazione. "Anche loro ne hanno, tua madre non fa altro che ripeterlo."

Osservo le sue mosse precise, prendendo posto al tavolo. "Come hai fatto a stare qui per tutti questi anni senza di noi? So che non avevi scelta, ma avresti potuto raggiungerci, mamma ti ha pregato di farlo così tante volte..."

È una cosa che mi chiedo da sempre, ma che non ho mai avuto modo di domandarle.

"Perché il mio posto è qui. Tuo nonno ha cercato così tante volte di convincermi a seguirlo nei suoi viaggi. Amava questo paese, amava la montagna forse più di me, ma la sua curiosità nei confronti di quello che esisteva oltre le vette, l'ha sempre portato ad adattarsi piacevolmente anche in altri luoghi. Io non ce la faccio. Sento la malinconia soltanto dopo qualche giorno e se fossi venuta a Milano, probabilmente ora non starei abbastanza bene da riuscire a vivere la mia famiglia."

Il sorriso che mi sta mostrando è malinconico. Ogni volta che ricorda mio nonno, un velo di nostalgia ricopre i suoi occhi blu. Sono questi i momenti in cui tutte le sue raccomandazioni, tutti i suoi racconti sull'amore, prendono un senso e la mia voglia di vivere lo stesso sentimento riempie il mio cuore offuscando ogni scelta ragionevole fatta finora.

Il tininnio dei bicchieri mi strappa dal mio sogno ad occhi aperti. Non posso permettermi di sognare troppo, di andare lontano con la fantasia, perché il cammino del ritorno sarebbe troppo lungo da percorrere, e io di tempo a dispozione non ne ho. "Cris passa a salutarmi più tardi", affermo.

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