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E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica. - (Friedrich Wilhelm Nietzsche)

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Ho assistito a poche partite sportive nella mia vita. Le uniche volte che mi sono seduta fra le tribune di uno stadio è stato quando Matteo faceva parte di una squadra di calcio.

Il calcio non mi hai mai entusiasmato, non trovo nulla di logico e divertente nel vedere dei ragazzi correre dietro ad un pallone come se fosse la loro fonte di salvezza, ma probabilmente sono io che non riesco a trovare la chiave di lettura giusta per uno sport del genere.

Ricordo perfettamente l'agitazione che si diffondeva nelle persone sedute accanto a me e guardandomi intorno non vedo nulla del genere.

Lo stadio del ghiaccio è pieno, uomini e donne di tutte le età affollano gli spalti e la musica è diffusa dagli amplificatori a tutto volume. La tensione si sente, è percepibile negli sguardi di tutti, ma riesco a notare anche qualcos'altro: gioia.

Le squadre stanno facendo il loro ingresso in campo, scivolando abilmente su quei pattini che non indosserò mai più. Ci ho provato più volte con tanta volontà nell'apprendere, ma fra me e le situazioni con attrito quasi inesistente non c'è un bel feeling.

Sfidare le forze della fisica e della natura fa parte del mio quotidiano, di quello che studio e che un giorno vorrei esercitare come professione, ma fortunatamente nel mio caso tutto è applicato a materiali privi di coscienza e per la maggior parte dei casi costituiti da acciaio e calcestruzzo.

"Vuoi qualcosa da bere?" mi domanda Cristina gentilmente.

Niall ha fatto le presentazioni non appena siamo arrivati qui e nonostante mi sentissi un po' imbarazzata, sembra che per il momento non ci siano pregiudizi nell'aria.

"No grazie, sto bene così, magari dopo" rispondo sorridendo alle tre ragazze bionde che mi stanno osservando.

Helen è molto alta, ma la cosa che più cattura nella sua figura slanciata sono i grandi occhi azzurri. È un azzurro strano, quasi trasparente e talmente chiaro da togliere il fiato. Sarah al contrario ha dei piccoli occhi scuri e curiosi, sembra una ragazza piena di energie e da quanto mi ha raccontato Niall lungo il tragitto, è davvero così.

Cristina mi sorride congedando le amiche con un gesto della mano. Da quando sono arrivata tiene stretto fra le mani un libro dalla copertina consumata. Ho cercato di leggere il titolo più volte ma non volevo sembrare sgarbata ed impicciona nel chiederglielo.

"Non capisco perché si ostinino a suonare quei tamburi" si lamenta sbuffando.

Seguo il suo sguardo lungo gli spalti individuando un gruppo di ragazzi con delle bandiere rosse in mano.

"Sostegno della squadra?" improvviso incuriosita dai loro cori singolari. Sto cercando di interpretare le parole, ma non riesco a decifrare nemmeno una sillaba.

"Loro credono di sì, ma finiranno a fare a gara con la tifoseria avversaria e quando usciremo di qui oltre ad essere congelate avremo anche perso l'udito"

Sorrido alle sue parole focalizzandomi ancora una volta sulla copertina del suo libro. Cristina sembra essere distante da tutte le persone presenti qui. È bionda, come la maggior parte degli altoatesini, ma il suo accento è poco udibile.

Tutti oggi pomeriggio sembrano dover partecipare alla partita, non c'è distinzione fra giocatori e tifosi e questo è osservabile e percepibile semplicemente guardando l'entusiasmo dei presenti. Cristina invece sembra me a quella partita di calcio tanto tempo fa; una semplice spettatrice che non riesce ad entrare nell'atmosfera.

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