AIDEN
Chicago, 20 novembreANTIDOLORIFICI, antinfiammatori, bende sterili e una lista infinita di orari per suddividere adeguatamente le medicine.
Sette scatole di colore e grandezza diversa impilate una sopra l'altra come una torre lego.Infilai in bocca la prima delle numerose pastiglie che avrei dovuto prendere nell'arco della giornata, ingerendola con un grande sorso d'acqua.
«E siamo solo alla prima» dissi al mio stesso riflesso, sbattendo la scatola di medicinali dentro il mobile sotto il lavandino.
I capelli erano sporchi e disordinati, la mia faccia stravolta e la maglietta nera indossata come pigiama più stropicciata delle mie idee.
L'unico aspetto positivo restava l'enorme silenzio che alleggiava all'interno della casa.
Un fantastico mercoledì mattina senza nessuna testa di cazzo tra i piedi.Dopo la sigaretta in compagnia di Amanda la scorsa sera, mi ero rifugiato in camera mia, assaporando una birra ghiacciata e ripercorrendo tutti gli anni da adolescente scapestrato vissuti.
Sotto il letto, ben ordinate, c'erano ancora tutte le riviste porno che avevo comprato insieme ai miei amici.
Il poster di Megan Fox era ancora incollato all'anta dell'armadio e la divisa da basket delle superiori stirata e in perfette condizioni al suo interno. Ordinati sopra la scrivania erano ancora presenti i CD musicali e i due libri con su riportati gli accordi per la chitarra elettrica.La sensazione che tutti volessero preservare l'immagine di me alle superiori si stava impossessando della mia mente.
Come se nessuno avesse voluto accettare come erano andate a finire le cose.Chiusi la porta del bagno alle mie spalle, percorrendo il corridoio del primo piano con grande calma e tranquillità. Trascinavo a terra i piedi scalzi, sentendo l'aria fresca sulle gambe nude.
Il cellulare era ancora scarico, ma non avevo alcuna intenzione di caricarlo a breve.
Non avevo nessuno a cui scrivere; i miei amici o erano morti, o erano in coma in qualche ospedale in giro per il mondo.Comico e devastante allo stesso tempo.
Rallentai il passo quando sentii svariati rumori provenire dal piano inferiore.
Il frigo si chiuse e la macchinetta del caffè venne azionata.Probabilmente si trattava di Gloria, la governante, ma una strana curiosità iniziava ad avvolgermi.
Avrei potuto parlare con lei e salutarla dignitosamente dopo il menefreghismo totale della sera precedente oppure avrei potuto ignorare il mondo esterno e rinchiudermi in camera fino alla fine dei miei giorni.Quando le note di una suoneria riempirono l'ambiente circostante, decisi ufficialmente di scendere a controllare.
Percorsi le scale gradino per gradino, ricostruendo ogni rumore sempre più velocemente.Gli sgabelli della penisola vennero mossi, fogli di carta spostati e una tazza sbattuta lievemente sul ripiano in marmo della penisola.
L'immagine di Amanda si proiettò all'istante nella mia mente, seguita a ruota da quella di Alexander o di Martha.Tutti avevano impegni, ma contemporaneamente potevano anche essere stati obbligati a farmi da baby-sitter.
In ogni caso, non avrei sopportato la presenza di nessuno di loro.Varcai l'entrata della cucina pronto a imprecare contro l'ospite indesiderato ma contro ogni mia aspettativa, mi ritrovai difronte a una scura e ribelle chioma riccia.
L'esile figura mi dava le spalle, trafficando con il contenitore di zucchero per il suo caffè già pronto e fumante.
Il tavolo era costellato da fogli bianchi e cartelline colorate, mentre un PC grigio illuminava leggermente l'ambiente.
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ADRENALINE
RomanceAiden si è lasciato alle spalle la normalità partendo per l'Iraq in quel caldo pomeriggio di giugno. Aveva dimenticato tutto per iniziare un nuovo capitolo, questa volta scritto interamente da lui. Sarà compito del destino stravolgere interamente i...