ELIZABETH
Los Angeles, 22 dicembrePER TUTTO IL VIAGGIO tenni lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
Le città si muovevano sotto il mio sguardo e oceani di persone venivano inghiottite da muraglie di nuvole bianche.Rimasi in silenzio tutte e quattro le ore di volo, stretta nel mio caldo maglione invernale e con le cuffie alle orecchie.
Passai in rassegna qualsiasi playlist disponibile su Spotify, partendo da Adele fino ad arrivare al brano più sconosciuto di Machine Gun Kelly.
Ogni mezz'ora un'assistente di volo si faceva viva, proponendomi le stesse identiche noccioline della volta precedente.
Rifiutavo sempre, ma nonostante tutto lei ritornava.Al mio fianco era seduto un uomo di mezza età dal completo elegante.
Non fece altro che dormire, scivolando sulla mia spalla più di una volta.L'aereo era pieno di persone.
Felici per l'imminente Natale, euforici delle vacanza o del ritorno a casa che avrebbero compiuto.
Adoravo immergermi nelle loro vite.Immaginavo la loro quotidianità, concentrandomi su dettagli ben precisi che potessero avvicinarmi a loro.
La ragazza nel sedile davanti al mio stava leggendo un libro di Nicholas Sparks; segno di romanticismo eterno o amore sconsiderato per qualcosa che non sarebbe mai potuto avvenire.Solo in un romanzo come Le pagine della nostra vita, Noah può aspettare anni per rivedere la sua Allie, restandole accanto fino agli ultimi attimi di vita.
Quelle cose non sono mai destinate ad avvenire sul serio.L'amore dei romanzi rosa è solo per le menti più preziose.
Io volevo essere una di quelle.Verso le cinque di pomeriggio atterrammo all'aeroporto di Los Angeles. Il sole era ancora altro in cielo e sicuramente il pesante giubbotto indossato a Chicago lì non mi sarebbe servito.
Scaricai a fatica la valigia dalla cappelliera del velivolo, imprecando sottovoce quando la ruota mi colpì il fianco.
La gente aveva fretta di scendere e la mia goffaggine sicuramente stava innervosendo tutti.Con il cappotto sottobraccio e la valigia nella mano destra mi incamminai verso la porta anteriore.
Venni richiamata da una pesante voce maschile e quando mi girai, mi resi conto che il mio vicino mi stava osservando, reggendo tra le mani un pezzo di carta bianco.
Oddio, voleva darmi il suo numero?
«Le è caduta questa dalla tasca» ripeté, osservando divertito il mio volto.
Non sapevo cosa dire. Non mi ricordavo cosa fosse e tanto meno di avere qualcosa nelle tasche della giacca.
«Grazie, ma non penso sia mia»
Lui mi osservò convinto, porgendomi l'oggetto ancora una volta.
Quello che sembrava un foglio di carta si trasformò in una... polaroid.«Io penso di sì»
Afferrai tra le mani la fotografia, girandola lentamente per poterla osservare.
Mi congelai sul posto e un rossore improvviso si diffuse sulle mie guance.
Era una mia foto, scattata la mattina stessa nel terrazzo del mio appartamento.
Guardavo l'alba, beandomi di quel silenzio e pace sconfinata.
Nel bordino bianco della foto una frase disordinata e scritta in penna attirava l'attenzione.
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ADRENALINE
RomanceAiden si è lasciato alle spalle la normalità partendo per l'Iraq in quel caldo pomeriggio di giugno. Aveva dimenticato tutto per iniziare un nuovo capitolo, questa volta scritto interamente da lui. Sarà compito del destino stravolgere interamente i...