AIDEN
Chicago, 20 maggioSei anni dopo...
«È stato un onore averla al nostro fianco, sergente»
Strinsi la mano al sottoufficiale, congedandomi con un sorriso riconoscente.
Prima che le pesanti porte del velivolo si aprissero, la sua voce roca richiamò un'ultima volta la mia attenzione.«Sono fiero di te, Aiden... goditi la tua famiglia»
Non dissi nulla. Sperai solamente che il mio sguardo gli avesse trasmesso tutta la gratitudine provata.
Fine. Avevo detto basta.
Ero salito di grado, ero arrivato ai trent'anni. Avevo trovato il mio scopo.E dopo nove missioni, mesi lontano da casa, trasferimenti e promozioni, era arrivata l'ora di chiudere gli stivali in soffitta, tornando definitivamente ad indossare le mie All Star nere.
«Andiamo principesse! Siamo a casa!» il mio pugno raggiunse la lamiera interna dell'aeroplano, richiamando la guardia di tutta la mia squadra.
Le cinture di sicurezza vennero slacciate e con l'aprirsi del portellone iniziammo a scorgere i primi raggi di sole americano.«Sergente, è stato un onore servirla in questi ultimi mesi» parlò chiaro Micheal, spronando gli altri a salutarmi con il vero congedo militare. Ricambiai, ovviamente senza troppa serietà.
«Il piacere è stato mio, principesse» avvolsi il braccio intorno alla spalla del ragazzo «Godetevi casa, ok?»
Con il borsone in spalla tutto il reparto scese dall'aereo militare.
Il sole splendeva sulla pista d'atterraggio mentre in lontananza si intravedeva il grande aeroporto.Non mi guardai indietro. Il mio futuro era davanti a me.
Nonostante fossi grato all'esercito per avermi salvato, dentro la sala d'attesa dell'aeroporto mi stavano attenendo due bellissime donne.Le mie due bellissime donne.
Era lì il mio posto. Lì il mio futuro.Un cartellone bianco ci accolse varcate le porte dell'edificio. Una grande scritta nera contornata da tante piccole mani colorate. "Bentornati a casa!"
E sotto allo strascico, un centinaio di teste attendevano scalpitanti la nostra apparizione.
Lasciai andare la mia squadra senza alcun formalismo. Avevano servito il Paese per mesi ed erano stati spettacolari. In quel momento, meritavano soltanto le proprie famiglie.La stanza si riempì di voci emozionate, risate e qualche pianto liberatorio. I miei ragazzi corsero tra le braccia dei loro cari.
«Papà!» ed eccola lì, la mia vocina.
Le mie pozze azzurre incontrarono all'istante il medesimo colore dei suoi occhi.
Qualche metro da me, stretta in un vestitino lilla e con due codini ricci in testa, mia figlia mi sorrise.Lasciai cadere a terra il borsone, allargando le braccia nella sua direzione.
Come un fulmine, la mia bambina mi corse incontro, lanciandosi come ogni volta tra le mie grandi braccia.«Josephine» sospirai soltanto, baciandole la testolina.
Prima che potessi aggiungere altro, nel mio campo visivo comparve anche Beth.
Bella da far paura. Una donna.
La mia donna.
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ADRENALINE
RomanceAiden si è lasciato alle spalle la normalità partendo per l'Iraq in quel caldo pomeriggio di giugno. Aveva dimenticato tutto per iniziare un nuovo capitolo, questa volta scritto interamente da lui. Sarà compito del destino stravolgere interamente i...