ELIZABETH
Chicago, 24 novembreFRASI NERE in un documento troppo luminoso per i miei occhi stanchi.
Rilessi tre volte le stesse parole, comprendendone il significato solo in parte.
L'orario sullo schermo del cellulare mi fissava, sgridandomi per l'ennesima volta.
Sarei dovuta essere distesa sul letto già da ore, esaurendo le ultime tacche di batteria su TikTok. Di certo non sulla scrivania dell'ufficio a terminare la relazione per la settimana successiva.I piedi mi formicolavano, i tacchi iniziavano a starmi stetti e le gambe esauste pregavano per dei semplici pantaloni del pigiama in pile.
«Ancora mezz'ora» sospirai, legando i capelli in una semi-coda disordinata.
La donna delle pulizie faceva capolino dalla porta sempre più spesso, pregandomi con lo sguardo di andarmene al più presto.
Volevo farlo, passare per la stronza stacanovista il giorno prima del Ringraziamento non mi andava, ma in ballo c'era molto più del previsto.Avrei guadagnato la mia prima causa in tribunale!
Alexander me lo aveva promesso e ricevuta la notizia il mio cuore era quasi esploso.
Scott contro De Luca. Una faida professionale da sempre, due avvocati giovani all'apice della celebrità.
Due mostri, due potenze inaudite.Tutto ciò che sarebbe successo rappresentava solo un ostacolo per raggiungere il mio vero obbiettivo. L'avevo promesso alla me bambina, avrei superato anche questa infinita scalinata.
«Salve signorina, rimane ancora molto? Tra dieci minuti è mezzanotte»
Sollevai lo sguardo appena sentii una calda voce femminile chiamarmi.
La signora delle pulizie mi stava fissando, cercando di mantenere un'espressione gentile e rilassata.«Mi scusi, so che sto facendo molto tardi ma ho un sacco di lavoro da fare. Le manca solo questo ufficio?»
Ufficio era troppo per definire il piccolo sgabuzzino dove mi avevano sistemato.
Non potevo certo lamentami però, la vista sul grattacielo in parte a questo era perfetta. Potevo perfino concedermi pause pranzo spiando le vite delle altre persone.«Si. Volevo solo sapere quanto restare»
Un senso di colpa mi trafisse lo stomaco. Non riuscii a frenare le parole e così mi alzai dalla scrivania per poterla raggiungere.
«Non si preoccupi, davvero. Se vuole posso pulire io quando ho finito! Non voglio che aspetti qui, il giorno del Ringraziamento poi...»
La donna sgranò leggermente gli occhi, cercando di comprendere davvero le mie parole.
«No, assolutamente» sorrise.
«Aspetterò ancora un po' allora»In quel preciso momento decisi di andarmene.
Me ne sarei pentita amaramente, ma la mia perenne insicurezza avrebbe prevalso ancora una volta.
Infilai il cappotto nero, chiusi il computer e dopo essermi nascosta dietro una pesante sciarpa verde, lasciai la stanza.Il rumore dei tacchi risuonava nell'ambiente deserto mentre le mie caviglie imploravano pietà ogni passo compiuto.
La borsa di tela con i volumi di testo pesava sulla mia spalla sinistra e la custodia del computer sbatteva sulle mie gambe con l'andamento della camminata.
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ADRENALINE
RomanceAiden si è lasciato alle spalle la normalità partendo per l'Iraq in quel caldo pomeriggio di giugno. Aveva dimenticato tutto per iniziare un nuovo capitolo, questa volta scritto interamente da lui. Sarà compito del destino stravolgere interamente i...