Capitolo 54 ~ Non tutte le storie sono favole ~

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POV T/N

Ora la domanda che mi si poneva era il dove andasse uno spirito già morto, cosa facesse e se era giusto seguirlo.
Ma di cose sbagliate ne avevo fatte in vita, e come un atto gentile e al tempo stesso violento di suicidio, percorsi il cammino imposto da mio padre -non ché quello spirito vagante-.
Ancora una volta.

Seguivo i suoi passi, sotto la pioggia battente, mentre altri mille soggetti diversi tra loro sembravano essere costretti a passare propio per quella via, in quel preciso momento, a darmi fastidio.
L'uomo col capello sembrava non dare nell' occhio a nessuno, come se solo io potessi vederlo, e forse questo mi faceva credere pazza.
Ma era lì, davanti a me, che a passo spedito percorreva la strada.

Non sembrava degnarsi di camminare sul marciapiede, preferiva andare spedito dove passavano le macchine.
La pioggia cadeva, di certo non poteva mancare a farmi compagnia, e quando si rese conto del mio nervosismo, iniziò a cadere ancora più forte, per darmi fastidio.
Il vento arrivava, soffiava verso di me, come per dirmi di non farlo, di lasciar stare quel morto vagante, di fermarmi lì, sapeva anche lui che non era una buona idea, ma io non lo ascoltai.
L'acqua caduta mi inzuppava i piedi nelle scarpe, lasciavano uno squittio orribile ad ogni mio passo, quei pochi e maledetti tombini non facevano il loro lavoro come dovevano.
Anche il tempo cercava di fermarmi.

La strada che percorrevo, che ero costretta a seguire, era posta su un rilievo; oltre il rilievo la strada era delineata da una ringhiera di ferro, che impediva di raggiungere l'altra parte. L' altra parte era formata dal mare.
Gli camminavo dietro come un' ombra. La sua ombra. L' ombra di un morto. Muoveva il piede destro e io facevo lo stesso, muoveva il piede sinistro e io facevo lo stesso.
Quando si fermò davanti alla ringhiera posta dall' altro lato della strada che impediva a qualsiasi essere di gettarsi in mare aperto, lo feci anch'io.
Mi fermai al suo fianco e lo guardai in viso, anche se non aveva pupille il suo volto puntava giù, verso il mare agitato.
In quel preciso istante capii cosa avesse intenzione di fare, e mi ritirai in dietro.

Nessuno più era costretto a passare di lì, nessuno più occupava né il marciapiede né la strada.
Eravamo solo io e lui.
" Papà... che vuoi fare? "
Domanda stupida la mia. Sentivo per la prima volta il mio cuore battere, battere così forte però che per un attimo sentivo di crollare per terra in ginocchio, in preda a un attacco di panico. Ma non lo feci.
Tornai tranquilla quando mi ricordai che non mi interessava più nulla di lui, mi rilassai quando mi ricordai che era solo mio padre quello che stava per suicidarsi; sorrisi in un ghigno quando mi ricordai che era solo un morto quello che stava per buttarsi dalla scogliera.
L'uomo col cappello si levò di testa l'accessorio, superò la ringhiera, e si gettò nelle acque violente del mare.
Il sorriso se ne andò quando mi resi conto che era solo la mia perfida immaginazione ad avermi fatto raggiungere il limite, non solo della strada ma anche della sopportazione.

Portai lo sguardo verso il marciapiede, notando però che il cappello nero era ancora lì.
E restò lì finché un viandante non mi andò a sbattere contro la spalla, distraendomi.
" Chiedo scusa " disse per poi riprendere a camminare senza attendere permesso.
Riportai lo sguardo dove era prima ma il cappello non era più lì.
Stranamente gli altri esseri erano tornati a passeggiare per quella via, e la pioggia aveva smesso di infastidirmi.
Rimasi lì in silenzio, a sentire il vento dirmi: te l'avevo detto, per poi riprendere a camminare.
Senza meta.

" Sorellona! "
E tornarono di nuovo a infastidirmi. Questa volta non era vento, non era pioggia, era mio fratello minore.
" Buona vigilia! " continuò ad urlare.
Come? Che giorno è oggi? Che ore sono?
Quella vocina mi riportò la testa sulle spalle.
Afferrai il telefono dalla tasca dei pantaloni e lo accessi, ignorando le mille chiamate perse da Mikasa, e due da Levi
- Figuriamoci se Hanako si preoccupa per me se sto fuori fino a tardi -, guardai l'orario: 01:16 24/12/2005.
Era già così vicino il Natale? Quando era successo? Come ci sono arrivata al 24 dicembre?
Mi sembrava di aver camminato per giorni interi...
" Ehi sorellona, tutto bene? " disse Henry guardandomi con sguardo preoccupato
" B-Buona vigilia... " mugugnai
"... Cosa ci fai a quest'ora? È tardissimo " continuai con voce più chiara.
Ma egli sembrò ignorare le mie parole, soprattutto la mia ultima domanda.
" Cosa hai fatto alla guancia? È tutta rossa! " urlò sperando che mi dimenticassi della domanda che gli avevo posto prima, riferendosi al rossore che si era formato dopo lo schiaffo di Hanako.
" Rispondimi, cosa ci fai qui all' una di notte? " continuai a chiedere con tono fermo.
" Oh e va bene, il fratellone ha chiamato il nonno chiedendo se fossi da lui. Ho origliato la chiamata e ha detto che eri scappata di casa, così ho fatto lo stesso e sono venuto a cercarti. " confessò il corvino.
È uscito di nascosto di casa solo per venirmi a cercare? È scappato al costo di venir punito sicuramente dopo? Si è preoccupato per me?
- Anche quello stronzo di Hanako a quanto pare... -

~ 𝕤𝕖𝕚 𝕤𝕠𝕝𝕠 𝕦𝕟 𝕓𝕒𝕞𝕓𝕚𝕟𝕠 ~ Mikey x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora