capitolo quindici

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ELIZABETH
Chicago, 15 dicembre

TUTTI STAVANO FESTEGGIANDO, acclamando la vittoria e bevendo da bicchieri di cristallo estremamente costosi.
Lo studio era pieno di persone per la maggior parte sconosciute; si avvicinavano ad Alexander e ad Edward porgendo la mano e complimentandosi del perfetto lavoro svolto.

Avevano vinto la causa, salvando il culo del cliente dalla decida di anni di reclusione.
Nessun patteggiamento, nessun valore morale. Il signor Reed era con noi a festeggiare e il suo sporco operato sarebbe andato avanti indisturbato.

Amanda mi raggiunse, porgendomi un calice di champagne pieno.
Non le avevo detto perché ero scomparsa all'improvviso, ma ci aveva pensato Alexander a inventarsi una scusa tanto banale quanto convincente.

«Ti prego sorridi! Hai vinto la causa e devi prenderti i meriti anche tu!»
La sua testa bionda si alloggiò alla mia spalla, mentre io inghiottii un po' troppo velocemente l'alcolico.

«Volevo esserci»

«Sei qui ora»
Mi guardò titubante.
«Sono sicura che mio fratello sia estremamente orgoglioso di te»

Mi maledii quando associai quelle parole al volto di Aiden.
Il soggetto non era lui, eppure io ci stavo sotto come un treno.

Volevo urlargli contro.
Volevo baciarlo ancora.

«Lo so, va tutto bene dai»

Mi allontanai di un passo, ritornando il bicchiere al cameriere assunto per la serata.
Avevo un disperato bisogno di starmene da sola.

«Devo andare in bagno, torno subito»

I tacchi ai piedi iniziavano a farmi male. Comprate in super saldo erano scarpe bellissime, ma la comodità non era di certo un requisito del tutto soddisfatto.
Quando mi trovai davanti la porta le levai, entrando in punta di piedi nella stanza vuota.

Le calze solleticavano la pianta del piede, in contrasto con le fredde piastrelle del pavimento.
Avevo raggiunto il bagno più lontano dalla festa, quindi ero abbastanza sicura di potermene stare da sola.

Estrassi il cellulare dalla tasca della giacca, accomodandomi subito dopo sopra il ripiano in marmo dei lavandini.

Agii senza pensare perché in pochi secondi le mie dita stavano digitando un messaggio senza senso ad Aiden.

Che problema avevo non era ancora cosa certa, quello che averi fatto sarebbe stato dimenticato.

Lo detestavo; ma amavo le emozioni che mi faceva provare.

Meritavo anche io di vivere qualche ora di spensieratezza senza pensare alle conseguenze.



ELIZABETH
sei libero?





Aspettai. Sfilai la giacca dalle spalle, sbottonai i primi due bottoni della camicia e rinfrescai le mani sotto il gelido getto d'acqua.







AIDEN
Per te sempre, devo venire a recuperarti in galera?

ELIZABETH
Per il momento no







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