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Siamo padroni delle nostre azioni, ma non padroni dei nostri sentimenti. Possiamo promettere azioni, ma non possiamo promettere sentimenti. Le azioni sono uccelli in gabbia. I sentimenti sono uccelli in volo. - (O. Shanti)

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"È un dato di fatto, Neva..."

Ogni volta che Cristina manifesta le sue idee, partendo dal presupposto che siano dati di fatto, so già che riguarderanno qualcosa di strano. Sarà che sono abituata a dati di fatto differenti dai suoi, ma a volte ho l'impressione di vivere su un pianeta diverso dal suo.

"Le donne single e vedove sono più felici."

"È un'assurdità, ci dev'essere un ma..."

Il vero problema, con i suoi dati di fatto, è che sono talmente strani, da alimentare la mia curiosità, sostenuta dalla necessità di trovare una spiegazione logica alle sue affermazioni.

"Ma lo studio è stato fatto sulle donne ultra ottantenni... Ma questo non vuol dire nulla, è la testimonianza del fatto che le donne hanno così tante responsabilità sulle spalle che si deprimono. Devono pensare alla famiglia, alla menopausa, agli uomini... E poi quando si liberano sono felici, quindi la domanda sorge spontanea... Non è forse meglio fare la vita da single, e viversi 50 anni di serenità, invece di 10/20?"

"Io sono qui, nel caso te ne fossi dimenticata!"

È vero, Niall è qui, nel suo laboratorio dove ci siamo auto invitate a chiacchierare del più e del meno come non facevamo da giorni.

"Ti vedo Nialler, ultimamente è diventato sempre più complicato ignorarti ed è una cosa positiva, davvero... Almeno per te..."

"Stai ipotizzando di intraprendere una vita da single..."

Niall glielo fa presente, e mi sento in dovere di smontare le sue ricerche selvagge sui forum femminili.  "Forse sono apparentemente felici ora, Cris, ma ognuna di loro ha dovuto arrivare ad ottant'anni con responsabilità, mariti, famiglia e menopausa per capirlo. Se fossero state single e libere, probabilmente non sarebbero arrivate a questa conclusione e avrebbero sofferto di solitudine..."  

"Ti odio."

Nella consapevolezza che non è vero, mi siedo raggiante sul bancone da lavoro di Niall. È l'oggetto della stanza che preferisco, poco consono a diventare il mio appoggio, ma troppo ricco di cose interessanti per riuscire a stargli lontano. Potrei benissimo stare qui tutto il giorno, guardare il mio amico mentre leviga, intaglia e crea qualcosa che prima era solo nella sua mente o su un foglio da disegno, perché è l'unica parte del lavoro dei miei sogni, che non potrò svolgere in prima persona.

Il mio flusso di coscienza viene interrotto dal rumore della porta del laboratorio, accompagnato dal profumo ormai famigliare di Harry. Non lo aspettavo così presto, ma tutte le domande che, con qualcun altro, mi verrebbe spontaneo fare, con lui passano in secondo piano.

Lo fanno quando si libera dalla giacca a vento e il cappello di lana. Lo fanno quando rivolge un breve saluto agli altri presenti nella stanza, e si avvicina a me. So che la temperatura nella stanza non si è alzata, so anche che non è possibile che il suo corpo emani un calore tale, da far sentire caldo anche a me, ma quando con il suo corpo si fa spazio fra le mie gambe e i suoi occhi si incastrano ai miei, tutte le regole che altri hanno verificato negli anni, vengono messe in dubbio da me.

L'unica cosa certa è che le mie mani sono ormai abituate a rispondergli in automatico. Si aggrappano alle sue spalle grandi come se fossero l'appiglio perfetto per ogni cosa. Lui si dimostra perfetto, quando posa le labbra sulla mia fronte, salutandomi in quel modo dolce che ha imparato a dedicare solo a me.

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