capitolo trentasette

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ELIZABETH
Chicago, 15 gennaio

Eravamo a pochissimi centimetri di distanza. Il ricordo delle sue labbra era troppo potente per resistere a lungo.
L'avevo detto davvero.
Tutto ciò che la mia testa aveva avuto il coraggio solo di pensare si era trasformato finalmente in parole.

Perfette parole dedicate a lui. A un noi.

«L'hai detto veramente?» sussurrò vicino al mio volto, sorridendo.

«Sconvolgente vero?»

Il suo solito sguardo furbo gli comparve in volto, iniziando a stringere con più forza il mio corpo al suo «Ora ti tocca dire qualcosa di sporco per rimediare»

Senza aspettare un secondo in più mi baciò, ritrovando finalmente quelle dannate labbra che non avevo sfiorato per troppo tempo.
La bocca di Aiden mangiò la mia, non fu un gesto tenero ma un marchio eterno.

Eravamo stati lontani solo dieci giorni eppure sembravano passati mesi.
Il fatto che lui dovesse partire con l'esercito per chissà quanto tempo mi fece tremare.

La testa mi girava, la mia pelle era diventata la sua e ogni respiro sembrava sempre più faticoso.
Sarei voluta rimanere il quel buio corridoio per sempre, Aiden chinato su di me a colmare tutto il vuoto che mi opprimeva.

Senza il minimo sforzo mi sollevò, facendomi avvolgere le gambe intorno alla sua vita. Il calore delle sue mani sul mio fondoschiena oltrepassava i vestiti, l'intensità dei suoi baci mi avrebbe mandato fuori di testa in pochissimo tempo.

In due falcate raggiunse la cucina, appoggiandomi sopra il tavolo ancora colmo di spesa. Si spinse contro il mio corpo strappandomi un gemito sofferto.
Dovetti lottare con tutta me stessa per non strappargli i vestiti all'istante, stavo morendo di caldo e il contatto con la poca pelle sotto la T-shirt non mi bastava più.

«Piano principessa, abbiamo tutto il tempo del mondo» rantolò, spostando delicatamente le labbra sulla mia guancia, sulla mia mandibola, sul mio collo.

Bugiardo. Le lancette non mentivano, il tempo stava passando e lui presto se ne sarebbe andato.

Mugolai parole sconnesse inarcando la schiena per avvicinarmi ancora di più al suo corpo.
La mano di Aiden finì sopra il mio seno sinistro, iniziando a torturarlo con quelle dannate mani da urlo.

«Spogliami Aiden» lo pregai, aggrappandomi con più forza alle sue spalle.

«Ripetilo» sussurrò con voce roca.

«Spogliami. Ora»

Senza il minimo preavviso sollevò il bordo del maglione, in un microsecondo la pesante stoffa scura si ritrovò sul pavimento ed io fui completamente esposta ai suoi occhi.
Con quel dannato reggiseno bianco che il suo sguardo stava già incendiando.

Afferrai i lembi della sua maglietta e con il suo aiuto gliela levai.

«Ti ho immaginata ogni notte» ammise, guardandomi lentamente da capo a piedi «Ti ho toccata in ogni mio sogno, ho memorizzato ogni parte del tuo corpo»

Le sue dita corsero al bottone dei miei pantaloni.

«Ti ho scopata in ogni posizione possibile e immaginabile, Beth»

Con forza mi sfilò il tessuto dalle cosce, obbligandomi ad aggrapparmi alla superficie del tavolo per non cadere.

«E allora fallo.»

«Ogni fottutissimo giorno, ho tutta la vita davanti»

Mugolai, devastata.
La sua mano destra sfilò dal polso opposto un elastico nero, con un movimento lento lo avvicinò alla mia nuca e senza spostare lo sguardo dal mio, legò i miei indomabili capelli in una coda parecchio disordinata.

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