ELIZABETH
Los Angeles, 25 dicembreCON IL TERRORE che si potesse creare anche un piccolissimo buco sul leggero tessuto delle calze, infilai il piede sinistro al loro interno, srotolando il velo lungo tutta la gamba.
Seduta sul pavimento, cercai di sistemarle il meglio possibile, nascondendo il taglietto nella coscia destra all'interno della gamba.
La gonna che avrei dovuto indossare per la giornata era già pronta sul letto, accompagnata da un dolcevita bianco che non mi entusiasmava per niente.Sentire l'acqua scorrere dall'altro lato della porta mi tranquillizzava.
Finché Aiden fosse rimasto in doccia avevo il tempo di riflettere e calmare i pensieri che avevano iniziato a soffocarmi solo da pochi minuti.
Sentivo ancora le sue labbra sulla mia pelle, le dita stringermi la carne e i piccoli segni rossi sparsi per il seno e il collo bruciavano come lava pura.L'odore fresco e stuzzicante di Aiden aveva coperto completamente quello delicato del mio corpo, impedendo che riuscissi a lavarlo via con il getto bollente della doccia.
Più tempo passava, più il pensiero della notte trascorsa si insinuava dentro di me; ad ogni rumore o movimento sobbalzavo, ritrovandomi immersa in quel ricordo.Infilai la gonna, richiudendo la zip lungo il fianco. Il buco nella calza non si vedeva nemmeno e per questo mi ritrovai a sorridere soddisfatta.
Avevo ancora i capelli sottosopra e leggermente umidi.
La schiuma stava facevo effetto lentamente e i lunghi boccoli neri si stavano trasformando i morbidi ricci.La serratura della porta scattò, facendo entrare in camera un'ondata di vapore.
Aiden comparve poco dopo, stretto in vita da un asciugamano blu e con i capelli ancora bagnati.
Rimasi immobile, imbambolata davanti una visione così dannatamente bella.
Era un'opera d'arte, una statua rinascimentale scolpita dall'artista più bravo.Tenne la mano premuta contro il cerotto incollato alla spalla destra, lasciando libera la cicatrice più piccola nel costato.
«Faccio sempre lo stesso effetto, lo so»
Ammise, senza però alzare lo sguardo su di me.«Io non...»
Mi girai dai scatto, riportando lo sguardo sullo specchio e sulla mia figura. Le guance erano vergognosamente rosse e i brividi comparsi sulle mie braccia visibili da chilometri di distanza.«Mi passi... mi passi la maglietta?» domandai al biondo dietro di me, osservando ogni sua mossa dalla superficie dello specchio.
Aiden si guardò in giro, individuando ed afferrando il dolcevita subito dopo.Avevo faticato per convincerlo a restare almeno il tempo di una doccia. Voleva scappare a tutti i costi, ma io non riuscivo ad accettare il fatto che fossi stata per lui solo una semplice notte di sesso.
Il nostro rapporto si stava costruendo su parole non dette e, nonostante tutto, avevo ancora l'intenzione di intrufolarmi dentro di lui senza fare troppo rumore.
A piccoli passi volevo irrompere nella sua corazza, tirando fuori il ragazzo che nessuno al mondo aveva mai davvero visto.Non era un comportamento da crocerossina o da sottona senza speranza (vero?).
Volevo solo far sentire Aiden come lui faceva sentire me; libera e piena di vita.
Volevo che sentisse l'elettricità lungo la spina dorsale e le farfalle nello stomaco, volevo che i suoi occhi risplendessero di vita e che i suoi pensieri si aprissero alla luce invece che rannicchiarsi nel solito angolo buio.

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ADRENALINE
RomanceAiden si è lasciato alle spalle la normalità partendo per l'Iraq in quel caldo pomeriggio di giugno. Aveva dimenticato tutto per iniziare un nuovo capitolo, questa volta scritto interamente da lui. Sarà compito del destino stravolgere interamente i...