AIDEN
Los Angeles, 25 dicembreA POCHI CENTIMETRI dal suo volto, non avevo nemmeno il coraggio di respirare.
Sentivo il suo dolce profumo invadermi le narici e il flebile respiro addormentato risuonava nella mia mente come un'eterea melodia.
Le sue lunghe ciglia erano adagiate sugli zigomi arrossati e le labbra semichiuse a contatto con il calore della stanza.
Una mano era infilata sotto la guancia mente l'altra immersa tra la morbida stoffa della federa e il materasso.Lei dormiva e io la guardavo senza avere più voce.
Calma. Silenzio. Pace.
Quei sentimenti non erano mai veramente esistiti e il fatto che in quel momento regnassero da padroni avrebbe dovuto spaventarmi.
Il rumore assordante nella mia mente si era fermato e i pensieri avevano iniziato a seguire esclusivamente il ritmo dei respiri di Elizabeth.
Un passo alla volta.
Un respiro alla volta.La luce del sole filtrava dalla finestra. Erano a malapena le otto di mattina e il silenzio regnava in tutta la casa.
Nel quartiere residenziale dove ci trovavamo non erano ancora passate automobili e in lontananza si sentiva solo il rumore di qualche cane abbaiare.Mi passai una mano in viso, portando indietro i lunghi capelli del ciuffo che presto avrei dovuto tagliare.
Sentivo l'esigenza di fare una doccia, eppure la sensazione di abbandonare il letto e il suo corpo mi provocava la nausea.Quell'incubo mi aveva logorato lo stomaco per tutta la notte precedente e ora, che avevo finalmente Elizabeth al mio fianco e al sicuro, risentivo l'equilibrio impossessarsi di me.
La guardai un'ultima volta, bloccando la mano vicino alla sua guancia.
Volevo toccarla, ma contemporaneamente la paura che fosse tutto un miraggio mi impietriva.Ero ridicolo.
Non mi ero mai comportato così con nessuno e le sensazioni che stavano nascendo dentro di me iniziavano a procurarmi molto più fastidio del dovuto.Erano lì, le sentivo ma non potevo controllarle.
Mi sedetti sul morbido materasso, con le spalle ricurve fissai il pavimento, soffermandomi sugli abiti sparsi per la superficie.
Strinsi il bordo delle lenzuola tra le dita, incurante delle nocche pallide o delle vene ingrossate sulle braccia.Dovevo andarmene? Probabilmente si, non volevo rischiare di incontrare i suoi genitori ancora mezzo nudo in giro per la stanza.
La mia mente però non riusciva a comandare il corpo, obbligandolo a recuperare tutti i vestiti e sparire.Dannazione, che cosa mi stava succedendo?
Sobbalzai leggermente quando la mano fredda e delicata di Elizabeth andò ad appoggiarsi sulla mia schiena nuda.
Non mi ero nemmeno accorto che si fosse svegliata e quando spostai lo sguardo verso di lei, notai i suoi grandi occhi assonnati fissarmi intensamente.Lei sapeva a cosa io stessi pensando, peccato invece che io non riuscissi a comprendere un solo frammento dei suoi.
«Buongiorno»
Sussurrò a bassa voce, allontanando la mano da me.
«Stai scappando?»
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ADRENALINE
RomanceAiden si è lasciato alle spalle la normalità partendo per l'Iraq in quel caldo pomeriggio di giugno. Aveva dimenticato tutto per iniziare un nuovo capitolo, questa volta scritto interamente da lui. Sarà compito del destino stravolgere interamente i...