capitolo uno

6.1K 187 18
                                    

ELIZABETH
Chicago, 21 luglio

«SETTE ORIZZONTALE; "si fa alla stazione

«Quante lettere?»

«Nove»
Alzai lo sguardo verso la tenda viola della doccia, l'acqua scorreva rumorosa dietro di essa e il sapone utilizzato da Amanda solleticava le mie narici.
Cannella e rosa, troppo anche per una principessa come lei.

«Aspettare» sentenziò.

«No, non coincide con il tre verticale» Il volto della mia amica comparve all'improvviso, schizzando qualche goccia nella mia direzione.

Me ne stavo comodamente appollaiata sopra la tavoletta chiusa del wc, stringendo tra le mani una delle tante riviste della Settimana Enigmistica comprate al mare e mai più terminate.

«Scopare?» azzardò ancora una volta, ignorando totalmente il numero di lettere richiesto.

«Non so davvero cosa tu faccia con Steven in stazione, ma è sbagliata anche questa»

«Hai provato fumare?»

«Niente! Però potrebbe essere tossico»

I suoi occhi azzurri mi osservarono incuriositi, aspettando che gli spiegassi la mia pessima uscita.
Potevo anche arrendermi, la mia comicità non l'avrebbe mai capita nessuno.

«Cosa si fa in stazione? Chi incontri sempre fatto in stazione? Il tossico!»

«Il ragionamento non fa una piega tesoro, sono sette lettere però»concordai e basta, riportando i piedi nudi dentro le mie pantofole gialle e morbide.
«Vai a vedere le soluzioni a fine libro, no?»

Incastrai la penna dietro l'orecchio, iniziando a sfogliare velocemente le pagine bianche del giornale.

«Biglietto»

Sul serio?!

«Secondo me questi giochi non sono alla nostra altezza Liz, hai provato con il sudoku?»

Non le risposi nemmeno, la mia perenne F in matematica sarebbe sempre stata un ostacolo per  qualsiasi esercizio o attività della mia vita.

«Preferisco queste» sospirai, proseguendo la mia sessione di cruciverba.
«Quattro verticale: "sbriciolato, fatto a pezzi"»

«Il mio cuore dopo la morte di Derek Shepherd!»

«Troppo facile questa»

Appoggiai la penna sul foglio di carta, pronta a scrivere la parola che avevo abilmente sbirciato nella pagina delle soluzioni.

Prima che potessi leggere a voce alta la riga successiva, il campanello suonò, annunciando l'arrivo della nostra ennesima cena d'asporto.

«Vado io! Ama, cerca di muoverti, sai che detesto il cibo freddo»

Amanda tornò sotto il getto bollente d'acqua mentre io uscii in silenzio seguita da Achille, il nostro gatto randagio.

La pioggia batteva ancora sul vetro delle finestre, Chicago era avvolta dai soliti nuvoloni estivi e il sole si stava ritirando sempre più velocemente dietro quella grande muraglia grigia.
Le luci della casa erano completamente spente, se non per la piccola lampadina nella cucina.
Le borse della spesa intatte sopra il lucido bancone e la scatola di cereali semivuota dopo la famelica merenda della mia coinquilina.

Da quando Amanda ed io eravamo andate a vivere insieme cercavamo sempre di dividere i compiti. L'università occupava molto tempo ad entrambe, ma il mio tirocinio nello studio legale di suo padre era diventato la scusa per sparire da casa per giorni interi.

ADRENALINE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora