Il tempo che trascorri con le persone giuste, annulla l'amaro lasciato da quelle sbagliate. - (C. Nateri)
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Se qualche mese fa, mi avessero detto che mi sarei trovata in questa situazione, avrei sicuramente riso di gusto.
Ridere non è mai un male, sono una forte sostenitrice della risata liberatoria, ma quella relativa alle situazioni utopistiche è fastidiosa, oltre che alimentatrice di false speranze.
Di speranze, nella vita, non ne ho mai avute, sono cresciuta talmente ancorata alla realtà delle cose, che loro non potevano essere in alcun modo contemplate. Ho avuto ambizioni, obiettivi, ma non speranze.
Nadia ne ha sempre avute tante, troppe, così tante che forse mi sono solo abituata a vivere delle sue, senza avere spazio per le mie personali. In senso lato, le sue riguardavano anche me. I suoi piani hanno sempre riguardato anche la mia vita, almeno finché per il futuro era contemplata la nostra; io e lei nel mondo, io e lei contro tutti. Io e lei finché l'egoismo non si è totalmente impossessato del suo modo di essere e, i nostri piani, sono diventati esclusivi.
È proprio a lei che si è rivolto il mio primo pensiero stamattina. Lei che aveva previsto ogni cosa, lei che, probabilmente, nonostante tutto, sarebbe felice per me.
Non so da dove deriva questa sicurezza e nemmeno questa positività, la prima che la riguarda da quando il nostro legame si è spezzato. Riesco quasi ad immaginarla seduta sul davanzale della finestra, quasi sicuramente vestita di nero e le labbra dipinte di rosso. Si limiterebbe a guardarmi, ad ascoltarmi, interrompendomi di tanto in tanto con espedienti divertenti ed esclamazione tipiche di noi, ma sarebbe felice. Non me lo direbbe apertamente, ma con gli occhi lo farebbe di certo e a me basterebbe.
Nadia però non c'è. Non c'era stamattina quando mi sono svegliata e nemmeno adesso, quando ormai il pomeriggio è inoltrato.
Mia cugina non c'è, ma Cristina sì. È arrivata da dieci minuti e non ha ancora detto nulla, se non riferirmi che sta cercando il "sottofondo giusto", e io la lascio fare, perdendomi nella scia dei ricordi e delle situazioni che mi hanno portata fino a qui.
"Trovata!"
Corre in direzione del letto e prende posto, il suo posto, quello sdraiata con i piedi verso la testiera, e la testa allineata con la mia. Siamo coricate al contrario l'una rispetto all'altra, ma è così che ci piace stare.
"Qualcosa di più adatto?" domando, quando la voce di Rita Pavone si diffonde nella mia stanza.
"Lasciami giudicare se il mio migliore amico ha bisogno di essere preso a martellate prima."
Rido riuscendo ad immaginare perfettamente la scena, ma per ora, il suo migliore amico, non ha bisogno di essere maltrattato. "Da dove vuoi che cominci?"
"Da quello in cui mi spieghi cosa è successo al locale... Ma prima ho una domanda!"
"Dimmi."
"Cosa mi sai dire del Mongomery Martini?"
"Hemingway?"
Cristina si mette su un fianco, sorridendomi ampiamente. "Ecco perché ti voglio bene! Ora puoi raccontarmi ogni cosa!"
Sarei tentata di chiederle ulteriori informazioni in merito alla sua domanda, ma la voglia di raccontarle quello che è successo va oltre la curiosità.
È da quando mi sono svegliata che penso a quello che ho vissuto soltanto qualche ora fa e, se non avessi visto il segno tangibile del suo passaggio sul lato destro del collo, sarei arrivata a dubitare di tutto, ma lui me l'ha impedito. Lui con le sue labbra, lui con le sue parole e con quell'intensità negli occhi che, al solo ricordo, mi fa rabbrividire.
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Neve
Fanfiction"Due rette parallele non si incontrano mai." -Quinto postulato di Euclide-