~ 𝕤𝕖𝕚 𝕤𝕠𝕝𝕠 𝕦𝕟 𝕓𝕒𝕞𝕓𝕚𝕟𝕠 ~ Mikey x Reader

Capitolo 55 ~ Luoghi e spostamenti ~

POV T/N

E poco dopo sentii il freddo metallo trapassarmi la pelle, poi la carne. Aveva mirato al fegato.

POV MIKEY

/ Data: 5 giorni dopo lo scontro con la JockerFace, inverno / Luogo: Giappone, Shibuya /

A volte per raccontare di un ruolo bisogna entrarci, bisogna sentirsi protagonisti di questo.
Interpreto la parte del bambino da tutta una vita, ho dimenticato la ragione del perché io lo faccia ma non ho mai smesso.
Come un bambino, continuo a giocare finché ne ho voglia; recito la mia parte per ore, poi vado a dormire.
A volte invece, diventa stancante fingere per troppo tempo qualcosa che non siamo e finisco per crollare.
I fogli del copione vengono innacquati dalle mie lacrime amare, che ora scorrono lungo tutto il mio viso. Sono crollato anche oggi, di nuovo, per 5 giorni di fila.

" Non è colpa tua " l'unico che mi era accanto, dopo 5 giorni dal mio isolamento nella mia cameretta, il mio migliore amico.
Oltre a egli si dovrebbe contare anche mia sorella, ma anche lei è troppo sconvolta dall' avvenimento -non quanto me, almeno- e si preoccupa per me solo durante l'ora dei pasti, continuando a bussare alla porta che non verrà mai aperta finché non perde la pazienza e appoggia la pietanza calda sul pavimento.
- È colpa mia - ripete la mia testa.

" Mikey se non apri questa fottutissima porta la sfondo io a calci! " si lamentò da dietro la porta lo spilungone col suo vocione enorme.
Non risposi.
" Mikey! " continuò ad urlare. E alle urla aggiunse pure il bussare pesantemente a quel povero pezzo di legno.
Non risposi.
" Andiamo, lascialo stare. È troppo scosso. " una voce estranea che fino ad allora non si era intromessa, probabilmente quella di Takemitchi.

POV T/N

/ Data: 7 anni prima lo scontro con la JockerFace, inverno. / Luogo: Italia /

" Vieni un attimo qui T/N, ti devo dire una cosa " mi invitò mia madre a raggiungerla.

Ero una bambina intenta a esprimere la propria arte primitiva con dei pastelli e un semplice foglio bianco, seduta ai piedi di quel divano color crema su cui era seduta mia madre, che mi dava le spalle.
Poco dopo quella frase sentii delle braccia stecchite circondarmi il petto e sollevarmi.

" Cosa, mamma? " chiesi fissando il suo viso debole come sempre, e i suoi bellissimi occhi, come sempre.
" Una bella cosa " mi accennò lei mentre mi fece accomodare sulle sue gambe.
Ero una bambina, ed ero curiosa; curiosa soprattutto di sapere cosa potesse mai rivelarmi quella donna in quel momento, di tanto importante da disturbarmi mentre facevo la cosa che più amavo: disegnare.
Fissavo ancora i suoi occhi, ma non aveva accennato a dirmi ancora nulla.
Si limitò, solo quando si accorse della mia impazienza, a indicare con l'indice della mano sinistra la sua pancia.
" Stai per avere un fratellino! E per questo ci trasferiamo in Giappone dallo zio! " annunciò la donna, a fin troppo vocione alto e entusiasto -con un sorriso pronto e forzato- . Da farlo sembrare finto.

Chi sa perché... La bambina che era lì seduta non accennò a un sorriso, nemmeno a un commento.
Ma forse... Dopo tutti gli insegnamenti obbligatori forniti ogni giorno, tranne la domenica, dalla stessa donna, le avevano fatto comprendere troppe cose. Troppe cose non adatte alla sua giovane età.
E che quelle grida di dolore, di pietà, di pianti, di suppliche, provenienti dalla stessa donna, che si udivano dalla camera da letto dei genitori molto frequentemente in quel periodo, le aveva fatto comprendere che quel fratellino non era mai stato desiderato.
A conti fatti, nemmeno la giovane artista li seduta dovevo mai esserlo stata.

/ Data: 6 anni prima lo scontro con la JokerFace, primavera / Luogo: Giappone, Shibuya /

" Sei pronta? " chiese mio fratello maggiore sull' uscio della porta d'ingresso.